8 Ottobre, 2017 - 1 Commento

SIBO’, L’AEROPITTORE FUTURISTA CHE OPERO’ ANCHE A LITTORIA E FORMIA 

Il dipinto di  Sibò con i principali simboli di Littoria

Il dipinto di Sibò con i principali simboli di Littoria

Di Pier Luigi Bossi fino ad alcuni anni fa potevo solo dire di avere un suo disegno a inchiostro, realista, non futurista. Lo aveva realizzato a Formia, forse nel 1946 o 1947, e io lo possiedo solo perché mio padre lo aveva ricevuto dalle sue mani, come piccolo, prezioso regalo durante gli anni della nostra permanenza nella Formia del dopoguerra. Era una città che mostrava in ogni angolo i segni del passaggio di un disastro senza pietà, che ne aveva distrutto oltre il 70% dei fabbricati e delle attività produttive, e che si riaffacciava alla nuova vita con la pazienza e la voglia di lavorare tipica di chi di guerre e di disgrazie ne aveva conosciute tante nel corso dei suoi secoli, fino a perdere addirittura il suo nome romano, L’unità d’Italia le aveva restituito l’originaria denominazione, che peraltro era per alcuni anni sopravvissuta negli uffici erariali, che rilasciavano il Codice Fiscale a chi vi era nato, scrivendo: Mola di Gaeta o Castellone. L’anacronismo di Stato.

Eppure, quella città martoriata, che si liberava delle macerie dei palazzi versandole nel mare di ‘Bbascio Mola fino a imbonirlo in un enorme piazzale nel quale fino a poco tempo fa si svolgeva il mercato, in quella città che si leccava le ferite Pier Luigi Bossi veniva assunto come consulente artistico. Era il 1946, e Bossi avrebbe vissuto a Formia fino al 1952, ma integrando la sua attività di consulente con quella di progettista, essendo difatti diplomato geometra, di quella razza di geometri che venivano chiamati ingegneri, perché lo erano. Firmò molte ville ed edifici. Ma probabilmente portò avanti la sua passione per la pittura, anche se giudicò di dover abbandonare quella corrente che si chiamava Futurismo.

Al movimento di Tommaso Marinetti, difatti, Bossi aveva aderito, assumendo il nome artistico di Sibò. Erano gli anni della sua permanenza a Littoria, dove – secondo la sua biografia essenziale – visse fino allo scoppio della guerra. Nella città nuova che all’epoca si chiamava Littoria e che avrebbe assunto quello di Latina nel 1945, Bossi era stato trasferito nel marzo 1934 come Capo Sezione del Comune. E qui esplose la sua adesione al Futurismo, formando con altri pittori, come Di Gese (anche lui a Littoria), un sodalizio artistico che si segnalò per una serie di importanti iniziative. Eccone un sintetico elenco, tratto dalla sua biografia: 1935, Littoria, progetta il giardino di Piazza del Littorio, oggi Piazza del Popolo, elegante, geometrico, ma oggi semi-abbandonato; nel maggio 1936 prende parte alla I Mostra degli Artisti fascisti pontini organizzata dall’Ente Provinciale per il Turismo a Sabaudia, e in quella occasione conosce Marinetti, stringendo ancor più il suo legame col Futurismo, tanto che costituisce il Gruppo Futurista di Littoria; in quello stesso anno con Di Gese, Sibò esegue una pergamena in ricordo della Legione degli Italiani all’estero reduci dall’AOI; sempre con Di Gese dedica al pilota Giorgio De Blasi, morto in un incidente nel suo aereo precipitato nei pressi di Capoportiere, il dipinto Nel Vortice della Gloria, che fu donato dal Comune di Littoria al padre dello sfortunato aviatore; sempre nel 1936 partecipa a Roma alla II^ Mostra di Plastica Murale, con due bozzetti firmati con Di Gese ispirati alle vicende  politico-militari generate dal fascismo. Della Mostra Sibò firma anche il manifesto. E, infine, in quell’anno intenso, organizza la Galleria Comunale di Arte Moderna di Littoria, poi dispersa con la guerra e il dopoguerra e faticosamente e parzialmente recuperata. Nel 1937, sempre col sodalizio di Di Gese, allestisce tre pannelli polimaterici per la festa del Dopolavoro rionale “Gattuso”. A marzo per un attimo si allontana dalla pittura per partecipare al Congresso di poesia ed arti corporative di Littoria. Partecipa, quindi, alla mostra nazionale delle Colonie Estive a Roma ed espone due pannelli realizzati con Di Gese, e un modello della Colonia estiva di Torre Olevola al Circeo. La frenetica attività prosegue nel 1938 con la mostra delle Massaie Rurali a Littoria, con opere destinate all’allestimento della Mostra della Produzione Pontina di Littoria. Intanto si è dedicato all’aeropittura partecipando alla XXI Biennale di Venezia. Tra le opere di questo periodo vi sono due splendidi dipinti: una visione aereopittorica di Sabaudia e una sintesi degli edifici di Littoria, che riproduciamo in questo notiziario. Dopo la guerra, come detto, lavora a Formia, dove ebbi io stesso, ancora bambino, la fortuna di conoscerlo, frequentandosi egli con mio padre. Queste in rapida sintesi alcune note su un pittore che da alcuni anni ha subìto una riscoperta ed una rivalutazione che meritano che anche Latina e Formia  diano il loro contributo.

7 Settembre, 2017 - Nessun Commento

UNA NUOVA STORIA DELLA CADUTA DEL REGNO DI NAPOLI A GAETA

cadutaHo avuto la fortuna di leggere in anteprima la bozza finale del libro di Antonio Di Fazio “1860 la caduta di Partenope”,. L’ho avuto tra le mani come libro compiuto (èdito da Araneus/Narrativa), ma ho impiegato almeno due mesi prima di trovare il tempo di dedicargli queste brevi note, che esso merita completamente. E non perché Di Fazio sia un mio importante e illustre Amico, ma perché ne vale la pena, pur se il contenuto del libro si presti, a mio avviso, a qualche riguardosa considerazione. L’ambientamento è quello degli ultimi mesi del Regno di Napoli, e da quando si è deciso di ricordare storiograficamente i 150 anni di quell’avvenimento (concluso con l’assedio di Gaeta, dal 4 novembre 1860 all’11 febbraio 1861, con la caduta dell’ultima vera piazzaforte borbonica), la letteratura che si definisce genericamente e spesso impropriamente “revisionista” e un po’ nostalgica (una nostalgia che dura da un secolo e mezzo!) ha fatto premio su quella oggettivamente storica, anche spietatamente storica. Anche Antonio Di Fazio si colloca sul versante “nostalgico”, ma la sua è una nostalgia largamente temprata da una profonda conoscenza del contesto storico generale, italiano ed europeo, e, quindi, sapendo di cosa sta parlando, si muove con passo deciso ma informato nel groviglio degli avvenimenti e nell’atmosfera di quei complessi giorni, i giorni di una guerra mai dichiarata e perduta prima ancora di essere combattuta perché la storia, evidentemente, marciava in quella direzione; l’annessione del Regno di Napoli al Piemonte come primo e fondamentale passo verso l’Unità d’Italia. La trama è solo un pretesto, ben pensato, per raccontare le profonde contraddizioni di quei giorni, la divisione degli spiriti su quel che stava accadendo, la lotta impari quanto straordinaria, iniziata con Mille uomini e proseguita con il voltafaccia della maggior parte della alta ufficialità napoletana e della classe al potere, ad iniziare da alcuni politici tra i quali spiccava la figura del primo ministro don Liborio Romano. Antonio Di Fazio è persona concreta e razionale, ma ha precise origini culturali in un socialismo romantico che non sempre lo ha aiutato in questi anni della nostra era, tra rotture e ricomposizioni, alleanze e divisioni, ideali e delusioni. E nel libro – come l’ho letto io – questi sentimenti compaiono tutti. Di Fazio non fa “revisionismo” storico; fa un “re-visionismo”, guardando ad alcuni aspetti positivi dello stato borbonico, conclusosi con Francesco II, che si è voluto irridere col nomignolo di Franceschiello, ma che combatté l’ultima (e forse unica) battaglia di quella breve guerra tra le mura di Gaeta, affiancato dalla moglie Maria Sofia di Baviera, un vero “soldato”. Il mio non vuole essere un giudizio da storico, ma quello di un lettore qualsiasi. Il libro si legge molto volentieri, e qualcuno che ne sa poco di storia dell’Unità d’Italia e sue premesse, farebbe bene a comprarlo e a leggerlo. Non avrà affatto perduto il suo tempo.

30 Agosto, 2017 - 1 Commento

LA PROMOZIONE TURISTICA DI SCAURI
IN UN MANIFESTO ANTEGUERRA

scauri locandinaRiemerge da un fortunato ritrovamento un bellissimo manifesto turistico anteguerra. Lo ha riscoperto il giornalista Antonio Leoone di Minturno e si riferisce al lancio pubblicitario della località di Scauri, allora provincia di Littoria. È uno schema grafico d’epoca, molto lineare e molto diretto prescelto  dall”Ente Provinciale per il Turismo di Littoria, oggi soppresso senza alcun dibattito.

Sarebbe bello se, come già altre località italiane hanno fatto, questo remind venisse nuovamente utilizzato.
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