SATRICUM: I VALORI DI LATINA QUANDO LITTORIA NON ESISTEVA
Il Comune di Latina, dopo anni di vani tentativi, ha deciso finalmente di valorizzare una straordinaria risorsa culturale presente da millenni sul suo territorio. Si tratta dei resti della antica “città” latina di Satricum (VIII-XII sec. a.C.), presso la quale sorgeva uno dei luoghi di culto maggiormente frequentati dalle popolazioni non solo locali, ma anche da quelle che percorrevano le direttrici verso sud, Etruschi compresi: il tempio della Mater Matuta, ossia della dea dell’alba, della fertilità, della nascita, della vita. Presso i resti di quel tempio, che venne distrutto verso il IV secolo a.C., sono state ritrovate stipi votive, così come nelle vicine aree di competenza della “città” di Satricum destinate a necropoli, sono stati rinvenuti preziosi e bellissimi oggetti che accompagnavano il cammino dei morti verso l’aldilà. Ora sono parte assai importante del patrimonio di reperti del Museo di Villa Giulia a Roma, esposti in una grande mostra che ebbe luogo negli anni Settanta dello scorso secolo. Benché i primi scavi a Satricum risalgano a studiosi italiani della Soprintendenza archeologica romana, negli ultimi anni dell’Ottocento, si è dovuta attendere la disponibilità di studiosi dell’Istituto Olandese di Cultura di Roma, per riprendere sistematicamente le indagini e gli studi. E proprio grazie agli Olandesi è stato possibile acquisire una ulteriore serie di tracce e reperti e, soprattutto, di provare a ridisegnare l’immagine di quel tempio della Mater Matuta che ispirò anche un libro di Stanislao Nievo, che trascorse una parte della sua vita giovanile a Le Ferriere di Conca, due passi dal luogo del martirio di Santa Maria Goretti nel 1902. Il Comune di Latina terrà a battesimo una mostra nei pressi dell’altura di Satricum e dello storico fiume Astura. Avverrà mercoledì 11 giugno, ed avrà come titolo “Satricum. Scavi e reperti archeologici” a cura dell’Università di Amsterdam, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. Direttrice degli scavi satricani è la dottoressa Marijke Gnade. Sarà il sindaco Giovanni Di Giorgi a tagliare il nastro.