LA MOSTRA A VENEZIA
DI ALDO MANUZIO DA BASSIANO
E’ valsa davvero la pena spendere due giorni a Venezia (malgrado pioggia e vento) per una visita alla mostra che le Gallerie dell’Accademia hanno dedicato all’arte e all’intelligenza di Aldo Manuzio, tipografo artistico, editore, umanista, nato a Bassiano nella metà del Quattrocento e morto a Venezia, sua seconda o terza patria, nel 1516. Il grande pregio della mostra lo riassumo, secondo la mia personale esperienza, in due fattori: la qualità del materiale esposto, tipografico e artistico (è anche La Tempesta di Giorgione, oltre a qualche Tiziano, Tintoretto e Palma il Giovane e altri grandi firme di quel periodo); e la chiarezza ed esaustività del nostro Virgilio meccanico, che ci ha guidati con un racconto dal quale non siamo mai riusciti a staccarci attraverso le teche e le vetrine che fanno di questa mostra un esemplare, un modello.
Forse a soffrirne è stata solo la passione per il campanile, nel senso che nessun cenno è stato riservato alle origini laziali e lepine di Aldo, nato in una non modesta casa della medievale cittadina collinare di Bassiano, pochi chilometri di distanza dalla città di Latina, una settantina di chilometri a sud di Roma. Qui Aldo ebbe i natali, e poco discosto da qui ebbe i primi e fondamentali rudimenti del sapere, ospitato a Sermoneta presso quella corte dei duchi Caetani che erano l'unico faro di cultura in unì’area dominata in pianura dalla Palude Pontina. La generosità dei Caetani vide lungo in quel giovanissimo, del quale percepì l’ingegno che lo avrebbe portato prima a Roma (e Romanus si fece chiamare, prima di adottare il suo vero aggettivo topografico, il patrio Bassianas) , poi a Ferrara, Carpi, forse Milano e infine nella Venezia grande spugna attrattiva dei commerci con il vicinissimo oriente e protesa sull’intero Adriatico a seminare la sua cultura architettonica e artistica che ancora oggi segna le già italiane coste dell'Istria e della Dalmazia. A Venezia Manuzio divenne tipografo, collettore dai mercanti e dai letterati provenienti dalla Turchia e da altri Paesi dei testi di Aristotele e di numerosi letterati romani e di derivazione latina.
Venezia divenne il centro pulsante di un'arte della editoria che, avvalendosi della grande invenzione di Johannes Gutenberg della prussiana Magonza , i caratteri a stampa mobili, ne massimizzò l’uso e lo ingentilì attraverso la creazione dei caratteri del bolognese Griffo e del corsivo inventato da Aldo Manuzio. Oggi le opere originali i Aldo Manuzio non hanno un valore commerciale, tanto costerebbero, ma non lo hanno perché chi possiede l’Hpnerotomachia o il De Aetna, per dire due edizioni diverse; o chi possiede un libro di preghiere con miniatura personalizzata da grandi artisti dell’epoca, difficilmente se ne priva. Tutto questo splendore di libri, nella loro massima espressione di arte editoriale, si trova esposto nella mostra, dagli originali in folio ai sedicesimi, trentaduesimi e persino sessantaquattresimi: puliti, eleganti, rilegati da sogno, una cosa da lasciarci il cuore e gli occhi se si amano i libri.
Approfittatene prima che la mostra chiuda.