Renato Zero e il Conte Albert a Ventotene/1
di Tonino Impagliazzo
Renato Zero iniziò l’attività artistica presso il “Piper di Roma”
negli anni 1966/1967 esibendosi con brani musicali di chitarra e
voce. L’occasione gli consentì di conoscere il “Conte Albert”,
direttore Artistico del locale e maturò con Lui una buona amicizia. Il
“Conte Albert” (Marcello Balsamo), aveva scoperto l’isola di
Ventotene alcuni anni prima (1964) e ogni anno vi ritornava nel mese
di settembre. Sull’isola alloggiava a casa di Filomena e Raffaele
Romano in Via Muraglione e, tutti sapevano sull’isola che quando si
udivano grossi tuoni o temporali, egli si rifugiava nel letto
matrimoniale di Filomena e Raffaele, come un tenero pargolo in cerca
di protezione. Era conosciuto sull’isola anche con il nomignolo di
“Pipistrello”, si era diplomato al liceo Classico e abitava a Roma in
Via Cimarosa, nei pressi di Piazza Verdi, nello stesso stabile della
famiglia Verdini ed aveva partecipato in ruoli minori in alcuni films
di Federico Fellini. Era uomo colto, raffinato, garbato e pieno di
stravagante fantasia e trasmetteva ad altri quell’amore geniale, verso
un luogo ricco di fascino e di sapori autentici. Renato Zero,
incuriosito e invogliato dall’amico Albert venne a Ventotene nel 1967
e vi ritornò nel 1968, con la sorella Maria Pia Fiacchini (che
alloggiava in casa Balzano – in Piazzetta Posta) e l’amico Tommasino
(sarto napoletano, che alloggiava presso “Candiduccia” Romano Castagna
alla Via Muraglione, dove sostava anche Renato.
La forte sensibilità di cui Albert era dotato, consentì a Renato Zero
di avvicinarsi alla natura vergine dell’isola, udire il fruscio delle
canne, il sibilo del vento e di assaporare sull’imbrunire l’ultimo
tepore di un sole che muore ed il silenzio della notte “nell’ immenso
firmamento del cielo” senza le luci del paese.
Nei primi due anni di soggiorno sull’isola, Renato si aggregò alla
nostra compagnia. Il gruppo era composto, dall’amico Albert, da
Renato, dai ragazzi dell’isola desiderosi di assaporare nuove emozioni
e dalla famiglia Verdini, ed in particolare: i fratelli Ziccardi
(Armando e Roberto), Salvatore Martorano (fratello di Loredana), Paolo
De Feo (nipote della zia Mimì), Michele Calano (nipote del sindaco
Beniamino Verde), Osvaldo Castagna (pensione Via Muraglione), i
fratelli Impagliazzo, Tonino e Leopoldo, Attilio Romano, Loredana,
Giovanni Coraggio (“il capitano”) e la famiglia di Verdini Manfredo
(addetto stampa della Ceiad Columbia – di Roma), che incuriosito e
incoraggiato dai racconti di Albert, decise di conoscere l’isola con
la famiglia e vi giunse per la prima volta nel settembre del 1967 con
le figlie Carla e Claudia, Susanna Verdini (nipote), Enzo Campanella,
Andrea Campanella e gli amici Matteo e “Francone” (con l’ombrellino).
Il gruppo così composto, coordinava e realizzava diverse iniziative ed
in particolare: raduni, escursioni diurne e notturne e piccole feste
sull’isola di Santo Stefano; percorsi notturni nella zona archeologica
di Punta Eolo e di Villa Stefania, con la dotazione di lanterne a
petrolio per cercare antichi reperti e per assaporare nuove emozioni
; piccole feste in maschera o con personaggi decorati, a base di
pesce locale pregiato o prodotti del luogo cucinato dal gruppo e
servito in alcune abitazioni dislocate nelle diverse viuzze
dell’isola; serate in musica sugli “scogli del Faro” a raccontare di
stelle luminose del firmamento o intercalando il ritmo della musica
con qualche alimento locale arrostito alla brace. In quegli anni
sull’isola, la presenza di Albert con il suo modo di essere, le sue
passeggiate stravaganti e le sue riflessioni su di un territorio
bagnato dalla cultura, ebbe a trasmettere ai cittadini, ai giovani
dell’isola, agli ospiti ed al gruppo, la consapevolezza di
appartenere ad un territorio magico. Aiutò a crescere molti di noi,
nella capacità di associare con garbo e saggezza, il mito antico
della poesia, della storia, della cultura e dell’amore forte ai grandi
sapori che ogni territorio seppur piccolo può donare. E fu Lui, in
quegli anni a saper rinvigorire in ciascuno di noi quell’ interesse
deciso e motivato verso luoghi infinitamente piccoli ma ricchi di
tanta storia e di valori inestimabili.