4 Marzo, 2021 - Nessun Commento

COVID, TORNA IL ROSSO
DI CHI E’ LA COLPA?

coronavirusL’Italia torna a passi rapidi a dipingersi di rosso-Covid. Per colpe condivise da parecchi (non mi ritengo tra i condivisori essendomi rigorosamente attenuto alle prescrizioni che mi erano state impartite). Di chi sono queste colpe? Non del Covid, che fa il suo mestiere, e lo fa con molta efficacia. E’ colpa di ALCUNE REGIONI, che pretendono di governare una materia che va governata dal Centro, ossia dal Governo nazionale, ma hanno dimostrato tutta la loro incapacità.

In testa metto la Lombardia, perché di sciocchezze ne ha fatte (e sta facendone) parecchie; e anche perché si è sempre offerta come la prima della classe, ma ha fallito alla prova più importante, questa della battaglia contro il Covid. Ma sento di dovermi congratulare con la “mia” Regione Lazio perché ha fatto le cose vaccinali con grande tempestività ed efficienza (io sono tra i vaccinati della prima ora, previa prenotazione). E’ colpa delle AZIENDE FARMACEUTICHE che hanno scoperto il vaccino: dobbiamo loro gratitudine per questo miracolo realizzato in meno di un anno; dobbiamo loro reprimende per aver accettato prenotazioni (e soldi, o promessa di soldi) al di là delle loro obiettive capacità di produzione, sottoscrivendo contratti furbeschi e poi ritirandosi, creando prima grandi speranze ed ora delusione e sconforto. E’ colpa di QUALCHE ASL che non è stata al passo con i tempi che il Covid richiedeva (tutte Asl extra-laziali).

E’ colpa dei GIOVANI (DA 14 A 30 ANNI E OLTRE), per un paio di ragioni. Hanno fatto molto bene a protestare, a fare scioperi, ad occupare Istituti scolastici sollecitando ambienti di studio sani e sanificati. Ma se oltre questo, avessero poi mantenuto comportamenti coerenti avrebbero meritato il diploma di maturità come donne e come uomini. Invece meritano di essere bocciati, perché dopo aver preteso che “gli altri” assicurassero loro ambienti igienicamente idonei, si sono comportati come immaturi bambini dedicando il pomeriggio e la sera ad assembramenti, a spritz nei bar, accatastati gli uni sugli altri in ambienti chiusi e saturi di droplet, e spalancando le porte a tutte le varianti del Covid in circolazione. I paurosi incrementi di positività dipendono da loro. Sono loro i “nuovi malati” di Covid e coloro che procurano altri nuovi malati coi loro comportamenti in famiglia e fuori, anzi fuori e quindi in famiglia. E’ colpa di chi deve esercitare la vigilanza sul rispetto delle regole: lo fa, ma non con la frequenza e la severità che la nostra cattiva abitudine alle regole richiede. Purtroppo. Ed è colpa dei BAR, che si sono, giustamente, lamentati di essere tra le più forti (ma non sono solo loro) vittime di questa pandemìa, ma che da quando hanno ottenuto di riaprire fino alle 18, consentono che nei loro bar e nelle superfici pubbliche che hanno occupato gratuitamente. che si svolgano sotto i loro occhi violazioni continue delle norme di cautela che ci riporteranno, e riporteranno loro, a lamentarsi per le nuove chiusure.

 

22 Febbraio, 2021 - Nessun Commento

TRE REGATANTI PONTINI PER IL TRIONFO DI “LUNA ROSSA”

luarossa

Dal mare pontino al mare dell’Australia, con una splendida vela nera sulla quale, a caratteri rossi, è scritto “Luna Rossa”. E’ l’imbarcazione che ha dato all’Italia la finale con i regatanti di New Zealand, al termine della selezione diretta in semifinale tra l’equipaggio italiano di Prada-Pirelli e Ineos Uk, lo scafo britannico. I dominatori dei mari, i britannici, hanno chiuso le 8 regate con un punteggio da profondo rosso (di vergogna). Luna Rossa gli ha inflitto 7 regate vintem contro una sola persa, che sa tanto di consolazione concessa per non infierire su un avversario che era sceso in acqua con la prospettiva di fare un solo boccone della barca italiana. E’ andata esattamente all’opposto, e ora Luna Rossa si appresta ad affrontare i detentori dell’America’s Cup, la più antica e prestigiosa regata che si disputa nel mondo. Soddisfazione a non finire, naturalmente. E una particolare soddisfazione appartiene alla provincia di Latina che ha contribuito a questa impresa davvero storica con ben tre tecnici della regata mondiale. Sono Gerardo Siciliano di Latina, figlio dell’ex preside dell’Istituto  Agrario San benedetto di Borgo Piave, nonché ex consigliere comunale di Latina, ha la responsabilità delle vele. Romano Battisti, nato a Priverno e vive a Sabaudia, quindi uno della collina lepina, che è sceso in riva al mare prima come canottiere olimpico, ora come grinder,  impegnato ai verricelli che regolano le vele; e infine Angelo Napolitano, anche lui di Latina,  esperto di meccanica.

Grande, dunque, la gioia non solo degli appassionati della vela, ma di tutti gli abitanti della Provincia pontina, che si sono stretti idealmente attorno ai loro beniamini, seguendoli nelle lunghe ed emozionanti regate svoltesi in un mare che “dista” 12 ore di fuso orario, e che li ha costretti, quindi, a faticose levatacce in piena notte e fino all’alba per far sentire il loro sostegno a chi era impegnato ad Auckland, Australia. A marzo si svolgeranno le regate tra il detentore della Coppa America e gli sfidanti Italiani di Luna Rossa. Buon vento!

 

 

9 Febbraio, 2021 - Nessun Commento

ORDIGNI BELLICI SULLE SPIAGGE

SAMSUNG DIGITAL CAMERASolo chi sa nulla di storia della Seconda guerra mondiale nel Lazio meridionale può meravigliarsi che, a quasi 80 anni di distanza da quegli eventi, dalla duna di Sabaudia emergano ancora residuati bellici. Se provate a frequentare i luoghi della prima guerra mondiale in Alto Adige, certo quelli meno battuti di “ritrovanti”, vi troverete ancora chili di roba: schegge, brandelli di abiti, pallottole, proiettili interi, ecc.

A Sabaudia il duplice fenomeno che sta divorando la duna (mareggiate e piogge non incanalate) sta portando alla luce materiale che ancora spaventa. Ed è bene che spaventi, perché potrebbe essere ancora attivo. Ma basterà tenere presente che solitamente questi ritrovamenti vengono effettuati in prossimità dei fortini in cemento armato che i tedeschi costruirono sulla sommità della duna, nel timore di dover subire uno sbarco alleato, nel tratto di mare tra Terracina e Anzio. Poi lo sbarco ci fu davvero, ad Anzio-Nettuno, ma un po’ come in Normandia – una minuscola Normandia -la spiaggia tra Littoria e Sabaudia fu presidiata da queste casematte che ancora oggi resistono perfettamente al passare del tempo. E a cosa sarebbero serviti dei bunker a giorno se non fossero stati dotati di un congruo quantitativo di esplosivi, proiettili e armi di vario genere? Certo nel dopoguerra i bonificatori di mine, che vengono regolarmente dimenticati in tutte le cerimonie rievocative di quei giorni, pur avendo perduto decine di uomini nello scoprire e neutralizzare mine e altri ordigni bellici, eseguirono un lavoro prezioso. Ma è assai difficile affermare che poterono farlo completamente. Lungo la costa i tedeschi seminarono (ossia nascosero) circa 200 mila mine anti-uomo e anti-carro. Io stesso, negli anni passati, frequentando le spiagge, ebbi la ventura di trovare due mine sulla battigia della spiaggia orientale di Sperlonga, a poca distanza dall’Antro di Tiberio; ed una subito dopo Rio Martino lungo la spiaggia della Bufalara, sempre sulla battigia. Segnalai i siti a chi di dovere e la cosa finì lì. Oggi che le nostre spiagge sono molto frequentate e che il mare ha rimosso e trasferito milioni di metri cubi di sabbia dalle dune, l’emergere di questi pericolosi ricordi della guerra induce preoccupazione. L’importante è non avvicinare gli eventuali oggetti ritrovati (che hanno generalmente perduto la forma che li caratterizzava e li rendeva riconoscibili, a causa dei processi di ossidazione, e diventano perciò al massimo oggetto di curiosità e non di timore. Ma sarebbe bene che la Regione facesse eseguire una nuova bonifica di ordigni, anche a tutela di chi frequenta la spiaggia.

Nella foto: uno degli oltre dieci fortini costruiti sulla duna dai tedeschi tra Littoria e Sabaudia e tuttora bene identificabili. Almeno tre, invece, si trovano o affondati nella spiaggia o addirittura nel mare, come esempio concreto dell’opera di disfacimento della duna sulla quale si trovavano all’origine.

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