BUON 2019
ricevuto e che ricambio a tutti gli Amici, noti e non ancora
conosciuti.
Un anno ricco di sorprese positive e di amore per le rispettive
Famiglie e per il benessere del Mondo in cui viviamo.
Questa fotografia è ciò che rimane delle 19 “pietre d’inciampo” divelte a Roma in via Madonna dei Monti nella notte sul 14 dicembre. Ricordavano un intero gruppo familiare, i Di Consiglio e i Di Castro, che fu deportato ad Auschwitz, da dove nessuno è tornato.
La Shoah è stata esattamente questo -scrive il Coordinamento dei Comitati di Rione Monti a Roma – e a settant’anni di distanza, si è compiuta di nuovo. L’obiettivo dei ladri nazisti non era solo
cancellare le persone ma anche il loro ricordo. La notte sul 14 dicembre 2018 è come se avessero voluto ucciderli tutti un’altra volta. Non glielo permetteremo.
di Salvatore Ciccone
Il 7 dicembre del 43 a.C., Marco Tullio Cicerone venne ucciso dai sicari di Marco Antonio presso la sua villa di Formia. Nella ricorrenza del giorno, una manifestazione organizzata dall’Amministrazione comunale celebrerà la figura dell’Arpinate e aprirà alla visita luoghi della città legati alla sua memoria: la “Tomba di Cicerone” sulla via Appia, le cosiddette “Grotte di Cicerone” presso il porto Caposele e i resti di una grandiosa residenza situati all’interno della Villa Lamberti sul litorale di Vindicio. Questi ultimi rappresentano una novità nella divulgazione del vero sito del Formianum, la villa dell’Oratore in cui egli trovò la morte; finalmente riconosciuto, dopo quarant’anni di studi di topografia storica e delle specifiche testimonianze architettoniche da me condotti e variamente pubblicati. Ha invece credito, ancora, la tradizione mendace, originata tra XV e XVI secolo che vede questa villa nell’ambito cittadino presso il Porto Caposele, sconfessata da quanto Cicerone riferisce nelle sue “Lettere,” nonché dallo stesso nome Formianum, forma latina per indicare una proprietà suburbana.
I resti compresi nella villa Lamberti appartengono ad una basis villae ritmata da una sequenza di nicchie semicircolari intervallate da più ampie rettangolari, rivolta al litorale con una lunghezza di circa 60 metri: in origine sosteneva la parte residenziale e prospettava un ampio giardino, ora occupato dalla costruzione moderna. La costruzione è sullo stesso asse del sepolcro sulla via Appia, dalla quale si raggiungeva con una strada lastricata in parte inclusa nel recinto funerario, in parte interrotta dalla via litoranea e ora rimasto nel tracciato della strada adiacente; a ciò si può aggiungere che la ‘tessitura’ dei campi segue questa orientazione.
Con le fonti principali – Livio e Plutarco – concordano le caratteristiche del sito, finanche nella distanza della parte alta della tenuta in altura ad un miglio dalla costa (m. 1478,5), sulla collina “Acerbara”, dove rimangono i resti di una villa rustica e di un sepolcro rupestre da una tradizione antica attribuito a Tullia, la figlia di Cicerone morta di parto: qui rinvenni una statua funeraria muliebre repubblicana, ora presso il Museo Archeologico Nazionale di Formia. Non di meno sono i resti occultati e tramandati vicino alla villa di Cicerone: un basamento, forse quello del tempio di Apollo, quindi un molo davanti alla foce del rio Pontone, possibile approdo per recarsi nella sua casa dopo il vano tentativo di fuga dell’Oratore.
Lo scrittore classico Appiano Alessandrino dice della venerazione nei luoghi di Formia legati a Cicerone, circostanza che fa immaginare come tutto il sito del Formianum venisse investito da opere commemorative come il sepolcro, ma anche la stessa casa. Gli studi e l’ipotesi restitutiva del monumento funerario che mi accingo a pubblicare, avvalorano una architettura celebrativa più di rilievo pubblico che privato e pertanto la sua costruzione postuma, dopo che Augusto riabilitò la famiglia.
Dunque una nuova e veritiera occasione di incontro e conoscenza delle testimonianze archeologiche e monumentali nell’antico territorio di Formia, inoltre significative e inseparabili dalla passione e dal lavoro di quanti si sono adoperati nel riscoprirle.