L’ OMICIDIO DI FORMIA UN SEGNALE DA RACCOGLIERE PER NEGARLO CON FORZA
L’ assassinio dell avvocato Mario Piccolino, avvenuto a Formia il 29 maggio scorso, ha suscitato inquietudine, e questa non è una sorpresa, è una constatazione. Vi è stata anche reazione nella gente qualunque. Il gesto è efferato e compiuto con una tracotanza e una “semplicità” di gesti che sembra volerla dire lunga sulla sicurezza con cui ci si muove in certi ambienti malavitosi. Quella della “vendetta” – o di un deciso gesto di intimidazione – da parte della malavita, che localmente è camorra, è una ipotesi prevalente, anche se non esclusiva. E se tale si dovesse confermare, Formia entrerebbe per la forza delle cose nel novero delle “città di frontiera”, quelle nelle quali la lunga mano camorristica intende stabilire o confermare la propria supremazia, dimostrando coi gesti brutali la sua forza persuasiva. E a questo punto non dovrebbe esserci che la reazione della gente qualunque, oltre che delle Istituzioni. Troppo grande è la posta in gioco per lasciare che la camorra o chissà chi altri faccia, senza reazione di disgusto prima che di rabbia, sentire il proprio peso schiacciante e di dominio.
Un tempo – correvano gli anni Settanta-Ottanta del XX secolo – nel sud provincia avvennero diversi attentati. Una volta un motociclista fu assassinato addirittura sulla via Flacca, sotto gli occhi di automobilisti, da un altro motociclista evidentemente sguinzagliato sulle sue tracce di persona che dava fastidio. Era il tempo in cui la camorra iniziava a sondare questa nuova fetta di territorio, fuori del confini della Campania, e cominciava a dettare le sue regole e a fare le sue selezioni, che erano “interne”, ossia tra bande, famiglie, cosche, clan di camorristi. Poi piombò la “pace sociale” e quello, paradossalmente, fu il segno che la camorra si era impiantata, perché la camorra conquista i territori col fuoco e la morte, ma quando deve investire denaro pretende la pace, perché è nel silenzio che possono distogliersi le attenzioni, acquistare terreni e fabbricati, stabilire la autorità della malavita.
E Formia ha cominciato a conoscere un fiorire di attività commerciali ed imprenditoriali che, sull’ onda del disastro sismico che colpì la Campania, e del bradisisma che scacciò tanti cittadini dalle aree del Napoletano, e che provocò ( e giustificò-mimetizzò) correnti migratorie dentro le quali c’era anche odore di camorra. Fu un lavoro di “colonizzazione” fatto professionalmente, e contro il quale la reazione delle istituzioni fu tiepido e quasi infastidito verso chi mandava segnali di allarme. La politica soprattutto si segnalò in questa gara nell’ ignorare il fenomeno, negando in alcuni suoi non secondari ambienti, che esso esistesse; vi furono clamorose polemiche all’interno dello stesso tessuto pubblico. La politica, al di là delle frasi di circostanza, volle ignorare la gravità del fenomeno: si chieda il cittadino perché ciò avvenne.
Oggi registriamo un omicidio efferato e spaventoso. La ribellione delle coscienze dovrà pure esplodere.