LA CLASSE DI SALVINI
Matteo Salvini (quello della Lega) ha donato a Latina il privilegio della sua presenza elettorale. E lui, con la classe che lo contraddistingue (ricordate la citofonata di Bologna a una persona che non conosceva e di cui non sapeva nulla: “Scusi, lei spaccia?”), con quella classe ha dichiarato ai suoi ascoltatori:
“Calenda passa il suo tempo a Roma, ai Parioli, mentre io sto a Latina”. Forse, nel suo linguaggio, voleva essere un atto di cortesia: regalare ai rurali pontini la sua augusta presenza. E invece c’è qualcuno che l’ha presa male. “Ma ti pare corretto paragonare il deprecato Calenda che frequenta i luoghi buoni di Roma, mentre lui sceglie Latina, come se Latina fosse fatta di poveracci, di meschini, di diseredati, di emarginati , insomma, di rurali pontini, bonificatori sì, ma rurali? Mi sento offeso e gli tolgo il mio voto.
Così impara a parlare”. Cosa, quest’ultima, assai problematica, se facciamo quell’altro raffronto, tra lo sconosciuto bolognese citofonato da lui e il suo amico Morisi “che ha sbagliato, ma merita tutto il suo aiuto”. Se ne sono accorti anche i suoi compagni di partito.