Sabato 30 gennaio 2016, il Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha visitato, su invito del Sindaco Giuseppe Assenso, l”isola di Ventotene e si è recato anche sull’isolotto di Santo Stefano che ospita i resti dell”ex ergastolo di Stato. Renzi ha promesso che l”ex carcere verrà salvato per farne un centro di formazione per l’Unione Europea. Ha dichiarato che saranno destinati allo scopo 80 milioni. Si dovrebbe, così, concludere a distanza di circa mezzo secolo dalla chiusura i tentativi di salvare un complesso che è stato mandato in rovina e che poteva essere una risorsa per l”isola. Ma tutto è bene quel che bene se finisce. Se bene finirà. E” interessante, comunque, osservare che la destinazione prevista è largamente compatibile con le previsioni che gli enti locali pontini hanno da tempo fatte. E a questo proposito sembra opportuno ripercorrere in rapida sintesi la storia di questo ergastolo e delle iniziative per salvarlo. Questa storia nasce da un prologo alla relazione che accompagnò un progetto di ripristino presentato anni fa alla Regione Lazio dall”Ente Provinciale per il Turismo di Latina (oggi soppresso) e dal Comune di Ventotene.
L”ex ergastolo
Sull’isolotto di S. Stefano, distante circa un miglio marino dall’Isola capoluogo di Ventotene, trovano ubicazione gli edifici che fino al 2 febbraio 1965 costituivano la cittadella dell’ergastolo di Stato. Si tratta di un complesso di costruzioni raccolte attorno all’edificio che fu fatto costruire da Ferdinando IV di Borbone sullo scorcio del XVIII secolo, a conclusione dell’opera di ricolonizzazione delle Isole Pontine (rimaste disabitate per alcuni secoli), e della impostazione e realizzazione urbanisticoedilizia degli abitati di Ponza e Ventotene.
Il complesso ergastolare fu progettato dal tecnico Francesco Carpi ed iniziò a operare nel 1795. Era previsto che ospitasse circa 600 condannati per reati comuni, ma ben presto diventò anche prigione per politici: dopo la Rivoluzione del 1799, che portò alla creazione della effimera Repubblica Partenopea; dopo la restaurazione borbonica su S.Stefano furono dirottati numerosi protagonisti 8, piccoli e grandi, di quegli avvenimenti. Questa destinazione fu poi mantenuta nei successivi centocinquant’anni, sicché in S.Stefano, insieme a criminali comuni, vennero tenuti uomini come Raffaele e Luigi Settembrini. Silvio Spaventa, i pochi superstiti della spedizione di Carlo Pisacane a Sapri, del regicida Gaetano Bresci, che qui morì, e, da ultimo, gli antifascisti: Sandro Pertini, Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, e altri.
Nell’immediato dopoguerra, all’ edificio settecentesco furono aggiunte altre costruzioni, sia per ampliare la capacità della prigione, sia per creare nuovi servizi: nell’insieme, esse disegnavano una piccola comunità composta da Direzione, abitazione delle guardie, sala convegni, forno, lavanderia, bar, chiesetta, barberia, impianti sportivi e, infine, a qualche distanza, il cimitero.
Il tutto è raccordato da un anello stradale che percorre il perimetro del complesso e che si raccorda allo slargo di Piazza della redenzione che immette alla prigione e agli altri edifici.
Dopo la chiusura dell’ergastolo, avvenuta, come si diceva, nel 1965, tutto rimase abbandonato alle intemperie e all’indiscriminato “consumo” da parte di curiosi, visitatori, cacciatori invernali, sicché, in particolare, l’edificio settecentesco è stato quasi completamente spogliato degli elementi di decoro, in parte modificato e vandalizzato.
Nel 1986 l’Ente Provinciale per il Turismo di Latina, d’intesa con il Comune di Ventotene, dopo una serie di riunioni con altre amministrazioni pubbliche e con associazioni culturali, e dopo sopralluoghi, decise di stanziare una prima somma per interventi di estrema urgenza: si era, infatti, accertato che la ostruzione delle caditoie aveva determinato un accumulo di acqua sul lastrico solare che rischiava di crollare sotto il peso eccessivo, trascinando con sé tutti i solai sottostanti. Il Comune gestì il piccolo stanziamento, effettuando una serie di produttivi interventi che hanno consentito il salvataggio dell’immobile, il ripristino del sistema di sgrondo, la chiusura di piccole crepe e l’avvìo di una forma di vigilanza sull’ immobile.
Nel 1989 l’Ente Provinciale per il Turismo di Latina elaborò un progetto di fattibilità per il “recupero e valorizzazione della ex cittadella ergastolare di S. Stefano di Ventotene”, che presentò alla Regione Lazio per il finanziamento ai sensi della Legge 64/86. Il Comune di Ventotene fece proprio il progetto e lo approvò nel 1988 con delibera della Giunta comunale n. 154 del 2.09.1988, poi ratificata all’unanimità dal Consiglio comunale. L’Ente provinciale per il Turismo di Latina completò lo studio di fattibilità con una rilevazione architettonica complessiva dell’edificio penitenziario e tale rilevazione, senza diritto all’uso, fu messa nell’anno 2000 a disposizione della Soprintendenza ai Beni architettonici e ambientali del Lazio – Sezione di Latina, che, a quanto consta, ne fece copia.
La richiesta di finanziamento non ebbe seguito, ma il Comune di Ventotene e l’Ept non abbandonarono l’iniziativa. In particolare il Comune sollecitò ripetutamente il Ministero delle Finanze per ottenere l’affidamento dell’immobile, in modo da poter destinare fondi per la piccola manutenzione e assicurare la sorveglianza: sembrava che la cosa fosse ormai fatta, giacché, in occasione di una sua visita sull’Isola in occasione del Cinquantenario del Manifesto europeista di Ventotene, il Ministro dell’epoca, Rino Formica, assicurò il Sindaco che nel giro di qualche settimana l’affidamento sarebbe stato fatto. Il sopravvenire di modifiche alla compagine governativa bloccò ogni cosa.
Una delle porzioni della struttura (Foto Pgs vietata la riproduzione)
L’immobile continuò, di conseguenza, a restare abbandonato a se stesso e gli agenti atmosferici e la vegetazione ripresero a svolgere la loro attività di distruzione, al punto che il 24 maggio 1999 il Consigliere provinciale Francesco Ferraiolo, rappresentante delle Isole Pontine in Consiglio provinciale, fece voti per accelerare iniziative volte a riprendere e sviluppare lo studio di fattibilità. Nel 1997 l’allora Presidente della Giunta regionale Lazio, Badaloni, convocò presso la Regione una riunione per riprendere l’iniziativa: in quella occasione l’Ept di Latina consegnò al Presidente Badaloni copia del progetto di fattibilità, illustrandone fini e possibili sviluppi, e ricordando che l’Ente aveva anche a disposizione i rilievi architettonici.
L’incontro ebbe un seguito nella convocazione di un convegno che ebbe luogo a Ventotene nell’estate di quell’anno. Poi ogni cosa si è nuovamente fermata.
Si ripropone, ora, il problema del recupero complessivo dell’immobile settecentesco e della cittadella ergastolare, che rappresentano beni di grande valore storico ed economico, soprattutto per un’ isola dalle limitate risorse come Ventotene, e per una destinazione a scopi compatibili. L’importanza storica, monumentale ed anche filosofica del complesso è ampiamente evidenziata nella “Relazione Culturale” allegata, tratta dagli studi del prof. Pier Luigi Cervellati sul Prg di Ventotene.
Vincolo monumentale
Tra gli interventi a suo tempo eseguiti dall’E.P.T. di Latina e dal Comune di Ventotene, venne sollecitato un sopralluogo della Soprintendenza ai beni artistici per una valutazione dell’assieme, e per fare apporre il vincolo di tutela monumentale all’edificio. Malgrado, difatti, l’obiettiva importanza dell’opera, l’immobile non risultava “notificato”. L’Ente Provinciale per il Turismo di Latina fornì la documentazione di base, il Comune i riferimenti planimetrici e catastali, sicché il 14 maggio 1987 il Ministro per i Beni Culturali e Ambientali firmò la dichiarazione di notevole interesse monumentale ai sensi della Legge 1 giugno 1939, n.1089 sull’intero complesso dell’exergastolo.
Le proposte di riutilizzo
Premesso che malgrado le limitazioni stabilite dal Comune anche per ragioni di pubblica incolumità, gli ambienti dell’exergastolo continuano ad essere frequentati da centinaia di visitatori (in estate) e da cacciatori non autorizzati in altre stagioni, si propone la necessità che, previo restauro dei principali immobili, si ottenga non solo la stabilizzazione dell’ex ergastolo settecentesco, ma anche un suo recupero funzionale e la ridestinazione del complesso, conformemente alle esigenze attuali e di avvenire che esso potrebbe soddisfare soprattutto in chiave europeistica, considerato che Ventotene + l”isola nella quale nacque tra il 1941 e il 1942 il famoso “Manifesto per una Europa l,ib era e nita” (offi, più semplicemente: Manifesto di Ven ottene) ad opera primariamente di Altiero Spinelli.
In estrema sintesi, gli obiettivi che ci si proponeva di ottenere con riferimento ai singoli immobili, erano i seguenti:
1. creazione di centri di osservazione e studio dell’avifauna migratoria (l’area ha, sotto questo punto di vista, grandissimo valore naturalistico, come testimoniano anche gli studi del Ministero dell’allora dell’Agricoltura e Foreste e del Ministero dell’Ambiente; a Ventotene esiste un punto di rilevazione)
2. creazione di laboratori di osservazione, ricerca scientifica e studio dell’ habitat marino, anche in relazione alla Riserva marina statale istituita ai sensi della Legge n.979/82
3. creazione di un centro di osservazione e studio della flora mediterranea.
Questi primi tre obiettivi avrebbero dovuto essere perseguiti ed attuati, dal punto di vista operativo e scientifico, con il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente, delle Università e della Regione Lazio e con la collaborazione delle associazioni riconosciute;
4. creazione di un centro di documentazione e studio di storia dell’ergastolo dal punto di vista criminale e dal punto di vista politico, e ricostruzione di un settore dell’ergastolo (unità cellulare, arredi, sezioni speciali, isolamento, ecc.)
Questo obiettivo avrebbe dovuto implicare la collaborazione del Ministero di Grazia e Giustizia, di Istituti universitari, di associazioni e della Regione Lazio;
5. creazione del Centro studi, documentazione, formazione e seminari sulla nascita e lo sviluppo dell’idea di Europa unita, coerentemente con la nascita nell’isola di Ventotene del Manifesto per un’ Europa libera e unita redatto da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi (1941-42) e conformemente alle Leggi Regionali n. 21/82, n. 37/83, n. 17/85 e successive modificazioni ed integrazioni. La Regione Lazio sarebbe, naturalmente, stata la protagonista di questo progetto, unitamente al Govern o Italiano, all’Aiccre, all’Autorità Europea e all’Istituto Altiero Spinelli;
6. creazione di un circuito turistico per botteghe ed esercizi artigianali e commerciali, nonché per attività del turismo e del tempo libero, sfruttando sia gli edifici esterni esistenti, sia il percorso perimetrico. Questo settore avrfebbe dovuto essere integrato con un circuito di visite guidate del complesso, a prescindere dai singoli settori già previsti ed organizzati;
7. sistemazione di un’area per attività ricettive, mediante utilizzazione sia delle celle dell’ergastolo settecentesco (da riportare alla originaria consistenza, con eliminazione delle superfetazioni e delle divisioni successive), sia degli edifici di direzione.
Negli ambienti comuni e nelle esistenti, seppure abbandonate, istallazioni (es: campo sportivo) si prevedeva di creare le zone per le attività ricreative e di tempo libero.
Oltre a queste identificazioni di scopi e d1 destinazioni immobiliari, era prevista la realizzazione del Centro direzionale ed amministrativo, comprendente un ufficio accoglienza, informazioni e smistamento ed un’ area di sussidio e di servizio. Così organizzato, si pensava che il complesso della cittadella avrebbe assunto una struttura organica ed operativa tale da consentire un utilizzo prolungato nel tempo determinando benefici economici diretti e indotti:
diretti: attraverso la creazione di posti di lavoro in particolare, per i giovani dell’isola
indotti: attraverso il ricarico della maggior domanda anche extrastagionale a beneficio degli operatori isolani.
Ovviamente era previsto anche un terzo beneficio, il recupero monumentale ed edilizio, ed un quarto, ossia la salvaguardia della specificità ambientale.
Accesso
All’isola di S, Stefano si accede attualmente attraverso l’approdoormeggio principale detto della Marinella, e attraverso altri approdi di fortuna ridossati rispetto ai venti principali. Allo stato si ritiene che con piccoli accorgimenti (ad es: la creazione di pontili galleggianti, salpabili in caso di cattivo tempo) possa essere migliorata la capacità di accesso, salvo a valutare con gli organismi interessati soluzioni integrative.