RECUPERATA TESTA DI TIBERIO RUBATA DALLA TORRE PANDOLFA
Dopo 74 anni dal furto, il patrimonio culturale della provincia di Latina recupera un prezioso reperto che era stato trafugato durante l’autunno del 1943. Dopo che l’Italia ebbe firmato l’armistizio con gli Alleati, la Germania occupò in pratica il territorio non ricadente ancora sotto il c.d. Regno del Sud, facente capo al Governo che il re Vittorio Emanuele III aveva istituito dopo la fuga da Roma. I nazisti si preoccuparono di preparare un terreno sfavorevole ad eventuali sbarchi alleati e dopo aver fatto evacuare verso l’interno le popolazioni pontine, misero mano ad una devastante azione di demolizione di abitazioni e di segni di antiche culture. Tra i primi, particolarmente severe furono le distruzioni operate a Formia lungo Via Vitruvio, mentre tra i secondi si ricorda il minamento di numerose torri costiere, dal Garigliano fino al Lido di Littoria. Sulla sponda sinistra del Garigliano, in provincia di Napoli (dopo la soppressione della provincia di Caserta, avvenuta nel 1927, il fascismo attribuì a Napoli i territori fino alla sponda sinistra del fiume, e a Roma quelli sulla sponda destra), sorgeva la torre medievale di Pandolfo Capodiferro, nella quale l’allora Ministro della P.I. Pietro Fedele, minturnese di nascita e illustre docente universitario, allestì il Museo della Civiltà aurunca, facendovi confluire numerosi reperti provenienti in particolare dalla vicina città italica di Minturnae, e in generale dai centri aurunci, fino a Sessa Aurunca. La torre venne preventivamente spogliata dai nazisti dei beni che vi erano depositati, e successivamente fatta saltare con dinamite, in quanto poteva costituire un punto di riferimento visivo dal mare. Il materiale depredato scomparve, ma negli anni Ottanta del Novecento venne casualmente rinvenuta in una soffitta di un albergo di Fiuggi una famosa iscrizione che si riteneva perduta e che vi era stata deposta dalle truppe in ritirata. Oggi il Nucleo Carabinieri per il Patrimonio Artistico ha compiuto un altro “colpo” a favore dei nostri beni culturali, identificando e riacquisendo una testa dell’imperatore Tiberio, risalente al I secolo d.C., che si trovava in un museo statunitense, dove era giunta dopo un faticoso giro tra antiquari. Dopo la sua identificazione, l’antiquario che la teneva in mostra ha restituito senza indugio la testa dell’imperatore all’Italia, tramite il Nucleo per il Patrimonio artistico dei Carabinieri, che avevano individuato il reperto. La testa è stata portata a Roma e il Ministero dovrà ora stabilirne la definitiva destinazione. Non c’è dubbio che la Provincia di Latina auspica che essa sia attribuita a Minturnae, dalla quale, forse, essa proveniva e dove, comunque, avrebbe prestigiosa collocazione.
In margine a questa bella notizia di cronaca, spiace che il comunicato dal quale questi dati vengono ripresi, sia collocata in un contesto di totale incultura storico-geografica, tanto più grave in quanto Roma dista da Minturno meno di 200 km. Innanzitutto, nel comunicato si dice che la Torre Pandolfa fu distrutta nel 1944, sbagliando l’anno che è il 1943; inoltre si dice che la Torre era in territorio di Minturno, in provincia di Caserta, mentre: Minturno è provincia di Latina; e la Torre non si trovava in territorio di Minturno, ma nel tenimento provinciale all’epoca di Napoli. Per giornalisti che si occupano di cultura questi sono errori imperdonabili.