LATINA NON E’ LA CAPITALE DELLA CULTURA (GIUSTAMENTE)
E’ capitato anche a me – che sono cittadino residente a Latina da oltre 60 anni – di pensare a Latina come una città dalle grandi prospettive (il melting pot ha “fatto” gli Stati Uniti d’America, pur con tutte le contraddizioni possibili); a una città dalle grandi ambizioni; A una città dal potenziale non ancora interamente rivelato.
Ma mi è anche capitato di pensare (e di scriverlo) che Latina non ha la vocazione di “capoluogo di Provincia”. Negli oltre 60 anni di mia residenza a Latina ho cercato nel mio piccolo angolo di competenza e di incarico dirigenziale di non avere mai, dico mai, avuto la possibilità di parlare e/o di scrivere di una sola iniziativa assunta dalla dirigenza politico-amministrativa della Città verso gli altri 32 Comuni della Provincia. Littoria (il vecchio e usurato nome di Latina) è nata quasi ultima (dietro di essa ci sono Sabaudia, Pontinia e Aprilia) è arrivata quasi per ultima tra i 32 Comuni che formano la provincia di cui avrebbe dovuto essere Capoluogo (con tutti i privilegi e tutte le responsabilità di fomentare una intesa con le altre comunità dalle quali la dividevano cultura, popolazioni, usi, e soprattutto STORIA) e invece né Littoria, né Latina sono state tanto ispirate da promuovere la solidarietà di Provincia, la fusione di interessi in luogo della divisione di pensieri e di precedenti: mezzo romana e mezzo campana, senza storia vera da raccontare se non come “territorio del papa”, cioè fatto altrove; senza uno studio sul territorio per cercarne le premesse. Forse vide bene uno storico del colonialismo, Angelo Del Boca, che negli anni Cinquanta appena spuntati, ebbe a definirla una città vecchia prima di essere giovane, più o meno.
Ma perché tutta questa “tirata”? Perché ho resistito alla tentazione di scrivere prima, ma non riesco a non scrivere ora, dopo che la frittata è stata fatta. La frittata si chiama “Latina capitale della
Cultura”. Ci voleva molto coraggio per candidarsi a una funzione così impegnativa. E difatti, la prima cosa fatta è stata affidare ad una professionista dell’Alta Italia la funzione di coordinatrice della candidatura di Latina capitale della Cultura. Una ammissione di mancanza di orgoglio. Non è colpa della professionista incaricata (ma è parsa un po’ supponente), è colpa di chi l’ha assunta. In Italia vi sono alcune professioni che abilitano a fare tutto. Una di queste è essere medico, l’altra essere architetto, poi c’è l’avvocato. Se consultate gli incarichi, vedrete che c’è sempre uno di questi professionisti. Non è detto che si possa imparare la vita e la cultura di una città distante 500 km. Non ho nulla contro questi professionisti: ve ne sono davvero bravi. Stavolta è andata così così, se sono vere le frasi accreditate alla “nostra” e tra esse che a Latina esistono 8 alberghi a 4 stelle. Magari! Non si può spacciare per verità una non-verità come gli 8 alberghi.
L’architetto Maurizio Guercio si è divertito a beccare altre sciocchezze: con quanto denaro Latina intendeva partecipare alla propria vittoria? 500 mila euro, contro i 25 milioni di L’Aquila, che
ha vinto. E con quali partner? Il nulla. E chiamando a raccolta quanti Comuni? Nessuno (ma Latina ha presentato come propri atout il mare di Sabaudia E del Circeo, la città di Ninfa che è parte del territorio di Cisterna, la collina, le isole (ma senza unirli a sé). Ed esibendo quali antichi e nobili personaggi della storia? Un tal Cornelio Cethego che (a parte l’infelice nome) da qualche mese sembra diventato un importante influencer. Ma è un bidone romano. E con quali testimonial? Ne abbiamo, a partire da Tiziano Ferro. E chi ci ha rappresentato? La signora Giuseppina, maestra di Antonio Pennacchi…
E qual è il monumento-simbolo di questa città trasformata da capitale del Razionalismo a terra di conquista di costruttori di casermoni? Abbiamo scelto bene: la Torre Pontina, con grande soddisfazione del compianto Giancarlo Piattella. La Torre Pontina sarebbe l’unico grattacielo presente in territorio provinciale, un gigante che ha sfigurato tutte le foto dei vecchi panorami di Latina. Di essa si dice che il Sindaco che ebbe l’onore di firmare la concessione edilizia si sia accorto poi che guardando la Latina “storica” dai pilastri dell’Intendenza di Finanza, la skyline razionalista di Piazza del Popolo era “ingombrata” da quel mastodonte.
E chi sono gli alfieri della Cultura di Latina? Ignoti, mai consultati, mai interpellati, mai chiamati in causa come gente del mestiere. Risultato finale anche dopo i tempi supplementari: abbiamo
rimediato una figuraccia. Diciamocelo, non temiamo questa autofustigazione. Ci farà bene per la prossima volta. Chissà…