Questo è un ricordo di Scipione Salvagni di Bassiano, farmacista e umanista, come ne fa memoria il suo amico e collaboratore Mattia Pacilli, anch’egli di Bassiano. Io stesso ho sollecitato questo
affettuoso memoriale. Ho conosciuto Scipione Salvagni come creatore di una cosa nuova a Bassiano: un Premio che si chiamava “Il Grottino d’Oro”, quando di questi premi ve n’erano davvero pochi, e nessuno in provincia di Latina. Bassiano divenne per alcuni anni centro di un mondo dello spettacolo e della cultura come pochi altri. Poi conobbi anche un altro Scipione Salvagni.
Fu quando l’Ente provinciale che dirigevo volle presentare a Bassiano un progetto che si chiamava “L’altra faccia della Provincia”, che puntava alla promozione della offerta turistica collinare, come integrazione e compartecipe di quella fondata sul nostro bel mare. Era la prima volta in assoluto che si progettava qualcosa di organico per la collina, e lo sforzo del mio Ente era stato premiato con un finanziamento regionale che aveva portato alla creazione di quasi cento itinerari a piedi nei monti Lepini, Ausoni e Aurunci; alla loro illustrazione in apposite guide e descrizioni; alla formulazione di un piano che avrebbe dovuto essere poi affidato alla gestione delle Comunità Montane (e chi meglio di loro?), ma che, purtroppo, è andato lentamente spegnendosi. Presentai il piano, gli obiettivi, gli strumenti e poi si aprì il dibattito. Scipione Salvagni era presente come presidente della Pro Loco di Bassiano. Mi aspettavo qualche considerazione positiva; invece Scipione mi attaccò con una polemica tanto dura quanto inattesa e direi anche immeritata. Scipione sorprese tutti gli astanti, oltre me. Ricevetti le scuse a convegno chiuso, e non conservai alcun ricordo di quel gesto che appariva inospitale e oggettivamente ingiusto. Prevalse in me la considerazione di quelle scuse che mi furono rivolte (ma mi ero difeso in aula anche con mie parole non propriamente concilianti). Poi si ristabilì tra noi un rapporto molto più amichevole. Scipione sapeva essere molto polemico, ma anche molto signore. Io lo ricordo così, ma ho chiesto al comune amico Mattia Pacilli di fare di Lui un ricordo meno convenzionale e più “storico”. E’ quello che offro alla lettura di chi vorrà leggerlo. Lo trovo molto elegante e molto bello. (P.G.S.)
IL RICORDO DI MATTIA PACILLI DA BASSIANO
Ciao, amico Scipione,
farmacista-umanista, uomo di pace
e operatore di cultura!
Ciao, amico Scipione,
– Peppino, stai scrivendo qualcosa, visto che pensi da dieci
minuti?
– Non so come iniziare, Dotto’!
– Ma che dice la maestra?
– Tema: La mia famiglia. Svolgimento.
– Beh! Che c’è di difficile?
– Non so come iniziare, ti ho detto, Dotto’!
– Forse puoi cominciare dicendo che la tua
famiglia, per esempio, è semplice e povera.
– No, Dotto’, semplice e povera, per esempio, sarà la tua di
famiglia, perché io ho… no mio padre ha cento o duecento
pecore, oh!
– Scusami, ho sbagliato. Allora, prova a scrivere di questo
grande gregge che, dopo le lezioni, pascolate anche tu e i
fratelli per dare una mano a papà e mamma che non possono
farcela da soli, immagino!
– Grazie, Dotto’! Ecco, scrivo subito!
Sto per entrare nella farmacia di Bassiano – un pomeriggio dell’aprile 1971 – e, sulla porta, rubo lo scambio di battute tra il
Dr Scipione Salvagni e un pastorello di nove anni che fa i compiti nel retro-bottega. Il farmacista mi si avvicina, strizza l’occhio
divertito e allarga le braccia nella resa: il piccolo sa di essere povero, ma perché dovrebbe ammetterlo?
Gli chiedo se dà ripetizioni gratuite. Mi risponde di sì, ma solo ai figli degli svantaggiati, per onorare la tradizione familiare. Tra
fine Ottocento e inizi Novecento, suo nonno Paolo – anche lui farmacista – qui leggeva il giornale a pastori, contadini e artigiani
analfabeti; in parrocchia dirigeva la corale e, nella sede sociale, la banda da lui creata. Lo faceva, convinto che l’informazione e
l’educazione musicale potevano concorrere ad elevare e dare coesione agli abitanti di Bassiano, con i quali produrre il senso
d’appartenenza comunitaria. Mi complimento per la bella sensibilità umanistica di nonno e nipote in una farmacia – centro culturale. Lui ribatte, pronto, che è simile a quella che io esprimo al rientro serale dall’insegnamento romano nella Comunità base 6 – L’amicizia nel dialogo. Si riferisce al gruppo d’animazione socio-culturale che ho avviato nell’estate del 1970, per alfabetizzarmi con adolescenti giovani e adulti dei due sessi, di mestiere e livello d’istruzione differenti, in base al principio dell’educazione permanente: “Apprendere gli uni dagli altri lungo tutto l’arco della vita”.
Come vedi – conclude il dottore, sguardo buono e sorriso naturale nel viso disteso d’operatore di pace – tra mio nonno, me e
te c’è parentela spirituale!
Da allora ai primi due decenni del 2000, gli spettacoli teatrali e di danza (con la regia del fratello Paolo, direttore artistico del “Teatro-Grotta”), i concerti jazz e di musica classica proposti dacomplessi italiani e stranieri, le mostre e i convegni punteggiati di pranzi e cene rendono la struttura polivalente adatta a soddisfare le esigenze dello spirito e dello stomaco.
In alcune delle fasi elencate, ho l’onore di collaborare con Scipione (in particolare, per otto anni dirigo il suo Centro di Documentazione). Ma, anche nel periodo della distanza operativa, continuiamo a trovarci grazie alla sapiente mediazione della
moglie, professoressa Maria Mundo: che fa da ponte tra noi e, come maestra d’arte culinaria e dolciaria siciliana, dispone che la
condivisione di quanto maturato in autonomia avvenga a tavola. L’auspicata ripresa del lavorare insieme nella stessa officina
culturale è preparata anche dal ripetuto invito dell’amico a presentare i miei libri (su Bassiano, l’Europa, i Cammini di
Santiago, Aldo Manuzio, l’animazione socio-culturale) nella sala- conferenze della Locanda.
Due anni e mezzo fa, mi coinvolge per allestire nello stesso spazio la “Biblioteca Paolo e Scipione Salvagni” (seimila volumi
disponibili alla pubblica consultazione). E, nel contempo, mi chiede una mano per formulare una lettera aperta (che firmerà
come Presidente del Centro) al Sindaco Domenico Guidi: per contrastare la decisione dell’Amministrazione Comunale di
autorizzare la società Inwit, del gruppo Telecom Italia, ad installare un traliccio d’acciaio di 25-30 metri d’altezza per la
telefonia mobile nell’affaccio più suggestivo del nostro territorio: il Piazzale della Croce, ambito dalla riconosciuta valenza religiosa
e laica. La vibrata protesta non ottiene risposta. Allora, il dottore si muove sul piano legale come proprietario della “Grotta Hostaria – Locanda La Bella Lisa”, sulla cui soglia si erge l’orribile pilone.
Il 25 maggio 2018, il Tar del Lazio – Sezione di Latina accoglie il ricorso in base al devastante impatto ambientale dell’attrezzatura;
il 6 aprile 2020, il Consiglio di Stato – al quale si è appellata la società che gestisce l’antenna – lo respinge.
Come lascito alla memoria comunitaria, in estate concordiamo la redazione, la stampa e la diffusione del volumetto C’era una
volta, a Bassiano, Piazzale della Croce. Titolo così completato in quarta di copertina: Oggi, a Bassiano, c’è Piazzale dell’Antenna.
La pubblicazione denuncia l’insulto intollerabile consumato ai danni dello spirito del luogo. È l’ultima battaglia del novantenne e
instancabile cittadino bassianese Scipione Salvagni, in difesa del patrimonio ambientale.
Purtroppo, nella seconda metà dello scorso ottobre, la maledizione del Covid-19 che affligge il pianeta lo colpisce a tradimento. I suoi polmoni non reggono l’urto e, all’alba del 17 novembre 2020, il vecchio farmacista, moderno umanista e operatore di cultura si spegne. Il vuoto che lascia è grande e, per colmarlo, alla moglie Maria e agli amici non resta che continuare a realizzare i sogni accarezzati con lui nei decenni. E così tenerlo vivo nel ricordo di quanti, a Bassiano e fuori, l’hanno conosciuto e apprezzato.
Ciao, uomo di pace, amico d’antica data! Addio fratello maggiore! Che il sorriso regalatomi in farmacia negli anni settanta
del Novecento, dopo lo scambio di battute con il pastorello del tema, continui a scaldarmi il cuore e ad illuminare i giorni che mi
sarà concesso ancora di vivere. Che il medesimo sorriso sostenga i tuoi passi nel lungo cammino che porta all’altra sponda.
Ti abbraccia
Mattia