Frosinone-Latina, un match con un discutibile arbitro
Confesso, sono un mediocre fan del campionato di serie B di calcio, nel quale milita anche il Latina, con assai minor successo dello scorso anno, quando ebbe la chance di fare il gran salto in serie A. Non mi piacque quell’ epilogo, due sconfitte col Cesena nei play-off, dopo due vittorie in campionato. Troppe coincidenze negative per una squadra che aveva quasi dominato il torneo. Ma poteva starci l’emozione, e pace.
Quest’ anno, dopo un pessimo inizio e un cattivo prosieguo, il Latina aveva cominciato ad inanellare punti preziosi per salvarsi. Domenica 29 marzo è il giorno del derby con il Frosinone, una partita che si anima più sui media che nell’ immaginario della gente comune. Vi sono spunti polemici, sfottò, qualche testa matta che prova a giocare pesante, ma non è, in buona sostanza, accaduto mai nulla di gravissimo. Si doveva giocare a Frosinone, e quest’anno il Frosinone tira come un treno. Col Latina doveva poter conquistare l’intera posta in palio, ma con la fifa di ricevere qualche sgarbo – come fu, ma al contrario, all’ andata, quando i ciociari vennero a sbancare il “Francioni” in terra pontina. Solite scaramucce, amplificate dai media, perché anche questo è un mestiere, ma nulla che presagisse una guerra campale, schieramenti di falangi, sequestri di armi e di “botti”. Non ne aveva parlato nessuno, perché non c era nulla. Il tifo può essere anche tranquillo, e questo mostrava di esserlo.
Poi, a Frosinone, il Prefetto della Repubblica convoca una riunione sull’ Ordine e la sicurezza pubblica, senza neppure interpellare gli ospiti, che dovevano essere i temuti lanzichenecchi, pronti a prendere d’ assalto lo stadio canarino “Matusa”. E il Prefetto decide che non vi è sicurezza. Ma non dimostra come e perché. Se c’ erano dei rischi, essi dipendevano tutti dalla parte ciociara, i latinensi essendo parte minima del pubblico sportivo che avrebbe partecipato. Sì, ma erano chiuse le curve dello stadio (per intemperanze precedenti: la chiusura era una punizione, non un premio), e allora cosa si decide a Frosinone: che il rischio che la gente di Frosinone non possa partecipare e questo match sarebbe pericoloso. Perché, perché a Frosinone non si può bloccare un manipolo di gente pericolosa, forse. Ma allora a Frosinone si debbono impedire tutte le possibili manifestazioni, sportive, borghesi, civili e militari. Frosinone è una città barricadiera, forse, Almeno a sentire il Prefetto. Non ci convince.
Ci convincono più le pressioni che consentiranno al Frosinone di giocare il recupero della partita quando lo desidererà (cioè, quando tutti i ciociari avranno sbollito la rabbia e saranno divenuti meno pericolosi); e lo farà disponendo di tutto lo stadio che domenica scorsa era per metà precluso al pubblico per punizione di precedenti comportamenti. Cioè, lo si premierà per essere stato minaccioso. E potrà recuperare la partita disponendo anche di due bravi giocatori, ma che erano stati anche essi puniti per falli in campo e che domenica scorsa non avrebbero potuto essere schierati in campo.
Insomma, Frosinone vuole vincere irridendo le regole sulle sanzioni, quelle verso il pubblico e quelle verso i propri calciatori. Troppo facile così. E il signor Prefetto non è stato un buon arbitro di questo match non disputato.