PINO DANIELE: NELLA SUA BIOGRAFIA ANCHE I RICORDI DI FORMIA E SABAUDIA
Quando si è diffusa la notizia della sua morte, mio figlio – che tecnicamente appartiene anagraficamente agli adulti maturi, padre di famiglia – mi ha stupìto dicendomi: “Quando ho sentito quello che era successo, mi si è cancellata la gioventù”, spiegandomi poi che Pino Daniele era la immagine di quella gioventù idealizzata, della quale il cantautore era il logo. Ed è andato a cercare nella collezione di 33 giri (vinile allo stato puro) i suoi dischi. Ma forse questa operazione è stata di mia figlia, anche lei adulta matura, anche lei come il fratello con figli ormai sulla via di uscire dalla adolescenza. Io pensavo che quella raccolta di dischi, già sostituiti dagli odierni cadaveri delle antiquate “cassette” musicali e dai CD mantenuti (per ora) ancora in vigore sonoro, fossero miei: Strauss e i valzer di un mondo che si era perduto già cento anni fa e più; quasi tutto Wagner, jazz, Vivaldi, decine di altri “classici” eterni o di tendenza (come ignorare Beethoven, Mozart, Von Karajan e Pollini, pop-folk americano, il primo 33 di Star Wars acquistato in una vetrina di novità appena uscite acquistato in qualche aeroporto), ma non immaginavo che ci fosse anche il primo “tutto Pino Daniele”, quello che aveva segnato la giovinezza di mio figlio (miei figli) e che avevo finito per conoscere anche io via via che veniva ripetuto sul piatto e diffuso dalle casse radiofoniche di diversi anni fa. E sono stato, a mia volta, coinvolto da quella notizia, prima che essa venisse stritolata e divenisse fin troppo vecchia dalle miriadi di voci diffuse con tutti i mezzi di comunicazione, radio-televisivi e internettisti. E così concorro a questa mesta operazione, anche se rimasi molto più coinvolto dalla quasi analoga e prematura scomparsa di Massimo Troisi. Ecco qui il mio modesto contributo, per accennare brevemente al legame che strinse anche questa mia terra pontino-aurunca al grande cantautore. Cominciò avvicinandosi d’ estate al “nord” della Campania, e trovando pace e ispirazione a Formia, dove scrisse più volte e riposò dalle fatiche degli spettacoli cui partecipava. Poi si spinse ancora più a “nord” e acquistò una bellissima villa sulle magiche dune di Sabaudia, a qualche centinaio di metri da dove avevano vissuto la loro vacanza artistica Alberto Moravia, Emilio Greco, o la contessa Volpi di Misurata (in quella villa-tempio un poco fuori luogo, dalle stanze bianchissime interrotte da grandi macchie coloratissime di rosso, verde, blu, nella quale ebbi la sorte di essere invitato qualche volta). Quando si scriverà la biografia di Pino Daniele non si potrà omettere di citare queste due stazioni marittime della provincia di Latina, che, a loro modo, hanno contribuito a riempire la vita artistica di un ragazzo fortunato nella vita e sfortunato nella morte giovane che lo ha preso.