Archivio per Luglio, 2013
17 Luglio, 2013 - Nessun Commento

UNA PROVINCIA “STREGATA”

VENTOTENE – Dopo il bel romanzo di Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, vincitore del Premio Strega 2010, il territorio della provincia di Latina rimbalza ancora una volta nelle parole di un altro Premio Strega, appena proclamato, Walter Siti (Resistere non serve a niente, Rizzoli, 2013). Siti si occupa di questo territorio in un lungo racconto apparso su Il Sole24Ore, edizione Domenica 7 luglio 2013, dal titolo Se non fai il bravo ti mando a Ventotene. A parte il piccolo e perdonabilissimo abbaglio presente proprio in quel titolo (la vera e vecchia minaccia si riferiva alla Gaeta della prigione militare> “Ti mando a Gaeta!” significava andare a passare un po’ di tempo nel carcere duro del castello angioino/aragonese, fortunatamente riscattato almeno a quella brutta fama) Walter Siti immagina di dover scrivere/inventare un racconto stando sulla bella isola tirrenica, madre involontaria ma effettiva del Manifesto per un’Europa libera e unita (il Manifesto di Ventotene, appunto) di Altiero Spinelli e compagni di confino. E un po’ affidandosi alla sua qualità di scrittore, un po’ alla fantasia di inventore costruisce un trasognato racconto notturno lungo le stradine ventotenesi, in un giorno d’estate, anzi in una notte illuminata dalla luna, nella quale il paesaggio scorre tra magie di ambienti, evocazioni della rudezza e della fragilità vulcanica, inseguimento di un’invenzione che fatica ad emergere, ricerca del realismo con quella abusiva discesa (e ancora più con quella faticosa risalita) lungo lo scoscendimento franoso di Cala Rossano, alla ricerca della quiete e della pacata rudezza di un ambiente, dal quale ritorna alla realtà con l’incontro finale di una bella ma scostante “maga”. Un ambientamento è]sempre testimonianza di non indifferenza (perché non contestualizzare quel trasognamento a Panarea o all’Asinara, ad esempio?), del che la provincia di Latina, ancorché prossima alla cancellazione toponimica, deve essere grata a Walter Siti ed alla sua penna. Magari con l’acquisto del suo libro vincitore dell’ultimo “Strega”, cosa che ad uno scrittore e al suo editore sono sempre cosa grata.

 

16 Luglio, 2013 - Nessun Commento

MONSIGNOR PETROCCHI
HA LASCIATO LATINA

Il vescovo di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, Monsignor Giuseppe Petrocchi,  ha lasciato dopo 15 anni la sua prima diocesi. Ne prese possesso nel 1998, è stato chiamato a reggere la diocesi metropolita de l’Aquila qualche settimana fa. Reggerà ancora fino al prossimo autunno anche la diocesi pontina, in attesa della nomina del suo sostituto, ma nel frattempo si è già insediato in quella abruzzese, dopo aver ricevuto, quale arcivescovo metropolita, il pallio dalle mani di Papa Francesco, nel corso di una cerimonia svoltasi nella cattedrale romana di San Pietro. Il rispetto verso il pallio che veniva  appoggiato sulle sue spalle è stato, forse, accompagnato da un pizzico di nostalgia per dover lasciare la sua prima diocesi, che lo ha conosciuto pastore per tanto tempo. Ma il sacerdote è innanzitutto servo e apostolo e missionario e la rigorosa preparazione teologica di monsignor Petrocchi,  insieme alla sua educazione di razionale docente di filosofia, gli avrà certamente dato ogni consolazione nel ricevere il nuovo incarico, che, se non fosse un servizio “da servo”, verrebbe definito da noi secolari come prestigioso. Due mondi diversi, anche se non distanti, quello pontino fatto di novità, come la “città nuova” di Latina, ma anche di antiche sedi episcopali, come Sezze, Priverno e Terracina; e un territorio che affonda le radici nel tempo, nell’aspra bellezza del suo paesaggio, nella ricchezza dei suoi numerosi centri storici, e che respira ancora l’angoscia e il  profondo disagio del post-terremoto. Proprio alle condizioni sociologiche in cui è immersa L’Aquila monsignor Petrocchi ha fatto un esplicito riferimento, quando, guardando alle macerie del centro storico dell’Aquila, ha gridato il pericolo che la nobile Città  possa divenire un fantasma irrecuperabile se entro i prossimi cinque anni non le si restituirà la sua ragione di vita. Un grido di allarme e di dolore che i quotidiani nazionali non hanno raccolto, ma che è suonato nel cuore dei nuovi fedeli del pastore marchigiano proveniente dalla Terra Pontina.

Auguri L’Aquila, per il dono dell’arcivescovo Petrocchi; auguri arcivescovo Petrocchi per le battaglie che dovrà combattere per la fede, ma anche per l’amore che ha mostrato di portare verso la sua nuova sede. E auguri alla diocesi pontina per il nuovo pastore che dovrà esserne guida (episcopus) e amorevole servitore nel nome di Dio.

2 Luglio, 2013 - 2 Commento

GIUSEPPE NAPOLITANO DA FORMIA
UN POETA CHE PRODUCE “CARTOLINE”

Ho il piacere e l’onore di essere amico di un poeta pieno di sogni e colmo di straripanti energie, non solo compositive, e che chiamerei assemblative. Si chiama Giuseppe Napolitano, è figlio d’arte (anche il Padre Nicola era un apprezzato e premiato Poeta), ha insegnato a lungo, ma non tanto da scadere nella routine della docenza da stipendio, preferendo òla libertà di fare il poeta in riva al mare di Formia dove vive. Sono convinto che il giudizio sulla qualità di un poeta è un fatto personale, che sfugge alle categorie, esattamente come personale è l’ispirazione del poeta, la sua qualità di trasmettere sensazioni e di evocare emozioni, per cui non farò ai miei quattro Lettori il torto di sostituirmi al loro giudizio. Li invito, però, a “frequentare” i libri di Giuseppe Napolitano. Ma quali dei molti libri di poesie che ha scritto (finora)? Anche qui subentra l’imbarazzo del consiglio, per la stessa ragione appena detta sopra. Voglio, invece, parlare brevemente, come un blog esige, della sua virtù assemblativa. Perché Giuseppe Napolitano non è poeta che esibisce il suo prodotto e ritiene con ciò concluso il mondo. Al contrario, è un generosissimo cercatore di altrui ingegni, ed infaticabile camminatore sulle orme di colleghi di qualsiasi orizzonte nazionale siano. Non a caso ha inventato una “Stanza dei poeti” che se inizialmente ha accolto poeti “locali” (ma c’è un poeta che possa definirsi locale?) in realtrà è una straordinaria occasione per scoprire talenti che forse resterebbero confinati in ambiti geografici ridotti. Non so più quanti libri egli abbia fino ad oggi pubblicato, seguendo queste tracce. Io, grazie alla sua personale generosità, ne ho diverse decine, con quell’inconfondibile formato “cartolina” , il colore bianco avorio, nessun orpello grafico che distragga dalla lettura del contenuto che costituisce il gran pregio di ogni volumetto. L’ultima spedizione a mio favore è composta da 7 “cartoline” di vario spessore, dedicate alla poesia delle Tremiti, ai diari balcanici, ai poeti mediterranei e al viaggio della loro parola, a Richard Berengarten, Mexhid Mehmeti, Dalila Haoui, i cui nomi evocano origini sulle sponde del Mediterraneo africano. Ultima è la “cartolina” che Giuseppe Napolitano dedica personalmente a Paul Valéry, nella sua traduzione (testo a fronte). Fuori del fortunato formato mignon, Giuseppe mi ha mandato anche un libro èdito in occasione del concorso internazionale bandìto dallo Yacht Med Festival di Gaeta, edizione 2013. Il titolo d’assieme è Gaeta. Un mare di poesia, titolo che ha un vago sapore turistico-promozionale, ma che è apposto ad una bella edizione cartonata accompagnata da quadricromie e, soprattutto, da composizioni di poeti di tutto il bacino del “nostro”Mediterraneo (e anche un po’ fuori di esso): inglesi, francesi, greci, macedoni, croati, marocchini, israeliani, pòrtoghesi, maltesi, spagnoli. E anche un franco-neozelandese. Non vi posso raccontare immagini né emozioni. Se lo desiderate, chiedetemi qualche notizia in più per la ricerca. O altrimenti, molto più semplicemente, andate alle “Pagine bianche” e cercate Giuseppe Napolitano a Formia. E’ sull’elenco telefonico.

 

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