VINDICIO, UNO SCANDALO ETERNO
Ho vissuto a Formia dal 1946 al 1962, quando mi sono trasferito a Latina. avendo vinto un concorso. Conosco, perciò, la Formia dell’immediato dopoguerra, quando non c’era più quasi nulla, eppure la città era bellissima, piena di verde, piena di mare pulito, di corsi d’acqua limpidi e gelidi. Ricordo che andavamo a rinfrescarci in estate camminando dentro il Rio Santa Croce. Oggi è una fogna, alla quale è vietato avvicinarsi. Finisce, naturalmente, in mare. Ed è vietato bagnarsi. Ricordo ettari ed ettari di agrumeti. Andavo a scuola da Vindicio a Mola (gli istituti si stavano attrezzando e tutto faceva brodo), ma era una camminata salutare che riempiva polmoni e cuori di profumi di zagara e di gioia di vivere. Certo, in questa gioia entrava molto la giovanissima età. Il divertimento era sempre lo stesso: avanti e indietro lungo una via Vitruvio percorsa da qualche automobile e dalle carrozzelle a cavallo. A volte un po’ troppo “profumate” (specie allo stazionamento di piazza della Vittoria), ma sentimentali. E silenziose, a parte qualche schiocco di frusta e qualche scambio di battute tra vetturali che si incrociavano.
Vindicio era il nostro campo di calcio e la nostra zona da formula 1, perché vi costruivamo complicatissime e ardite piste, con ponti di sabbia, monti attraversati da tunnel, piccoli capolavori di ingegneria effimera. Duravano un pomeriggio, poi venivano demoliti dai nostri piedi.
Ma anche allora c’erano piccoli rivoli che provenivano dall’interno e attraversavano il breve e biondissimo arenile, prima di disperdersi in mare. I principali si trovavano al confine ovest di villa Danese e dalle parti di villa Amante. Raccoglievano acqua piovana e la disperdevano sulla spiaggia e a mare. Sono sempre esistiti. Ed esistono anche ora. Ma ora non sono rivoli, sono spesso corsi puteolenti e pericolosi che attraversano una spiaggia piena di bagnanti. Scorrono e non suscitano timori o ribrezzo. Sono parte del paesaggio balneare di Vindicio. Poi, subito dopo Ferragosto 2021, qualcuno si è accorto che quei corsi d’acqua erano diventati grigi, maleodoranti e un po’ più densi di chissà quali schifezze. Ed è scattato il divieto di balneazione, ma era ormai troppo tardi. La gente che fa il bagno da quelle parti non s’è meravigliata che su una spiaggia corressero rivi d’acqua sporca; s’è meravigliata che vietassero il bagno. Ed ha continuato a farlo. E’ un autentico scandalo. Ma nessuno si meraviglia degli scandali che ormai meritano di essere chiamati eterni.
Vindicio e i suoi rivi sporchi esistono da sempre. Ma un tempo erano tollerati, anche perché nessuno si preoccupava di inquinamenti, escherichia coli, intossicazioni, Capitanerie di Porto, Nas, ecc. Ma oggi c’è il Covid a ricordarci certe cose. Ci siamo anche vaccinati e portiamo la mascherina. Ma nessuno sente il bisogno di portare la mascherina a mare per non sentire il puzzo che emana dai rivoli d’acqua che attraversano la spiaggia. Oggi sono aumentati rispetto a quando ero bambino e anche rispetto a quando ero già un giovincello che scriveva sui giornali e si illudeva di poter dire qualche cosa di importante.
Da quando a Formia è esplosa la febbre del cemento tutto si è trasformato, a mere a al monte. La città è prossima all’auto-soffocamento, quasi fosse un Boa constrictor che si avvolge su se stesso con le proprie potenti spire e finisce per suicidarsi per apnea prolungata. Lo scandalo dei rivi d’acqua a Vindicio è il marchio del fallimento di tutta una classe politica formiana, di decine di Sindaci, di centinaia di Amministratori, di migliaia di funzionari, dirigenti, vigili urbani che non possono fare quasi nulla per arrestare questo scandalo. E non fanno nulla contro chi comanda ma non esercita il comando.
E Formia, forse, la ritroveranno tra alcune migliaia di anni sepolta sotto una coltre di automobili, sotto spianate di cemento armato, e Sindaci, Amministratori, Amministrativi che almeno dal Dopoguerra si sono autosepolti in questa massa di cosacce. E gli archeologi del futuro parleranno di una stirpe di uomini incapaci di difendersi dall’auto-seppellimento.
Sottoscrivo lettera per lettera la nota3