24 Ottobre, 2013 - Nessun Commento

L’ASSEMBLEA DIOCESANA SALUTA
MONSIGNOR GIUSEPPE PETROCCHI

Una grandissima folla ha salutato l’amministratore apostolico, già vescovo di Latina, monsignor Giuseppe Petrocchi, nominato già da qualche mese arcivescovo metropolita dell’Aquila d’Abruzzo, ma incaricato anche dell’amministrazione della sua ex sede, in attesa che venga indicato il presule che lo sostituirà. La cerimonia nella chiesa del Sacro Cuore ha concluso la prima giornata dell’ Assemblea diocesana 2013, ormai divenuta annuale istituzione grazie alla iniziativa di Monsignor Petrocchi, che ha voluto presiederla praticamente come suo ultimo atto “episcopale”. La Diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno attende ora la nomina del nuovo Capo della Chiesa locale, che sostituirà monsignor Petrocchi dopo 15 anni di guida, nel corso dei quali la giovane diocesi pontino-lepina si è “fatta”, sia nei comportamenti che nella consapevolezza del suo essere “Chiesa più-una”, ossia più unita e coesa. Ed anche questo è un merito che monsignor Petrocchi porta nel suo libro dei ricordi.

18 Ottobre, 2013 - Nessun Commento

BRIGANTI A CISTERNA

Cisterna Anni Trenta

E’ noto che molte zone dell’area a sud di Roma hanno goduto per lungo tempo della non invidiabile fama di “paese dei briganti”, fin dall’epoca di papa Papa Sisto V, al quale solevano portare ceste piene di teste appartenute a banditi dai cui tronchi erano state spiccate a dimostrazione dell’efficienza del servizio di repressione. Con l’Unità d’Italia il fenomeno del brigantaggio si vestì anche di panni del lealismo politico, perché molti briganti giustificarono le loro aggressioni come reazione alla caduta dei Borboni e dello Stato pontificio, e la storia finì spesso in un bell’imbroglio, per cui i banditi a volte diventavano eroi. E andò avanti per parecchio, se Edmondo De Amicis, l’autore del libro “Cuore”, che fece piangere di commozione intere generazioni, ancora nel 1881 forniva questa colorita descrizione della presenza di briganti che si muovevano senza alcun timore tra la gente in occasioni solenni e rituali come erano, un tempo, le feste religiose o le fiere di paese. Ne “I miei ricordi” cita, ad esempio, che per la ricorrenza della festività della Madonna d’agosto, si recò a Cisterna insieme ad amici per osservare da vicino gli usi locali seguiti per quella ricorrenza. Sentiamo cosa gli capitò, nelle parole che lui stesso ebbe a scrivere a ricordo della sua esperienza. “”Sento tra gente e gente correre un bisbiglio, un sussurro che si comunicava da vicino a vicino: ed intorno a me si comincia a dire assai chiaramente: – I briganti! Ecco i briganti! -. Mi volto, m’alzo in punta di piedi […], cerco con lo sguardo sulle teste, e vedo di fatti non lontano tra gente e gente i cappelli a pizzo inghirlandati di nastri a svolazzo, distintivo della rispettabile corporazione [dei briganti]. Erano proprio loro. Per quanto avvezzo agli usi del paese, non mi sarei mai figurato che il facile vivere italiano giungesse a tanto. Fatto sta che i signori Assassini giravano per la fiera, alcuni sotto braccio a’ borghesi, e portavano il loro uniforme carico di galloni, di medaglie o meglio monete, di catene d’oro d’ogni razza., Non vedevo né cherubine, né tromboni, né altre armi apparenti: erano puliti, con la tela di bucato delle cioce, ed una faccia serena e clemente come a dire: – Divertitevi, buona gente, noi non siamo né lupi né orsi, ci vogliamo divertire anche noi -. E i carabinieri pel buon ordine […] si trovavano sempre all’angolo della piazza diagonalmente opposto a quello occupato dalla banda. Di fatti l’ordine regnava a Cisterna più che in molti luoghi che so io.” Sembra di leggere in filigrana certe situazioni che non sono invecchiate.

15 Ottobre, 2013 - Nessun Commento

3. LA SCUOLA DI CASAL DELLE PALME DA ELEMENTARE AD ASILO D’INFANZIA

Foto dal sito Flickr di Xavier de Jauréguiberry (scattata 28 maggio 2009)

Gelasio Caetani acconsentì alla richiesta di Alessandro Marcucci e mise a disposizione la terra necessaria, ma Marcucci, incoraggiato da questo primo passo, ne compì un secondo, quando chiese a Gelasio di potersi approvvigionare presso una sua cava delle pietre necessarie per gettare le fondamenta ed erigere i muri. Gelasio si mise a disposizione anche stavolta: le carte documentano l’atto concessorio, così come consentono di ricordare che il terreno necessario a edificare la scuola venne da Gelasio donato, pur essendogli stata prospettata da Marcucci la possibilità di pagare un corrispettivo. Gelasio considerava come la sua preferita questa scuola, perché si trovava fra le sue unità coloniche organizzate o in corso di bonifica e colonizzazione, E continuò a seguirla anche quando, in seguito all’apertura della scuola elementare della Botte, l’edificio di Casal delle Palme venne destinato, alla fine del 1933, dall’Ente scuole per i Contadini ad asilo d’infanzia, previo adattamento e nuovo arredo.

La scuoletta dedicata a Cena divenne, perciò, in breve tempo il primo asilo infantile in assoluto in terra di bonifica, ed ospitava circa cento bambini dai 3 ai 6 anni, figli dei coloni e degli operai della zona. A Casal del Palme Gelasio contribuì anche sostenendo parte delle spese della refezione, che veniva erogata gratuitamente dall’Ente Scuole, e fornendo anche la legna necessaria per “gli usi cotidiani della cucina e dell’asilo”. E contribuì anche alle spese di arredamento.

La scuola, arredata da un trittico di Duilio Cambellotti, perdette progressivamente d’importanza via via che la bonifica avanmzava e che si creava la città di Littoria e i Borghi che la circondano. Riemersa dalle nebbie dell’abbandono, i fratelli Cambellotti s’incaricarono di restituirla alla sua originaria dighnità, procedendo ad un restauro su finanziamento del Comune di Latina. Ma la scuola non è mai decollata: non come scuola, e questo si sapevga; ma neppjure come simbolo di un’età ormai storica. E, comunque in omaggio al denaro che privati e Comune hanno speso per costruirla prima e riattarla poi. (Fine)