27 Marzo, 2018 - Nessun Commento

PRESSOCHE’ SCOMPARSO L’ARENILE DA RIO MARTINO
ALLA BUFALARA
Che c’entra il porto di Rio Martino?

rio martino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La terza settimana di marzo 2018 ha segnato ancora maltempo e vento di scirocco che ha ulteriormente aggravato la situazione di erosione della spiaggia tra Latina e Sabaudia. Un sopralluogo che ci è costato un paio di scarpe sportive, ci ha portato sul tratto di litorale che inizia a est dell’antemurale del nuovo porto di Rio Martino in comune di Latina, consegnato un paio di mesi fa per fine lavori alla Provincia che lo aveva commissionato.

Chi scrive non cessa mai di meravigliarsi nell’apprendere la messa in opera di nuove strutture rigide lungo un litorale del quale, ormai, si dovrebbe sapere tutto circa le cause scatenanti della erosione. Messo piede su un minuscolo tratto di spiaggia, scendendo dalla sponda sinistra del canale Rio Martino, che termina nel mare con un vistoso doppio antemurale che disegna una sorta di colonnato del Bernini di piazza San Pietro a Roma, sono iniziati i problemi. La spiaggia è ridotta ad un’esile lingua, sommersa da rami e tronchi d’albero, canne falciate dalla sponda di qualche canale di bonifica e affidate alla corrente che e ha portate nel mare dal quale la mareggiata le ha depositate su quella che un tempo era una spiaggia. L’immagine che si presentava a chi intraprendeva una passeggiata che aveva per meta la Bufalara, ma che si è forzatamente interrotta dopo poco più di un chilometro, era terribile nella sua essenzialità: a sinistra i brandelli di una duna che il mare ha già dimezzato, ma che continua a mangiare formando delle falesie di sabbia altre da quattro a sei metri; sull’ex arenile un incredibile deposito di immondizia rifluita dal mare (copertoni, casse di plastica, migliaia di bottiglie di vetro e plastica, i famosi dischetti provenienti da un depuratore (!) del Salento, la spiaggia che da esile diventa filiforme, fino al punto in cui diventa impossibile proseguire con quel mare nel quale ho finito per camminare nella speranza che al di là della più vicina curva di sabbia la spiaggia si riaprisse. Ma non lo ha fatto. A complicare le cose concorrevano un paio di altre sorprese: blocchi di tufo crollati dal ventre della duna squarciata e sfasciata dalle onde (è la piattaforma che fu messa negli anni Trenta del Novecento nell’intento di consolidare la duna sulla quale doveva passare la strada lungomare e che ora venivano scalzati dalle onde, ammassandosi sull’arenile; blocchi di cemento residuati dalle caditoie fatte posizionare nella duna (altra sciagura) forse venti anni fa dalla Provincia nell’intento non scientifico di veicolare le acque meteoriche. La duna franando ha determinato lo spezzatino di cemento, anch’esso accumulatosi sulla spiaggia, ostacolo imprevisto e assai consistente; un deposito di pietre bianche là dove si vedeva fino all’anno scorso un piccolo tunnel coperto che i tedeschi avevano costruito a servizio del fortino di cemento
armato della Seconda guerra mondiale che un tempo era collocato sul vertice della duna ed oggi è immerso nel mare: è il segno più drammatico del progresso che l’;erosione marina ha fatto in poche settimane. Poi l’arenile si è ristretto ancora più e, costretto a ritornare indietro anche perché ormai cominciava a piovere forte, mi sono accorto che non potevo risalire sulla ex strada chiusa, a sua volta divorata: l’altezza e la verticalità della duna impedivano una scalata che, tuttavia., sono riuscito a fare in un punto meno aspro. Le poche foto che qui pubblico sono un misero assaggio di un disastro noto. E note avrebbero dovuto esserne anche le cause: nel caso specifico è molto difficile registrare questa repentina e profonda incisione nella duna senza ricordare la ingombrante e dannosa presenza degli antemurali di un inutile porto a Rio Martino, destinato a provocare paurosi scavi verso est (Sabaudia) ed ulteriori sfracelli. Ma tant’è: questo è quanto ci offre il menu politico-amministrativo e tecnico-finanziario. Lamentarsi serve ancora a qualche cosa?

23 Marzo, 2018 - 1 Commento

PESCE DEL GOLFO DI GAETA
UNA FESTA DEL BUONGUSTO A FORMIA

cofIl Circolo della Buona Tavola ha festeggiato un nuovo appuntamento presso il Ristorante di Franco Chjnappi in via dell’Anfiteatro a Formia. L’incontro con la stampa organizzato dalla brava giornalista esperta di agroalimentare, Tiziana Briguglio, è stato preceduto da una visita all’azienda ittica Purificato,  dove la dottoressa Tiziana Zottola dell’Istituto Zooprofilattico, e il professor Giuseppe Nocca,  gastronomo, hanno illustrato  tutto quanto è necessario per saper riconoscere la provenienza, la qualità, la freschezza del pesce, oltre che il modo di cucinarlo per esaltarne le qualità nutrizionali, trarne tutti gli aromi e il gusto senza cedere alla tentazione di antiche formule ormai sorpassate. Tra esse è parsa significativa quella che ricorda che un pesce può essere cotto più che felicemente in un moderno forno a microonde. Si può fare, avendo l’accortezza di limitare a pochi minuti l’esposizione alla cottura.
cofUno degli eredi Purificato ha illustrato le fonti di approvvigionamento del pescato, che si svolge sia su base locale, tra i piccoli pescatori locali, sia in sede internazionale con fornitori e destinatari anch’ essi selezionati. Ha anche spiegato le procedure di asta del pesce disponibile, facendo giustizia di una antica abitudine che era cara anche a chi scrive, che aspettava paranze e cianciole al loro ritorno al porto per acquistare a pochi soldi il pesce meno pregiato ma più gustoso. Oggi ogni cassetta ha una sua identificazione e un prezzo preciso e non esiste più pesce nobile e pesce “di scarto” come si diceva un tempo. Tutto può diventare gustoso e appetitoso piatto elaborato.
L’appuntamento con l’esperienza a tavola è stato, come sempre, impeccabile. Ideato insieme a  Michele Chinappi  con l’intento di promuovere le eccellenze enogastronomiche del sud pontino, ha visto impegnati gli chef Salvatore Marcia e Claudio
Petrolo per un pranzo a metà tra innovazione e tradizione. In occasione del convivio è stata anche presentata la decima edizione di Vinicibando, il salone del gusto nomade in programma nel prossimo mese di novembre. Tema di quest’anno: le migrazioni. Protagonista della giornata è stata una cucina che non rinnega le origini e che sa proporre, partendo dalla tradizione, ricette innovative che vogliono sancire il perfetto equilibrio tra l’esaltazione della materia prima “made in Latina” e l’armonia del sapore che si crea al palato lasciando riconoscibili i tratti del gusto di ogni elemento del piatto.cof
Graditissima “ospite” della giornata è stata una invenzione del pasticcere Christian Agresti, che ha presentato il suo Babarattolo, ossia un babà in vetrocottura, creato in un barattolo che può conservarlo fresco ed edibile per sei mesi e che sta trovando uno straordinario successo anche all’estero, in primis la Francia, dove è già in fase di commercializzazione.
15 Marzo, 2018 - Nessun Commento

Tra Latina Lido e Sabaudia
EROSIONE GALOPPANTE
INTERVENTI INESISTENTI
Spariscono duna e spiaggia

erosione pgs1 erosione pgs2Quasi due invernate di relativa tranquillità dei moti ondosi più violenti hanno salvaguardato le spiagge pontine dal costante pericolo della erosione, ormai in atto dal 1966, quando avvennero le prime distruttive mareggiate che nel 1966 annientarono, ad esempio, il Lungomare Europa a San Felice Circeo e la spiaggia urbana di Terracina. Quest’ inverno 2017-2018 è stato decisamente diverso dai due che lo hanno preceduto, e le previsioni meteo diffuse proprio in questi giorni sulla prossima estate non sembrano particolarmente tranquillizzanti, se non sotto il fondamentale aspetto di una quasi certa scomparsa dei
fenomeni siccitori dell’estate 2017. A fare le maggiori spese delle mareggiate di questo inverno è stata la spiaggia compresa tra Latina Lido e Sabaudia, dove nel giro di tre-quattro mesi sono stati erosi milioni dimetri cubi di duna litoranea, con danni di diverso tipo: perché è iniziata quella che potrebbe essere la  definitiva demolizione e scomparsa di un bene naturalistico ormai rarissimo in Italia; perché si teme che possano essere annientate opere pubbliche come la Lungomare, costruita (male) a partire dal 1932, e piccole imprese private, come gli stabilimenti balneari; o le strutture di accesso alla spiaggia che evitano il deleterio calpestio della duna. Gli ultimi studi su questo bene ambientale risalgono ormai forse agli anni Settanta del Novecento, quando l’Università Sapienza di Roma, Dipartimento di Scienze della Terra, condusse uno studio sistematico dell’ area dunale-lacustre sotto la guida del professor Paolo Bono, profondo conoscitore della zona e purtroppo scomparso alcuni anni fa. Quegli studi e la massa di informazioni raccolte non sono mai stati resi pubblici o, comunque, messi a disposizione di una conoscenza più vasta dalla Amministrazione Provinciale che pagò quei lavori. Le preziose carte, i dati numerici, le condizioni del rilevamento sono stati rinchiusi in armadi metallici dai quali non sono stati mai più rimossi, con ciò sprecando una fonte di conoscenza e perdendo negli archivi una memoria che sarebbe utile ancora oggi. In attesa che la Provincia – sia pure in articulo mortis – compia un gesto riparatore e affidi a qualcuno il recupero e la pubblicazione di quelle rilevazioni, non resta che constatare l’incapacità di comprendere un problema che ormai convive con questa area litoranea da almeno 60 anni. Anzi, di più: diciamo 70, perché alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, il prof. Arturo Bianchini pubblicò sulla rivista della Camera di Commercio Economia Pontina le sue rilevazioni sull’innalzamento del livello del lago di Paola, chiaro indice dell’;innalzamento del livello marino. Il lago e il mare, infatti, collegati come sono, diventano un perfetto sistema di vasi comunicanti e tutto quello che può comodamente studiarsi nei laghi (Paola,
Caprolace, Monaci e Fogliano) corrisponde a ciò che avviene in mare aperto.
Una decina di anni fa – se ben ricordo – il Comune di Latina ottenne dalla Regione Lazio un finanziamento per porre in opera una serie di pennelli; (ma chiamiamoli anche scogliere) perpendicolari alla spiaggia e su di essa radicati. La Regione rinunciava ad un suo procedimento che l’esperienza aveva dimostrato valido ed efficace, affidandosi ad un altro sistema di interventi che ormai era noto che avrebbe procurato molti danni. E, difatti, posto il primo pennello presso Foceverde, si riformò una certa area sabbiosa a ovest, ma il mare cominciò a mangiare; ad est provocando profonde e letali erosioni via via che si procedeva verso Capoportiere . Oggi che di pennelli ne sono stati messi diversi, sta accadendo esattamente quello che si temeva e che si sapeva ma che si è voluto ignorare: ogni pennello erode sempre più profondamente procedendo verso Sabaudia. E’lo stesso meccanismo più volte temuto dell’ampliamento del porto di Anzio, denunciato proprio dalla stessa Regione Lazio negli studi preliminari. A Latina, ignorando i pericoli che erano noti, abbiamo fatto più rapidamente e con micidiale efficacia. Quali sono, difatti, le conseguenze ad
oggi? Almeno due, di immediata osservazione: una più prossima, a circa mille metri a est di Capoportiere, dove il mare ha sbancato, dimezzandola, la duna nelle micidiali mareggiate tra dicembre 2017 e gennaio  2018. Si guardi la fotografia fatta il 15 marzo 2018: è un punto nel quale tra il mare e la residua duna c’è un passaggio inferiore al metro. Chi scrive ha percorso rischiando di finire in mare con tutti gli scarponcini che indossava.
Il secondo punto è a ridosso di Caterattino, a una quindicina di chilometri più a est, dove la linea di costa si incurva sempre più in un arco che sta assumendo il profilo di un lieve golfo. Qui la duna è stata mangiata fino al punto di provocare il crollo di parte della Lungomare, poi tamponato alla meglio, ma ora aggredito di nuovo col pericolo che finiscano in acqua ristoranti e stabilimenti balneari. I due Comuni più direttamente interessati (Latina e Sabaudia) e il Parco nazionale del Circeo dovrebbero studiare immediate contromisure non locali per evitare che per difendere le proprie ville sulla duna i proprietari ammassino scogliere che finirebbero per distruggere la poca e mirabile spiaggia di Sabaudia che ancora resiste. Forse siamo ancora
in tempo.
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