“Latina, architetture e progetti della città di fondazione. 1927-1944”: il libro
Di Littoria città di fondazione si è molto scritto ed anche con ottime monografie (come per Sabaudia; un po’ meno per Pontinia e Aprilia). Ma forse non era ancora maturata una visione “libristica” capace di dare una visione informata e tecnicamente neutra, nel senso dei sentimenti che finiscono per prevalere quando si rinnova una ormai inesistente polemica tra Littoria (appunto: “città di fondazione”) e Latina, ossia, ad oggi, 79 dei 91 anni che oggi, 2023, Latina conta. E’ uscito un nuovo libro e i suo titolo è “Latina, architetture e progetti della città di fondazione. 1927-1944”, e delimita quindi il periodo storico al quale si riferisce il contenuto (come si vede dalle date, anche
prima di Littoria che è del 1932). La scheda anagrafica è firmata da “La Casa dell’Architettura”, una organizzazione associativa culturale privata, ideata in primis da Pietro Cefaly, che si è posto l’obiettivo di ricostruire la storia della nascita materiale (edilizia) della città recuperando i progetti dei professionisti che l’hanno disegnata nei loro progetti, ad iniziare da Oriolo Frezzotti, autore del primo Piano Regolatore Generale e del suo aggiornamento nel 1934, quando Littoria divenne il capoluogo di una provincia nuova che arrivava al confine con la Campania. E che si occupa e preoccupa anche di acquisire i progetti in originale dei migliori professionisti che hanno operato nella Latina del dopoguerra. Poi i nomi di chi ha scritto e curato il libro: Ferruccio Bianchini e Marcello Trabucco che ne sono i curatori; poi un Gruppo di ricerca che include numerosi nomi di professionisti, così come quello degli elaboratori grafici; infine il coordinamento scientifico che è stato curato da Marcello Trabucco e da Pietro Cefaly, che immagino sia anche l’ispiratore e il deus ex machina, come presidente della Casa dell’Architettura. Proprio Cefaly firma il saggio introduttivo, “La storia di una città”, mentre l’Indice è articolato su tre grandi temi: Il carattere agreste del
borgo rurale (1932-1934), L’edilizia pubblica e l’edilizia privata nella costruzione della nuova provincia (193-1944), e La città di carta. Integrano testi e fotografie un Regesto cronologico, una dei progettisti e un importante Indice dei nomi.
Molte fotografie illustrano il libro e accompagnano la prima vera descrizione di tutti i singoli palazzi “storici” che ancora connotano (o hanno connotato) il centro “storico” di una Cità che si appresta a celebrare tra 9 anni il suo primo secolo di vita. Non una vita da Far West, come pure qualche illustre articolista ebbe a scrivere negli
anni del dopoguerra, ma una vita avventurosa, tra polemiche mussoliniane sulla sua nascita (il duce si rifiutò di partecipare alla fondazione di una “città” che era estranea al suo programma di fare solo villaggi rurali, ma intervenne pochi mesi dopo alla sua inaugurazione)), celebrazioni annuali che cominciano solo nel 1947 ad opera di un sindaco democristiano, Vittorio Cervone, un Cinquantenario che ebbe un buon successo e un prossimo centenario, di cui non si sa ancora nulla, in attesa che la Città riabbia un Sindaco, dopo le varie beghe politiche che le hanno impedito di averlo pure al termine di una regolare campagna elettorale nel 2021, quando Damiano
Coletta, sindaco “civico” uscente, sconfisse il candidato ufficiale della coalizione di centrodestra e questa reagì dimettendosi e mettendo in crisi l’Amministrazione. Oggi essa è affidata ad un ennesimo Commissario prefettizio che ancora la governa.
Qualche ultima parola sul libro: l’ampiezza del tema e il materiale grafico e fotografico disponibili avrebbero, forse, meritato un formato più importante e meglio leggibile del formato piccolo che mortifica un po’ testi e grafici delle sue quasi 400 pagine.
LATINA, CITTA’ DOVE IL TRAFFICO E’ UNA MALEDIZIONE. PERICOLOSA.
Latina, città impossibile. Era nata per essere percorsa in bicicletta, ma oggi andare in bicicletta è un azzardo. E’ un pericolo che incombe costantemente. Forse venti o trenta anni fa ci fu un’Amministrazione che collocò alcune “rastrelliere” per parcheggiare le bici. E altre ne sono state messe negli ultimi cinque anni, soprattutto davanti agli uffici pubblici. Sono rimaste inutilizzate. La gente si è disabituata alla bici. Ma il Comune continua a spendere (inutilmente) soldi per convincere i suoi cittadini a muoversi in città con la bici. Ha realizzato un pezzo di
pista ciclabile urbana che nessuno percorre (anche perché spesso usata come parcheggio dalle auto, come nella foto scattata in Via Cattaneo). A parte i segnalimite, che i ragazzi di 13-18 anni continuano a calpestare con una proterva volontà distruttiva, al punto che ce ne è rimasto solo qualcuno in centro. Ora il Comune sta realizzando un altro tratto di ciclabile, impegnando piazza del Quadrato. In questo modo continua a sperare di convincere i suoi cittadini, ma i cittadini continuano ad andare in macchina e si lamentano che il Comune, facendo ciclabili, sottragga spazio agli scarsi parcheggi urbani.
A questo proposito, in città si sta notando una autentica invasione di auto. Ve ne sono migliaia che provengono dai paesi periferici (Lepini e città nuove): affluiscono negli uffici, vengono per i mega store che sono stati aperti. E occupano spazi insufficienti anche per i soli residenti fissi. Questi ultimi, a loro volta, si sono così imbolsiti
dopo il Covid (scusa universale per tutte le magagne umane) da non rinunciare alle loro auto neppure per fare a piedi dal Tribunale a piazza del Popolo. E la città rigurgita, letteralmente, di automobili fin dalle 9 del mattino. Le strade sono invase da auto in sosta per ore e ore, in ogni dove, occupando qualsiasi spazio, soprattutto quelli più vietati e pericolosi.
In questo sono aiutati dalla totale scomparsa dalle strade cittadine dei Vigili Urbani.
E la Città è affidata a se stessa e ai propri disordinati e scoordinati cittadini in automobile che hanno, ormai, acquistato un tale senso dell’impunità da commettere violazioni del Codice della Strada ogni volta che si muovono. I più numerosi conflitti con la buona Disciplina? Presto detto:
– Parcheggiare in tutti gli incroci stradali, ma proprio “sopra” tutti gli incroci stradali
– Parcheggiare sulle strisce pedonali (in particolare quelle di viale dello Statuto)
– Aprire lo sportello dopo aver parcheggiato, senza badare se sta venendo un’altra auto o un ciclista o un pedone
– Cambiare direzione di marcia senza usare le ”frecce”, gli indicatori di direzione
– Uscire dai parcheggi senza dare la precedenza e senza segnalare la propria uscita
– Ignorare la precedenza a chi attraversa sulle strisce pedonali (che spesso sono diventate invisibili a causa della mancata riverniciatura)
– “bruciare” il giallo del semaforo anche all’ultimo istante (e attraversare col rosso). Un tempo questa era una prerogativa degli automobilisti napoletani. Oggi è costume di tutti. Se ci fosse in servizio anche una minima parte dei “Poliziotti locali”, le casse comunali sarebbero sempre piene di soldi provenienti da contravvenzioni.
Ma si va avanti così. E se non vi va bene, arrangiatevi. E fatevi del male.