Una perdita per tutti
Teresa Buongiorno Veroi ci ha lasciati domenica 22 maggio, nel primo pomeriggio, al termine di un faticoso ultimo percorso di vita. La pietà di chi l’ha seguita e curata fino all’ultimo non è mai riuscita a sopraffare quel fine cervello, che lottava accanitamente e dolcemente per riaffermare la sua prepotente presenza. Sembrava ormai lì lì per varcare l’ultima soglia, e improvvisamente quel cervello riemergeva con domande perfettamente coerenti, perfettamente curiose di sapere che cosa stava accadendo attorno a lei, con quegli affettuosi nipoti che la vezzeggiavano, le asciuagavno la fronte pallida e larga, le leggevano uno dei suoi romanzi preferiti: la storia di Giovanna d’Arco, il suo ultimo romanzo storico per ragazzi. A loro aveva dedicato tutte le sue energie di donna sensibile e attenta, tutte le sue risorse di donna intelligente e sempre aperta alle novità. Quel libro le era costato anni di studi storici – lei che veniva dalla frequentazione della ricerca anche presso l’Istituto Italiano di Storia del Medio Evo – completati da una indagine minuziosa e quasi maniacale su tutto ciò che riguardava la Pulcella d’Orleans, i suoi rapporti con la fede e con la società politica del tempo, gli artisti che ne erano rimasti affascinati.
Una volta che il primo dei nipoti, Claudio, aveva dovuto recarsi in Francia, gli aveva chiesto di comprare un costoso volume su Giovanna e l’arte. E i nipoti ne hanno accompagnato l’uscita di scena leggendole pagine e pagine di quel bel libro. Lo aveva chiesto lei. Forse non riusciva a sentirle, ma certamente lo riviveva nella sua mente stanca per la malattia, ma mai debilitata nei neuroni.
Dai nostri rispettivi figli, il suo Vittorio e la mia Roberta, entrambi giornalisti come lei, e anche come me, avevamo ricevuto in regalo quattro nipoti che ci siamo diversamente coccolati e che abbiamo diversamente amati, lei privilegiando la sua vocazione all’educazione dell’infanzia, alla quale aveva dedicato oltre 40 libri per i maggiori editori italiani, e una quantità incalcolabile di articoli, saggi, recensioni.
Era stata giornalista dei Radiocorriere quando era una grande rivista, fucina di intelletti. Nella sua casa di Latina, dove si era trasferita da Roma per stare vicina ai nipoti e per godere di un’atmosfera più tranquilla e raccolta, si poteva entrare facendosi largo tra un numero inverosimile di libri. Ogni parete, ogni resega di ogni stanza è gioiosamente ingombra di libri di ogni genere, moltissimi dei quali aveva già regalato a istituti correzionali, a scuole, a biblioteche civiche e tra esse un cospicuo lascito per la biblioteca comunale di Latina, quando sarà finalmente agibile di nuovo. Aveva – e coltivava – amicizie di ogni tipo: dai suoi colleghi e colleghe di letteratura, a docenti delle scuole primarie e secondarie dalle quali accettava senza mai rifiutare l’invito a raccontare qualche cosa ai giovanissimi scolari, fossero di un importante istituto cittadino o di una modesta stanzetta di campagna. Non ha mai rifiutato se stessa a questo mondo.
Come non si è mai sottratta a tenere conferenze, a raccontare, raccontare, raccontare. Una “chiacchierona”? Si, una grande, simpatica, affascinante chiacchierona che dimostrava di aver conosciuto centinaia di persone importanti e umili, delle quali sapeva tutto, non per gusto del pettegolezzo, ma per compartecipazione alla vita. Sulla strada che per noi porta al Cielo l’aveva preceduta alcuni giorni fa una sua grande Amica, Chiara Frugoni, con la quale aveva anche scritto qualche libro. I Familiari le avevano taciuto questa scomparsa per non darle anche questo estremo dolore Si saranno riviste lassù per riprendere i loro discorsi sulla storia del Medio Evo, su san Francesco e su chissà quante altre cose. E’ stata una frequentatrice seriale di Saloni del Libro, ai quali veniva sempre invitata, e se ne è andata mentre era in pieno svolgimento il Salone di Torino. Aveva gli scaffali di casa ripieni di premi, di attestati, di riconoscimenti. Aveva girato mezza Italia per presentare i suoi libri, ma soprattutto per collegarsi con le diverse realtà scolastiche.
Portava un cognome che ha sempre rigorosamente voluto doppio: maritale e della propria Famiglia: Bruno Buongiorno era il marito adorato che aveva perduto quando lui – direttore delle Terme di Chianciano – era morto improvvisamente a soli 56 anni. Poi, il secondo cognome, Veroi. E’ un cognome che viene dal Friuli, da dove la famiglia era scesa a Roma al seguito del padre Pietro che negli anni Trenta era stato amministratore delegato del Banco di Roma. Ed aveva pagato con una ingiusta epurazione il fatto di aver svolto la sua attività professionale di impegno nazionale servendo un Governo non amato. L’uomo si era rifatto, perché l’intelligenza non ti lascia mai solo, ma quella ferita era stata rimarginata conservando preziosi documenti personali di lavoro. Teresa aveva un fratello importante come lei, Guido Veroi, l’incisore della moneta d’argento da 500 lire e una quantità di altre monete e medaglie. Ma Guido era soprattutto scultore di porte di bronzo per chiese importanti: durante l’Anno Paolino, nel 2009, aveva donato alla Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma la grande porta a due battenti che oggi si può ammirare. Gli era stato anche commissionato il compito di restaurare la grande statua del Marco Aurelio, quello del Campidoglio, e Teresa curava questo suo mite e gentile fratello seguendone il percorso artistico e l’amore per la cultura, un amore mai esibito ma solidamente praticato.
Ho avuto la fortuna di condividere quattro dei miei sei nipoti con Lei, senza corse all’accaparramento degli affetti. Quello viene naturale e rispettoso. Ho condiviso con lei l’amore per ogni cosa che riguardi la carta stampata, le novità, le curiosità, il gusto per la vita. E’ stata una donna che ha ridicolizzato i vecchi pregiudizi e gli stereotipi sulla qualifica parentale di “suocera”. E’ stata madre, sorella, amica. A volte poteva sembrare invadente, ma era solo gioia di vivere e di allargare gli orizzonti. Anche io, consuocero, sono in lutto. Può sembrare strano, forse anomalo, ma è stata la cosa più naturale e piacevole del mondo colloquiare con lei, consuocero e consuocera. Il meglio delle barzellette un po’ volgarotte. Il meglio di quel che ti può capitare nella vita.