22 Luglio, 2017 - Nessun Commento

Il Parco cittadino di Latina
DAL CAMBIO DI UN NOME
UNA LEZIONE DI FORZA E DI DEMOCRAZIA

parco falcone e borsellinoIl 19 luglio scorso il parco cittadino di Latina, che ha press’ a poco gli stessi anni della città che si chiamava Littoria, ha ricevuto il suo nuovo nome: è stato dedicato alla memoria del sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che nel 1992 rimasero vittime di due devastanti attentati di mafia, e che oggi sono il segno e il simbolo della lotta contro quella cancrena criminale. C’è stata polemica attorno a questo cambio di denominazione, ma non sulla mafia-non mafia, bensì sulla opportunità di cancellare il primitivo nome del Parco, che era dedicato al fratello di Benito Mussolini, Arnaldo. In realtà il Parco non era più intitolato ad Arnaldo già dalla fine di luglio 1943, quando, dopo la defenestrazione del duce, si iniziò un’opera di rimozione dei più vistosi simboli dello sciagurato regime. Una polemica, insomma, con alcuni decenni di ritardo, ma che è servita ad un gruppo di post fascisti, nostalgici quanto male informati (sulla storia e sulla toponomastica), di contestare la cerimonia, alla quale hanno partecipato la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini,  la Presidente della Commissione Antimafia del Senato Rosy Bindi, il Gonfalone del Comune di Milano, e la città di Palermo attraverso una bella lettera del Sindaco di recente riconfermato Leoluca Orlando. Si trattava di intitolare uno spazio non simbolico del fascismo, in una città non fascista, a due esponenti della nuova Italia, quella che si ribella alla corruzione e a tutte le mafie. Ecco, la manifestazione ha finito per diventare lo spartiacque tra una Italia che cambia volto ed una che non si rassegna al fatto che il passato è sepolto. La manifestazione è diventata, così, una lezione di democrazia contro la prepotenza: da una parte una contestazione irrazionale,, inopportuna, disinformata e molto becera (per via del tentativo di interrompere o comunque infastidire una cerimonia pubblica a suon di urla e fischi da cattivo stadio, di cattive parole, di slogan); dall’altra una maggioranza che ha ribattuto a fischi, insulti e turpiloquio battendo le mani alla intitolazione. E’ stato il quadro sintetico di due modi di concepire la democrazia e lo stare insieme: chi la offende provando a impedire una azione doverosa prima ancora che legittima ; e chi la pratica, consentendo ai contestatori di “esprimersi” (diciamo così). Chissà cosa sarebbe successo a parti invertite. Splendido il comportamento delle Forze dell’Ordine che hanno isolato i contestatori senza ricorrere ad un solo gesto, ad una minima azione di forza, ma sopportandoli con grande ed ironica pazienza.  Tutto qui: una cerimonia nella quale il Sindaco Damiano Coletta ha dato atto che essa voleva anche essere un premio a quella Magistratura che si contrappone anche con la vita ad un tentativo di supremazia della prepotenza e del malaffare. Latina, insomma, non è quella degli speculatori o dei delinquenti. E’ quella della maggioranza silenziosa, che ha compiuto un gesto di pacifica ribellione a chi voleva farla tacere. Forse ci si può ancora salvare.

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