24 Giugno, 2022 - 1 Commento

DAJE LATINA, CHE CE LA FAI!

spazzaturaWhatsApp Image 2022-06-24 at 19.46.01 (1) WhatsApp Image 2022-06-24 at 19.46.01L’esortazione gioca sul velluto: la ottantennale concorrenza che Littoria prima e Latina dopo fanno alla più dotata consorella Città di Roma, sta per dare frutti inattesi ed insperati. Manca poco, difatti, a che Latina effettui il sorpasso su Roma in un settore prestigioso: quello della mondezza e della disorganizzazione urbana. Tra poco la Raggi potrà, con soddisfazione, anche se tardivamente, proclamarsi seconda nel Lazio, dopo aver tenuto alto per anni il vessillo di città più fetente e più “naturale”. Latina la sta battendo con uno sprint vigoroso  lanciato, per di più in piena estate, e quindi in condizioni difficili. Mancano ancora pochi ritocchi al geniale sorpasso: manca qualche cinghiale (i lupi li abbiamo già, nella vicina foresta demaniale del Circeo, dove sono stati più volte fotografati); i gabbiani sono ancora esitanti ad affrontare i cumuli di luridume che marciscono sui marciapiedi; ma ci pensano cani e gatti privi di residenza a dare una grossa mano, mentre  le formiche sono arrivate prima del tempo, gli scarafaggi e le blatte sono in casa propria, i topi bivaccano sui marciapiedi gonfi del mangime che hanno trovato in abbondanza.

Ma Latina ha scelto di dare un tocco di raffinatezza al suo primato: nelle strade, accanto e ben oltre i cassonetti che raccolgono (meglio: non raccolgono) sacchi putridi e odoracci che si spandono nell’aria, sorge ormai una corona di erbe selvatiche di vario genere: dalla cicorietta selvatica a piante di fiori selvaggi,  gruppi di sempreverdi inselvatichiti, a ogni genere di vegetale che riesce a sopravvivere anche alla siccità tremenda di questi mesi. Il Comune cura con attenzione questo dettaglio. C’è solo un tocco che forse ci si poteva risparmiare: le piante sono spesso circondate e sopraffatte da montagne di polvere, di cartacce, di stracci distaccatisi dai cumuli che ordinatamente fuoriescono dai cassonetti della NU e che nessuno, purtroppo, ha potuto eliminare perché Latina ha anche battuto un altro primato: quello della mancanza pressoché assoluta di spazzini (o netturbini) che la tecnologia ha scacciato, condannando la vecchia ma efficace scopa di saggina a un ruolo del tutto inesistente. Insieme con la mancanza totale di Vigili Urbani in strada Latina ha consolidato un primato di disorganizzazione civica di cui può andare sicuramente orgogliosa. In questa rincorsa al successo nel settore della sporcizia  un posto di rilievo va certamente assegnato alla collaborazione fattiva e premurosa di migliaia di cittadini che contribuiscono a disseminare le strade di sporcizia, ignorando la famosa Differenziata, e seminando sacchi, bottiglie, cartoni in ogni dove. Volete un piccolo esempio? Fatelo prima che sia tardi: andate a fare una rapida visita a via G.B.Vico, dove oltre alle merlettatture di piante fin quasi dentro i negozi, e oltre ai soliti cumuli di mondezza accumulata con materassi, reti, mobili smontati, specchi infranti, proprio davanti all’Istituto delle Suore e alle spalle della chiesa dell’Immacolata, troverete persino la targa onomastica dipinta di nero e quasi illeggibile. Quando c’è la volontà, c’è tutto. Alfieri ne sarebbe orgoglioso.

26 Maggio, 2022 - Nessun Commento

A Ventotene il lancio mondiale dell’Atlante delle migrazioni degli uccelli fra Eurasia e Africa

VENTOTENE (1)A partire dalle 15.00 di oggi, i più autorevoli esperti, ricercatori e studiosi internazionali delle migrazioni degli uccelli, riuniti presso il Museo Ornitologico di Ventotene, contribuiranno alla prima presentazione mondiale dell’Atlante delle migrazioni degli uccelli fra Eurasia e Africa. Il progetto finanziato dal Ministero dell’ambiente, oggi Ministero della Transizione Ecologica e sviluppato insieme a CMS (Convenzione di Bonn/UNEP), da  ISPRA, EuRing, Movebank con la collaborazione logistica del Comune di Ventotene insieme all’Area Marina Protetta e Riserva Naturale Statale di Ventotene, analizza dati raccolti in oltre un secolo su 300 specie diverse di uccelli.

Il dott.Fernando Spina, CMS COP Appointed Councilor Connectivity, ha rilasciato una importante dichiarazione (guarda il video) sul ruolo che le migrazioni ornitologiche rivestono anche nello studio degli effetti del Climate Change e come i dati riportati dall’Atlante, che saranno disponibili a tutti sul web, contribuiranno a svelare non solo i misteri della migrazione degli uccelli, ma anche a comprendere le problematiche ambientali di cui questi sono efficaci indicatori. A chiusura dell’evento di presentazione verrà posta la firma del Partenariato tra il Commissario straordinario per il recupero dell’ex carcere di Santo Stefano/Ventotene,  CMS, ISPRA, RN Statale di Ventotene, Comune di Ventotene per avviare importanti progetti tra cui la promozione di attività di sensibilizzazione alle specie migratrici e ai loro habitat, con particolare riguardo al concetto di “Connettività”, il supporto alle attività di studio, ricerca e promozione di turismo dedicato alla natura, l’organizzazione di meeting, seminari e workshop per i policy makers sulle isole di Ventotene e, in futuro, di Santo Stefano.
Fernando Spina ha spiegato il forte collegamento e le progettualità avviate già da diversi mesi con la Commissaria Silvia Costa, in relazione alla missione di tutela e salvaguardia dell’ambiente in ottica euromediterranea, propria del Progetto Ventotene per il recupero del carcere di Santo Stefano, intitolato al presidente David Sassoli.
L’atlante che sarà esclusivamente accessibile on line, sarà disponibile a partire da domani sui siti dei partner di progetto, così come la registrazione della presentazione.

23 Maggio, 2022 - 1 Commento

TERESA BUONGIORNO VEROI
SCRITTRICE E CONSUOCERA

WhatsApp Image 2022-05-23 at 08.00.42Una perdita per tutti

Teresa Buongiorno Veroi ci ha lasciati domenica 22 maggio, nel primo pomeriggio, al termine di un faticoso ultimo percorso di vita. La pietà di chi l’ha seguita e curata fino all’ultimo non è mai riuscita a sopraffare quel fine cervello, che lottava accanitamente e dolcemente per riaffermare la sua prepotente presenza. Sembrava ormai lì lì per varcare l’ultima soglia, e improvvisamente quel cervello riemergeva con domande perfettamente coerenti, perfettamente curiose di sapere che cosa stava accadendo attorno a lei, con quegli affettuosi nipoti che la vezzeggiavano, le asciuagavno la fronte pallida e larga, le leggevano uno dei suoi romanzi preferiti: la storia di Giovanna d’Arco, il suo ultimo romanzo storico  per ragazzi. A loro aveva dedicato tutte le sue energie di donna sensibile e attenta, tutte le sue risorse di donna intelligente e sempre aperta alle novità. Quel libro le era costato anni di studi storici – lei che veniva dalla frequentazione della ricerca anche presso l’Istituto Italiano di Storia del Medio Evo – completati da una indagine minuziosa e quasi maniacale su tutto ciò che riguardava la Pulcella d’Orleans, i suoi rapporti con la fede e con la società politica del tempo, gli artisti che ne erano rimasti affascinati.

Una volta che il primo dei nipoti, Claudio, aveva dovuto recarsi in Francia, gli aveva chiesto di comprare un costoso volume su Giovanna e l’arte. E i nipoti ne hanno accompagnato l’uscita di scena leggendole pagine e pagine di quel bel libro. Lo aveva chiesto lei. Forse non riusciva a sentirle, ma certamente lo riviveva nella sua mente stanca per la malattia, ma mai debilitata nei neuroni.

Dai nostri rispettivi figli, il suo Vittorio e la mia Roberta, entrambi giornalisti come lei, e anche come me, avevamo ricevuto in regalo quattro nipoti che ci siamo diversamente coccolati e che abbiamo diversamente amati, lei privilegiando la sua vocazione all’educazione dell’infanzia, alla quale aveva dedicato oltre 40 libri per i maggiori editori italiani, e una quantità incalcolabile di articoli, saggi, recensioni.

Era stata giornalista dei Radiocorriere quando era una grande rivista, fucina di intelletti. Nella sua casa di Latina, dove si era trasferita da Roma per stare vicina ai nipoti e per godere di un’atmosfera più tranquilla e raccolta, si poteva entrare facendosi largo tra un numero inverosimile di libri. Ogni parete, ogni resega di ogni stanza è gioiosamente ingombra di libri di ogni genere, moltissimi dei quali aveva già regalato a istituti correzionali, a scuole, a biblioteche civiche e tra esse un cospicuo lascito per la biblioteca comunale di Latina, quando sarà finalmente agibile di nuovo. Aveva – e coltivava – amicizie di ogni tipo: dai suoi colleghi e colleghe di letteratura, a docenti delle scuole primarie e secondarie dalle quali accettava senza mai rifiutare l’invito a raccontare qualche cosa ai giovanissimi scolari, fossero di un importante istituto cittadino o di una modesta stanzetta di campagna. Non ha mai rifiutato se stessa a questo mondo.

Come non si è mai sottratta a tenere conferenze, a raccontare, raccontare, raccontare. Una “chiacchierona”? Si, una grande, simpatica, affascinante chiacchierona che dimostrava di aver conosciuto centinaia di persone importanti e umili, delle quali sapeva tutto, non per gusto del pettegolezzo, ma per compartecipazione alla vita. Sulla strada che per noi porta al Cielo l’aveva preceduta alcuni giorni fa una sua grande Amica, Chiara Frugoni, con la quale aveva anche scritto qualche libro. I Familiari le avevano taciuto questa scomparsa per non darle anche questo estremo dolore Si saranno riviste lassù per riprendere i loro discorsi sulla storia del Medio Evo, su san Francesco e su chissà quante altre cose. E’ stata una frequentatrice seriale di Saloni del Libro, ai quali veniva sempre invitata, e se ne è andata mentre era in pieno svolgimento il Salone di Torino. Aveva gli scaffali di casa ripieni di premi, di attestati, di riconoscimenti. Aveva girato mezza Italia per presentare i suoi libri, ma soprattutto per collegarsi con le diverse realtà scolastiche.

Portava un cognome che ha sempre rigorosamente voluto doppio: maritale e della propria Famiglia: Bruno Buongiorno era il marito adorato che aveva perduto quando lui – direttore delle Terme di Chianciano – era morto improvvisamente a soli 56 anni.  Poi, il secondo cognome, Veroi. E’ un cognome che viene dal Friuli, da dove la famiglia era scesa a Roma al seguito del padre Pietro che negli anni Trenta era stato amministratore delegato del Banco di Roma. Ed aveva pagato con una ingiusta epurazione il fatto di aver svolto la sua attività professionale di impegno nazionale servendo un Governo non amato. L’uomo si era rifatto, perché  l’intelligenza non ti lascia mai solo, ma quella ferita era stata rimarginata conservando preziosi documenti personali di lavoro. Teresa aveva un fratello importante come lei, Guido Veroi, l’incisore della moneta d’argento da 500 lire e una quantità di altre monete e medaglie. Ma Guido era soprattutto scultore di porte di bronzo per chiese importanti: durante l’Anno Paolino, nel 2009, aveva donato alla Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma la grande porta a due battenti che oggi si può ammirare. Gli era stato anche commissionato il compito di restaurare la grande statua del Marco Aurelio, quello del Campidoglio, e Teresa curava questo suo mite e gentile fratello seguendone il percorso artistico e l’amore per la cultura, un amore mai esibito ma solidamente praticato.

Ho avuto la fortuna di condividere quattro dei miei sei nipoti con Lei, senza corse all’accaparramento degli affetti. Quello viene naturale e rispettoso. Ho condiviso con lei l’amore per ogni cosa che riguardi la carta stampata, le novità, le curiosità, il gusto per la vita. E’ stata una donna che ha ridicolizzato i vecchi pregiudizi e gli stereotipi sulla qualifica parentale di “suocera”. E’ stata madre, sorella, amica. A volte poteva sembrare invadente, ma era solo gioia di vivere e di allargare gli orizzonti. Anche io, consuocero, sono in lutto. Può sembrare strano, forse anomalo, ma è stata la cosa più naturale e piacevole del mondo colloquiare con lei, consuocero e consuocera. Il meglio delle barzellette un po’ volgarotte. Il meglio di quel che ti può capitare nella vita.

 

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