3 Gennaio, 2014 - 3 Commento

UNA NUOVA GUIDA AL MUSEO CAMBELLOTTI DI LATINA

Duilio Cambellotti

A cura di Vincenzo Scozzarella, il Comune di Latina ha pubblicato una nuova guida al Museo Civico dedicato alle opere di Duilio Cambellotti, che occupa l’edificio già Opera Nazionale Balilla, in piazza San Marco. Il Museo – oggi affidato alle cure scientifiche dello stesso Scozzarella – è nato alcuni anni fa grazie ai contributi volontari pervenuti dai familiari del grande, poliedrico artista, e grazie, in particolare a due persone che purtroppo non ci sono più: i figli di Duilio, Adriano e Lucio Cambellotti, che lavorarono col padre al restauro del grande pannello sulla Redenzione dell’Agro Pontino che campeggia sulla parete dell’ex salone delle adunanze del Palazzo del Governo, ormai ridotto a sala del Consiglio provinciale, con un’operazione di trasformazione che può definirsi solo prepotente e brutale, ma che non suscitò alcuna reazione, malgrado i pesanti interventi di riassetto totale, con abbondanza di legni moderni, di invadenti banchi, di trionfali seggi, che chissà a cosa serviranno se la provincia di Latina verrà soppressa, com’è nelle previsioni del Parlamento. Ma questa è un’altra cosa.

Di Lucio e Adriano Cambellotti, che malgrado la differenza di età si sono sempre mostrati con chi scrive affettuosi, cordiali e rispettosissimi – ma intransigenti – amici, va anche ricordata l’opera di restauro della famosa “scuoletta di Casal delle Palme”, nata da una collaborazione tra Alessandro Marcucci, all’epoca direttore dell’Ente Scuole per l’Agro Romano e le Paludi Pontine – e la famiglia Caetani (prima Leone, poi Gelasio). Peccato che la scuoletta sia rimasta un edificio chiuso e inutilizzato per anni e anni. e lo è tuttora.

Ma torniamo alla nuova guida. Essa si presenta semplice ed efficace nei testi e nelle raffigurazioni delle opere esposte, dai grandi disegni preparatori del pannello della Redenzione dell’Agro Pontino (in originale nel Palazzo del Governo-Prefettura) ai bronzi fusi dai gessi originali (come La Fonte della Palude, fusa nel 1982 per i 50 anni di Littoria/Latina: peccato che non vi sia alcuna scheda che ne dia conto) , ai gessi che sono occorsi per fusioni in bronzo ex novo (è il caso de Il Buttero, anch’esso fuso nel 1982 e donato al Comune di Cisterna, La Pace, che, già collocata a piazza Bruno Buozzi, dove era una presenza asimmetrica rispetto al grande spazio disponibile, tanto da essere giustamente sostituita dalla statua del Seminatore, con qualche imbarazzo per il Palazzo di Giustizia al quale detto Seminatore rivolge il suo nudo deretano: ma non è di Cambellotti; ai monumentini ai Caduti in guerra eretti a Priverno, Terracina e Borgo Hermada, ad altre opere che definire “minori” è offensivo, tanto sono straordinarie. Senza dimenticare documenti, scritti, appunti che contribuiscono ad avere una idea del percorso di questo grande – e non ancora meritoriamente noto – che fu Duilio Cambellotti. La guida si occupa non dell’intero deposito, ma, come precisa, di “opere scelte”, e tuttavia appare utile e molto gradevole a vedersi e a leggersi. A proposito della statua della Pace, che ora si trova all’esterno del Museo, dove ogni sera viene ricoperta da carte che hanno avvolto untuose pizze, avanzi di gelati e relativi contenitori, e dove, soprattutto, non “appare”: ma perché non la si trasporta all’interno?

 

28 Dicembre, 2013 - Nessun Commento

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO
AMPLIATA LA FASCIA DI APPLICAZIONE SCIENTIFICA

(foto Marco Sottoriva)

Finalmente una buona notizia che riguarda il Parco nazionale del Circeo, dopo i ripetuti attacchi ai qauali era stato sottoposto in questi ultimi anni. Era sembrata la ripetizione di una guerra già vista, quando negli anni Sessanta-Settanta si scatenò una guerra contro il Parco, che fu vinta grazie alla grinta del Direttore dottor Enrico Ortese e alla convinta alleanza del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, diretto dal professor Pario Alessandrini. Quella battaglia, che aveva portato l’Unesco a minacciare la cancellazione del sito dall’elenco dei luoghi di pregio internazionale, anche ai fini dei vari progetti scientifici che vi si possono svolgere, si concluse con l’esproprio dei laghi di Caprolace, Monaci e Fogliano, dopo che lo stesso Unesco aveva riconosciuta l’area come determinante ai fini del progetto Man and Biosphere, che è un anello di una catena di salvaguardia della Biosfera dai pericoli incombenti di decadimento, e a tutela dell’Uomo stesso.

Gli episodi negativi degli ultimi anni – polemiche, aggressione al lago, abusi diffusi e impuniti, rischio di distruzione di monumenti antichi che fanno parte del complesso tessuto bio-culturale del Parco, ecc – sembravano ripetere quelli, pur diversi, di 30 anni fa. E la conclusione di questa nuova battaglia è stata ancora una volta positiva, dopo che, ancora una volta, l’Unesco aveva minacciato di cancellare il Parco dal Progetto Mab (mMan and Biosphere) se non si fosse adeguato alle nuove norme introdotte in sede internazionale. E’ accaduto che – alleluja! – tutti gli enti locali, Regione, Provincia e Comuni interessati, hanno votato una nuova petrimetrazione della stessa area Mab. La nuova riperimetrazione è stata discussa in seno alla Comunità del Parco Nazionale del Circeo ed è stata predisposta dagli uffici tecnici dell’Ente Parco e riscontrata con gli uffici tecnici dei Comuni competenti. Questa non comporta alcuna apposizione di nuovi vincoli, estende la Riserva della Biosfera UNESCO dalla foresta alla fascia costiera comprendendo anche i laghi costieri e il promontorio del Circeo e crea intorno una fascia di rispetto comprendendo anche importanti zone agricole esterne al Parco. L’impegno che le Istituzioni si stanno assumendo nei confronti dell’UNESCO è quello di mantenere, rafforzare, promuovere e valorizzare le caratteristiche ambientali, naturalistiche, paesaggistiche e culturali di questi territori. Pertanto occorre adesso che gli Enti indichino le iniziative che in tal senso intendono assumere attraverso un accordo di programma che necessita di rapidi tempi di approvazione, auspicabilmente entro gennaio. Solo questo completerà gli atti necessari all’UNESCO per rinnovare il riconoscimento della Riserva MAB (Man and Biosphere).

“Non abbiamo mai colto le opportunità in un riconoscimento UNESCO che già avevamo” ha dichiarato il Presidente del Parco del Circeo Gaetano Benedetto. “Forse perché essendo stato sino ad oggi legato alla foresta era percepito come un riconoscimento di un qualcosa appartenente ad altri, già tutelata e comunque non legata ad iniziative di sviluppo di competenza degli Enti Locali. L’estensione del perimetro apre nuove prospettive. Trattandosi sostanzialmente di un marchio di qualità territoriale incrocia potenzialmente l’offerta turistica, quella storico culturale, quella dei prodotti; crea inoltre occasioni per ricercare finanziamenti per progetti di tutela e di sviluppo sostenibile legato alla fruizione del territorio, alla conoscenza dei valori in esso presenti”.

 

27 Dicembre, 2013 - Nessun Commento

UN CONVEGNO PER NICOLOSI
E UN PAIO DI DIMENTICANZE

INGLESI IN JEEP ALLE CASE POPOLARI LITTORIA

LATINA – Giuseppe Nicolosi, l’architetto al quale la Casa dell’Architettura di Latina ha dedicato un doveroso ricordo, presentando una silloge dei suoi scritti curata da Luca Arcangeli, torna periodicamente all’attenzione grata della “città nuova”, nella quale ha progettato il primo nucleo organico di abitazioni “popolari” (oggi si direbbe di edilizia pubblica, per via della democrazia che è arrivata nel frattempo). In effetti, quel blocco di case realizzate da quello che all’epoca si chiamava I.C.P. (Istituto Case Popolari), a prescindere dalla filosofia edilizia fascista che lo ispirava (poi accennerò come) è un bell’esempio di idea compiuta e di ordinato insediamento. E anche di bella fantasia, perché, senza arrivare alle case della romana Garbatella o dei ridossi del Lungotevere, gli edifici dedicati al “popolo” un tempo erano molto più dignitosi e decorativi delle scatole che, generalmente, si realizzano oggi. Il problema, semmai, è come quell’ordine e quella fantasia si sono ridotti oggi, a distanza di poco più di settant’anni, rispetto ad altri edifici di edilizia pubblica realizzati, sempre a Littoria, da Incis e Ina. Il confronto li fa sfigurare, per varie e diverse ragioni, ma anche per il fatto che l’IACP, nel frattempo subentrato all’ICP, non è stato in condizioni di orientare l’uso di quella piccola “città-giardino”, consentendo una serie di alterazioni o l’abbandono del verde, che hanno sfigurato quel bel quartiere. Ci aveva già pensato la guerra (guardate questa fotografia che viene da Londra: una jeep americana pilotata da britannici, con tre bambini ex-littoriani che aspettano le “caramelle col buco”: guardate il fondale, che è un bel palazzo del “quartiere Niocolosi” e vi vedrete sopra i segni della guerra passata). Oggi non è molto diverso da allora. Mi ero impegnato a spiegare la filosofia di quel quartiere: esso si ispirava al rigoroso ordine gerarchico sul quale il fascismo era fondato, e che presupponeva che nulla dovesse spostarsi nella piramide sociale, a cominciare dalle case e dalle fabbriche. Nelle fabbriche (a Carbonia, ad esempio) c’era un ingresso per i dirigenti ed uno per tutti gli “altri”: guai a confondere le classi sociali, a mescolarle, chissà che poteva succedere: nell’edilizia abitativa c’erano i villini per i dirigenti, le case di un certo costo per i funzionari, e le case ridotte al minimo per tutti gli “altri”. Una rigida gerarchia dei materiali edilizi, dai matrmi ai mattoni cotti; dal cemento armato alla calce impastata con la pozzolana. Non invento nulla, leggo i libri d’epoca che sottolineano la “necessaria” diversità.

Tornando, invece, a Nicolosi, ed avendo partecipato al convegno (7 dicembre scorso, ex Garage Ruspi), debbo confessare di non aver apprezzato una mancanza di memoria, e mi spiego: quando Nicolosi non si sapeva neppure che fosse un ingegnere e le “case popolari” non erano che il poco nobile biglietto da visita all’ingresso ovest (Roma) di Littoria-Latina, una studiosa locale che si chiamava Laura Onorati scrisse uno dei primi libri-ricordo sulla nascita della città capoluogo. Lo fece da architetta qual era e, quindi, si dedicò anche a riconsiderare quelle “case popolari” che sembravano non “azzeccarci” proprio con gli splendori razionalistici (oggi spariti) di Littoria-Latina. Ne fece una prima analisi che suscitò qialche sorpresa, qualche ohibò! un po’ schifato, ma che oggi viene ignorata, forse perché fu la prima. E c’è stato un altro studio dedicato più da vicino a Giuseppe Nicolosi: ne è autrice un’altra architetta, Anna Casalvieri che, guarda caso, non apparteneva affatto alla destra intellettuale pontina, anzi, al contrario. Eppure seppe analizzare, a sua volta, il contributo di Nicolosi con grande lucidità ed imparzialità. Anch’ella è stata dimenticata nel convegno. Vero: era un convegno su Nicolosi e i suoi scritti, non sugli scritti degli altri che avevano “riconosciuto” Nicolosi per primi. Ma Nicolosi ha meritato quel convegno anche grazie alla riscoperta fattane da due studiose quando nessuno sapeva chi era.