3/LATINA E L’AGRO PONTINO: DALLA GUERRA AL DOPOGUERRA LA VITA CIVILE NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA. CENNI
Il ritorno alla vita civile organizzata e dignitosa passò attraverso il rientro degli sfollati e il drammatico problema di trovare per loro un alloggio, attesi i gravi danni alle abitazioni civili. Alla ricerca di un pur precario rifugio, si accettano condizioni di promiscuità, di sovraffollamento, di approssimazione, di mancanza d'acqua e degli strumenti minimi per osservare l’igiene individuale e collettiva. Non esiste riservatezza in quella vita. Si vive come si può e dove si può, nella gran parte dei casi. Si occupano, così, a Latina il ricovero antiaereo detto di S. Maria Goretti (un “ricovero” per modo di dire: era un fabbricato come gli altri, senza alcuna difesa potenziata); i locali di Palazzo M, gli edifici della ex-Gil mai ultimati, abitazioni private ancora non raggiunte dai legittimi proprietari. A via Montesanto viene creata una baraccopoli, che sarà smantellata, e con proteste, solo nel 1954. La zona attorno a Campo Boario subisce una straordinaria fioritura di costruzioni provvisorie di ogni genere, e si merita l’appellativo di Shangai, che l’ha accompagnata per molti anni. A profughi e sfollati locali, si aggiungono poi i profughi dalla Venezia Giulia e dall’Istria e Dalmazia del “Grande Esodo”: vengono ospitati in un Centro Raccolta Profughi nelle caserme dell’ex 82° reggimento Fanteria “Roma”. Si organizza una soluzione dignitosa e nel tempo sorgerà Villaggio Trieste, oggi demolito e sostituito da edifici dell’IACP. Lo stesso accade in ex caserme di Gaeta, ad iniziare dalla Caserma Cosenz.
Mancano l’energia elettrica, l’acqua, i generi alimentari: la carta annonaria funziona fino alla fine del 1945; manca il vestiario. Partiranno, però, presto dei piani di aiuto: la Pontificia Opera Assistenziale – POA – del Vaticano, manda camion pieni di materiali essenziali acquistati all’estero; poi arriveranno il Piano Marshall o Piano Erp (Enterprise Resource Planning), e l’Unrra Casas, un Comitato per la ricostruzione di case per i senza tetto. La vicina Cisterna poté beneficiare di una decina di casette donate dall’allora sindaco italo-americano di New York, Fiorello La Guardia, e sono durate fino ad anni recenti.
Si assiste ad una quasi separazione tra Latina città (che acquisì questo nome nel 1945) e la sua area rurale: nei borghi si costituisce un Comitato di difesa dei diritti della campagna, che lamenta l’abbandono totale. La città cerca di riordinarsi: si improvvisa, si compilano le domande dei danni di guerra, si cerca un qualsiasi lavoro. Ed è una ricerca che sottolinea il paradosso che si afferma tra le tante occasioni per lavorare che la ricostruzione richiede e i ritardi nel ricevere i finanziamenti per ripristinare opere pubbliche attraverso i cantieri di lavoro (strade, ponti, ferrovie, edifici pubblici, scuole, case). Il problema dell’alimentazione oscilla tra carenze oggettive, ammassi forzati che vengono evasi, la borsa nera che impone prezzi elevati ma è l’unica a funzionare bene, anche se i salari, quando esistono, sono insufficienti. E, intanto, si mette in moto il meccanismo dell’aumento dei prezzi, dell’inflazione, che aggiunge disagi e ostacoli.
La politica
Ma la vita non si arresta e la politica tenta di introdurre un principio d’ordine e di organizzazione e si arricchisce di una serie di fatti, uomini, eventi. La struttura portante è affidata alle Prefetture, e questo è un lascito alleato che mantiene il telaio della burocrazia fascista per non distruggere quel poco di organizzazione che ancora esiste; l’epurazione non lascia strascichi (amnistia promossa dal Ministro della Giustizia del Governo unitario, Palmiro Togliatti, comunista), sembra come se nessuno sia stato fascista o collaborazionista. I primi tentativi di nuova politica si hanno col CLN e i partiti che si organizzano. Divenendo da strutture nascoste e clandestine, punti di riferimento (v. Archivio di Stato di Latina, La nascita dei partiti politici). Alla fine del 1944, secondo relazioni dei Carabinieri e della Questura, risultano attivi: il PCI con oltre 3000 iscritti; il Psiup, oltre 2000; la DC circa 1200; Democrazia del Lavoro 800; PLI 500; Partito d’Azione 400; PRI 148. E nasce un nuovo vocabolario: da plutocrazia, gerarchia, razze, si passa a proletariato, borghesia, capitalismo; esplode presto la contrapposizione tra comunisti e socialisti da una parte e democrazia cristiana, dall’altra. Nasce una serie di polemiche sulla sorte di Littoria e della sua Provincia, sul nome stesso di Littoria, sui rapporti tra Prefettura e Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale, sui sindaci da nominare o da eleggere. A quest’ultimo proposito, va ricordato che la riorganizzazione istituzionale inizia con un decreto luogotenenziale del 4 aprile 1944, che reintroduce la figura del sindaco eletto in luogo del podestà nominato, e la prima organizzazione pubblica di nuovo conio: l’abbandono della figura del Capo della Provincia, sostituito in attesa della nuova Costituzione, da Deputazioni provinciali nominate dal Prefetto, ma approvate dal governo militare alleato (AMG), mentre i sindaci sono nominati direttamente dal governo militare alleato. E ci si prepara alla nuova esperienza delle elezioni democratiche, sancite dal Decreto legislativo del gennaio 1946, che dispone che gli organi amministrativi locali vengono definiti su base elettiva. Intanto, però, si litiga tra il Prefetto che deve obbedire agli impulsi del governo militare alleato, CPLN (Comitato provinciale di liberazione nazionale) e partiti, che rivendicano una funzione non solo consultiva nella scelta degli amministratori da nominare. I documenti testimoniano queste scaramucce. (3/ continua)