UNA PROVINCIA CON VOCAZIONE
DI SVERSATOIO GENERALE
Si è discusso a lungo su quale dovesse essere la vocazione della provincia di Latina. Nessuno ha avuto mai il coraggio di dirlo. Ora le cose cominciano a chiarirsi, alla luce dei fatti che si sono determinati o si stanno determinando sul territorio con la partecipazione di diversi soggetti e di diverse competenze. Il mistero vocazionale è stato chiarito: la vocazione della provincia di Latina è quella di sversatoio pubblico, o di raccoglitore di rifiuti altrui. È una cosa tanto avvilente e tanto puzzolente da spingere chi ne scrive a usare meno parole possibile. Quella impressione deriva, si diceva, da alcuni fatti, che si espongono nel loro ordine, senza commento:
1. la discarica di Borgo Montello, nata anni fa come ripiego e soluzione temporanea, che è divenuta col tempo una concorrente stabile e crescente della famigerata e romana Malagrotta. I cattivi odori non sono solo prodotti dai rifiuti che marciscono, ma anche dagli esiti di una bella e rapida inchiesta giudiziaria, conclusasi in questi giorni con sei persone indagate e arrestate per aver fatto sparire, attraverso manovre sui bilanci e rapporti con società-scatola o conniventi, qualcosa come 34 milioni di euro, che dovevano servire per bonificare la discarica, ed erano fondi pubblici. Fate voi i vostri commenti
2. dopo la chiusura di Malagrotta, Roma si è trovata nella incapacità di rimpiazzare la zona che è stata chiusa, Allora si è deciso di sversare una parte dei rifiuti romani in territorio di Aprilia, terza o quarta città del Lazio per popolazione, e già massacrata da quartieri abusivi, inquinamento e disordine. Avranno ragionato che alcune migliaia di tonnellate di immondizia in più non avrebbe fatto più male di quello che hanno fatto gli amministratori che hanno gestito il territorio
3. la terza circostanza viene dalla brillante idea di “salvare” un’ azienda chimica non già alimentando i mercati che dovrebbero assorbire i suoi prodotti, ma autorizzandola a intraprendere una nuova “mission” sociale, che consiste nel riciclare rifiuti liquidi definiti pericolosi, prodotti anche da altri stabilimenti chimici di tutto il Lazio, per un totale annuo di 34 mila tonnellate (riflettete su questo dato). Insomma, abbiamo salvato un’ azienda autorizzandola a trasformarsi da manifatturiera in produttrice di rifiuti, sia pure “recuperati”. L’ economia è anche fantasia.