14 Gennaio, 2021 - Nessun Commento

LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DELUSIONI POLITICHE

In questo mondo politico così poco rispettoso dei cittadini e molto rispettoso dei propri interessi, compare ogni tanto una spolverata di sana democrazia. Ora che Twitter ha cancellato o sospeso l’account di Trump, ossia lo ha silenziato sul proprio big tech, ricompare la classica frase: “Non la penso come te, ma farò di tutto perché tu possa dire la tua opinione”. Una frase tanto bella e consolante quanto falsa o falsificata. A Trump hanno tolto la parola semplicemente perché è un po’ fuori onda. Lo ha scritto anche il giornalista americano Carl Bernstein, quello del Watergate, che ha parlato chiaramente di un ex-Presidente degli USA non più capace di tenere a freno se stesso. Quindi pericoloso (non dimentichiamo che tiene nella sua tasca la chiavetta che può scatenare una guerra nucleare).

Bernstein dice quelle cose, altri difendono il diritto di Trump alla parola, che gli è stata tolta non da un anatema papale o da un divieto del Congresso americano,  vilipeso dall’assalto di una banda di inferociti (ossia: fatti inferocire da Trump, da lui istigati), ma da uno dei veri monopolisti della libertà oscena di espressione, Twitter. E anche da Facebook, altro monopolista che lascia la libertà di parola ai creatori di bufale e al primo matto in circolazione che crea un suo account.

E poi c’è IN Italia il “Caso Renzi”.

Io non sono nessuno, ma ho anche io diritto ad esprimere le mie opinioni. Che sono queste:

–        Trump ha avuto il potere (non il diritto) di parlare e di insultare e ne ha abusato nei confronti del mondo (affare clima,
politica dei dazi, ecc.), del suo Paese (rifiuto di riconoscere la presidenza di Biden legalmente eletto, assalto a Capitol Hill), e di
se stesso (esibendosi in modi che anche da noi lo avrebbero affidato a qualcuno per una tutela. Quel potere di parlare non lo ha bene esercitato. Ora è lui che non vuole che parlino gli altri (Biden, quale legittimo successore, il Congresso quale detentore del potere di certificazione di una elezione corretta), la Costituzione degli Stati Uniti. A mio avviso, se gli tolgono la parola non fanno un soldo di danno

–        L’ex premier Renzi, che in passato ho difeso contro tutti nei primi due anni di primierato, ricevendo molti insulti, mi ha convinto che avevo torto. Mi ha convinto lui tre volte: la prima, quando ha promesso di ritirarsi dalla politica se non avesse vinto il famoso referendum. Ha perduto il referendum, ma non si è mai ritirato, anzi… E un politico che è spergiuro non ha diritto ad essere ancora ascoltato. Quando parla fa danni anche a se stesso. La seconda, quando si è scoperto che voleva fare concorrenza ad Obama che usa come aereo un Boeing 747 (Air Force One) e si è dotato (a spese nostre) di un Airbus 340-500 con un leasing a carico di Alitalia (azienda indebitata e che sta per scomparire) di 150 milioni di euro. Quell’aereo è stato ribattezzato “Air Force Renzi”;  la terza volta, quando si è messo, in piena pandemìa e mentre si discuteva di Recovery Plan, a minacciare  crisi di governo e a tenere in sospeso il Paese per un mese cruciale. E vale, democraticamente, il 2,5 per cento dei votanti. Sono errori di
un bambino prepotente e viziato. Non voglio dire ricattatore, perché la parola è troppo grossa e neppure lui la merita (carità cristiana).

Ma perché non ricomincia da capo e concorre ad essere eletto sindaco di Rignano sull’Arno (Toscana)? Questa brutta esperienza da “grande” politico, forse lo farà diventare più adulto. Perché le basi ci sono.

25 Dicembre, 2020 - Nessun Commento

PENSIERINI DI NATALE

Sono cattolico (a differenza di Corrado Augias che a volte brucia la sua intelligenza ripetendo in ogni trasmissione alla quale partecipa “Io non sono cattolico”, evidentemente sbagliando a dire. Perché se dice “non sono cattolico”, poi deve aggiungere di essere luterano, calvinista, ortodosso o una delle piccole chiese che ancora distinguono i Cristiani; oppure deve dire direttamente: “Sono ateo”, cioè non credente. Ecco, Augias potrebbe dire quante volte vuole “Non sono credente” e nessuno gli dirà alcunché, perché avrà esercitato la sua libertà di pensiero dicendo di non avere interesse alla religione.
Ma gli do atto che, invece, si interessa molto alla religione cristiana, perché ha scritto almeno tre libri, di quelli che conosco, non contro la religione, né contro il cristianesimo, cattolico o protestante che sia, ma illustrando – sia pure un po’ a proprio modo –
temi e argomenti che riguardano molto da vicino la religione cristiana di matrice cattolica.

* * *
Tutti, più o meno,  abbiamo seguito le restrizioni (giuste) venute per queste festività. In particolare a proposito del giorno di Natale, particolarmente sacro per la religione Cristiana e in modo particolare per il Cattolicesimo, gli Italiani (quelli governativi, quelli antigovernativi e gli stessi Governanti), che normalmente si definiscono cattolici a parole, di che cosa si sono preoccupati ? Non già perché la parte “religiosa” di queste feste, che sono un omaggio alla nascita (Natale, appunto) di Gesù detto il Cristo (o messia) venuto sulla terra per redimerci; non già per chi ha “inventato” queste feste, che nascono pagane come giorno dedicato a quello che veniva chiamato “dio Sole”, ma a tutt’altra cosa.

La Chiesa cattolica e alcuni (e non pochi) suoi fedeli cristiani avrebbe desiderato che anche in questo Natale potesse rispettarsi la
tradizione della celebrazione della Nascita del Nostro Signore Gesù detto il Cristo con la Santa Messa della Vigilia, nelle ore
tradizionali, che sono le ore di attesa che venga il giorno in cui si vuole che il Bambino Gesù sia nato. Ma il problema Covid lo ha
impedito, e la Chiesa cattolica ha accettato in perfetto spirito di adesione con l’azione politica del Governo, senza protestare e
allineandosi ai doveri comportamentali imposti dalla pandemìa. E invece molto, troppo chiasso si è levato dalla parte di chi difende non quel Natale, ma l’economia, senza pensare che l’economia non esiste se l’uomo è morto. E la battaglia anti-Covid è una battaglia contro la morte, che impone chiusure e sacrifici, ma salva la vita. Il chiasso che chiedeva il rispetto delle “tradizioni di Natale” non è venuto dai credenti, nel nome delle proprie convinzioni; invece, è venuto da chi voleva salvare il Cenone della Vigilia e quello del Capodanno. Si sono ribaltati, cioè, tutti i valori. Il Natale è diventato il simbolo delle grandi mangiate, dei luculliani, degli chef, delle ricette audaci e fantasiose, del tutto esaurito a banchetto. Questo dimostra quanto secolarismo si sia raggiunto in una società come quella che viviamo. Un secolarismo che continua a distruggere valori vecchi ma vivi da più di duemila anni, che hanno proprio consentito il passaggio di questi duemila anni. Ma ognuno sceglie i valori che preferisce: chi un pensiero intimo e una riflessione di fede, e chi lo zampone e il salmone con la fettina di burro, lo stinco di maiale e il prosecco nazionale.

1 Dicembre, 2020 - 2 Commento

L’ECCIDIO DI COSTARELLA A TRIVIO: NON FURONO LE SS MA UN REPARTO DELLA 94^ DIVISIONE DI FANTERIA TEDESCA

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Lo scorso ottobre Formia ha ricordato uno degli eccidi di cui si resero responsabili reparti armati tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. L’episodio è ormai noto come “L’eccidio della Costarella”, il rilievo collinare alle spalle di Trivio e di Maranola, dove vennero radunati nove uomini che avevano tentato di sfuggire al rastrellamento di forze di lavoro coatto da impiegare sulle propaggini tirreniche della Linea Gustav. Qui, dal Novembre 1943 fino a maggio del 1944, si svolse una sanguinosa serie di scontri tra le truppe germaniche assestate sulla linea invernale dopo che Napoli era caduta in mani alleate, e le stesse truppe alleate. La resistenza sulla Gustav, che sfruttava le asperità collinari e montane che da Cassino scendono fino al mare del Golfo di Gaeta,  accompagnando il
fiume Garigliano, e che impedivano agli Alleati di schierare in campo l’enorme parco meccanico (tank, cingolati, jeep, autocarri, semoventi  e quant’altro) di cui disponevano e che sovrastava quello tedesco, la resistenza, dicevo, venne meno dopo l’11 maggio 1944 quando lo schieramento alleato lanciò l’offensiva finale. Furono soprattutto i reparti di goummiers del Corps Expetitionnaire Française ad operare la prima frattura della linea di difesa sulle colline che circondano Castelforte, e nel giro di 48 ore il Comando germanico dette l’ordine generale di ripiegamento per evitare di essere circondato e  neutralizzato.
Nelle precedenti lunghe settimane invernali la forza d’urto alleata fu frenata da una feroce ed abile difesa tedesca che costò molto sangue alle truppe anglo-americane e francesi. Ma costò molto anche alle popolazioni dell’entroterra aurunco-pontino (Castelforte, SS Cosma e Damiano, Minturno) e della Ciociaria, e a quelle rivierasche (la stessa Minturno, Formia, Gaeta) che furono martellate dai cannoni e dalle incursioni aeree alleate, e subirono numerosi rastrellamenti tedeschi che volevano procurarsi manodopera coatta per rinforzare le difese. Il 26 novembre 1943 un reparto armato tedesco si portò nell’abitato collinare formiano di Trivio per rastrellare uomini. Alcuni di essi, avvedutisi dell’operazione in corso, cercarono di sottrarvisi fuggendo verso l’alta collina, ma i tedeschi se ne accorsero, li inseguirono e li catturarono. Erano in otto e i loro nomi si ricordano ogni anno: Ersilio Fiiosa di 18 anni,Giovanni Filosa di 73 anni,  Francesco Filosa e Antonio Guglielmo, di  38 anni, Salvatore Marciano di 37 anni, Alfredo Lagni di 35 anni,
Angelo Nocella di 34 anni e Luigi Filosa di 30 anni. Furono catturati, radunati su uno spiazzo in montagna e, alla presenza dei parenti e di altri cittadini, vennero massacrati a colpi di mitra come “insegnamento” a chi avesse voluto imitarli.
Di quell’eccidio si parla abitualmente attribuendolo alle Schutz Staffeln, le famigerate SS. Ma una ricerca più accurata condotta da
Lorenzo Tonioli, di Bologna, ha quasi definitivamente accertato che le SS, stavolta, non c’entravano affatto. Secondo gli studi del professor Lutz Klinkhammer, studioso di stragi naziste in Italia e autore di una ricerca sulle truppe tedesche operative in Italia, nella zona di Formia in quel periodo non esistevano reparti stabili delle SS, ma, piuttosto, secondo il data base dell’Istituto Storico Germanico di Roma, una batteria del 49mo Reggimento corazzato e soprattutto la 94ma Divisione di Fanteria “che era presente anche a Trivio e Maranola”.
La conclusione, quindi, è che con tutta probabilità l’eccidio fu consumato da uomini di questa unità militare. Non va dimenticato che il 26 novembre 1943 è una data molto vicina a quella del 13 ottobre in cui l’Italia del Regno del Sud, il cui governo era guidato dal generale Badoglio, aveva dichiarato guerra alla Germania, per cui i tedeschi da alleati erano divenuti nemici e sicuramente questa circostanza pesò molto sul radicale cambiamento dei rapporti tra militari occupanti e popolazione civile. In provincia di Latina tra il 1943 e il 1944  si registrarono altre tre stragi documentate: a Cisterna di Littoria (febbraio 1944, 11 uomini e una donna mitragliati  e finiti a colpi di granata in località Pratolungo); a Santa Maria Infante (Minturno) pochi giorni dopo l’eccidio di Cisterna furono rastrellati e uccisi uomini, qualche donna e persino un bambino, sorpresi mentre cercavano di recuperare qualche cosa dalle case che avevano dovuto abbandonare; e a Borgo Montenero (San Felice Circeo), dove furono trucidati, al termine di una drammatica decimazione su venti uomini rastrellati, cinque uomini che furono fucilati alla presenza della folla fatta radunare perché traesse conseguenze da quel tragico “esempio”.

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