29 Agosto, 2012 - Nessun Commento

IL CIRCEO DI SERGIO TOPPI

Sergio Toppi, grande disegnatore milanese, noto soprattutto per le migliaia di “nuvolette” che ha artisticamente riempito di contenuti, è scomparso nei giorni scorsi nella sua abitazione di Milano. La sua ultima mostra l’aveva svolta a Roma, alla fine del 2011, ed era stata una mostra di successo. Le sue tavole sono non soltanto un segno grafico, ma soprattutto un segno artistico: elaborate, intricate per sintetizzare in breve spazio decine di contenuti, corrette e sofferte perché Sergio Toppi è stato soprattutto un grande professionista.

Anche la Provincia di Latina deve essergli grata, avendo egli eseguito alcuni anni addietro, su richiesta dell’allora Ente Provinciale per il Turismo, alcune tavole per illustrare un nuovo dépliant dedicato al Parco Nazionale del Circeo, dépliant che ora si trova anche in visione nei grandi saloni dedicati al comics. Qui pubblichiamo alcune di esse: raffigurano il Circeo, la Maga Circe, l’Uomo di Neanderthal, il paesaggio di flora e fauna che arricchisce l’ambiente. Difficile fare meglio. Ora le tavole si trovano affidate in deposito alla Galleria Comunale. 

17 Agosto, 2012 - 3 Commento

DALLA GERMANIA UN NUOVO LIBRO SULL’URBANISTICA FASCISTA IN AGRO PONTINO

Un’opera sull’architettura e sull’urbanistica del ventennio fascista è stata pubblicata dalla Dom Publishers di Berlino. Ne è Autore Harald Bodenschatz, docente sino a pochi mesi fa presso la Facoltà di Aerchitettura, Urbanistica e Ambiente  dell’Università di Berlino. Studioso e amante dell’Italia, Bodenschatz ha trascorso molti mesi nel nostro Paese, in particolar modo a Roma e Sperlonga, ove ha soggiornato e concepito, come lui stesso riferisce, il voluminoso tomo, che si compone di 520 pagine, e si presenta in formato di cm 30×25. Seicento sono le immagini, tra foto e carte topografiche. L’autore in un’intervista concessa al giornalista Felice Cipriani, che ha curato il presente lancio, ha tenuto a sottolineare che i tedeschi non conoscono bene l’architettura e l’urbanistica fasciste. Il loro interesse si limita, il più delle volte, all’antica Roma, al Rinascimento e al Barocco.

 

L’architettura italiana del ventennio, pur nata a volte all’estero, come il Razionalismo, subì certamente l’influenza del regime, ma non ne fu subordinata.  Marcello Piacentini non fu l’architetto di Stato come lo fu, invece, Albert Speer, l’architetto di Hitler, e diresse un’istituzione per il controllo dell’urbanistica. In Italia non c’era divieto di stili. La preoccupazione di Mussolini fu quella di accreditare Roma come capitale attraverso un’architettura che travalicasse il regionalismo e dimostrasse la potenza del fascismo con importanti opere architettoniche re3alizzate anche in Libia, Eritrea, Somalia e Albania.

 

Gli architetti italiani, specialmente i più giovani, lavorarono alla progettazione di molte nuove città associandosi e partendo da un’idea di massima, ma nella massima libertà, al contrario della Germania di Hitler e della Russia di Stalin ove l’architettura e l’urbanistica furono poste sotto il controllo dello Stato.  Possiamo dire che in Italia sotto il fascismo si concepì un’architettura europea che venne studiata e interessò sia la Russia comunista che gli Stati Uniti. I capitoli più importanti dell’opera dci Bodenschatz riguardano: la Roma Nuova del Fascismo – l’Agro Pontino – le opere nel resto d’Italia – l’urbanistica etnica di Bolzano – l’urbanistica Oltremare – il quadro Legislativo italiano e la sia evoluzione – i principali testi legislativi dell’epoca. Le conclusioni riguardano le dittature e l’urbanistica nel ventennio.

 

Hanno collaborato con l’Autore valenti studiosi, tra cui Daniela Spiegel, che ha organizzato mostre e dedicato una pubblicazione a “Città Nuove dell’Agro Pontino”.

 

L’autore ha detto che un punto di riferimento importante per il suo lavoro è stato il libro di Gustavo Giovannoni Vecchia Città ed Edilizia Nuova.



14 Agosto, 2012 - Nessun Commento

MUSSOLINI A PONZA E LE SPIATE A KAPPLER
I telegrammi segreti

Mussolini e Hitler (foto da Wikipedia)

Dopo l’arresto a Villa Savoia del 25 luglio 1943, Mussolini venne trasferito a Gaeta e qui imbarcato per l’isola di Ventotene, e poi per Ponza, dove sbarcò il 29 luglio e dove venne alloggiato in una villetta sul mare di Santa Maria, oggi albergo.

27 luglio 1943. “La marcia da Roma era stata resa angosciosa dall’afa che i finestrini semi-aperti della macchina che trasportava il duce non riuscivano a lenire. E c’era il timore di incontrare qual-che posto di blocco tedesco. Il tratto più preoccupante furono le salite di Itri, che con pendenze e curve si prestavano alla sorpresa di chi avesse voluto intercettare l’auto. Passarono senza problemi anch’esse e giunta alle porte di Formia, la piccola pattuglia di automobili piegò decisamente a destra, imboccando la stretta strada litoranea che in tre o quattro chilometri conduceva a Gaeta. Lungo Corso Attico, le ronde assi-stettero indifferenti alla sfilata delle vetture. Arrestatesi presso il pontile Cíano, ora distrutto, le auto scaricarono alcuni civili. Poche rapide mosse e il gruppetto si avviò all’imbarco. Mussolini giungeva per l’ultima volta a Gaeta che lo aveva avuto spesso ospite. Un rapido sguardo alla sagoma di Monte Orlando e alla città dormiente e oscurata, e il duce mise piede sulla lancia che si staccò dal pontile. Verso le ore 2, la corvetta «Persefone» salpava le an-core e prendeva il largo, scortata da un cacciatorpediniere, con i suoi nuovi ospiti borghesi. Doppiata Punta dello Stendardo l’unità assunse la rotta delle Isole Pontine. La navigazione fu tranquilla, il mare era calmo e nessun velivolo comparve a disturbare il piccolo convoglio. La presenza a bordo dell’ex capo del Governo non sfuggì all’equipaggio, fin dal giorno prima sull’avviso che qual-cosa di grosso sarebbe accaduto. Malgrado fosse ormai noto da 48 ore che Mussolini era stato destituito dal re, alcuni marinai non riuscirono a nascon-dere un senso di rispetto verso chi aveva comandato fino a poche ore prima su tutto e tutti. Appena Mussolini salì in coperta i marinai improvvisarono una piccola cerimonia, offrendogli un’anguria sulla cui corteccia qualcuno aveva inciso con un temperino la dedica «al Duce, l’equipaggio». La massima parte del tempo, però, l’ex-duce la trascorse in plancia, sorvegliano dall’Ispettore di P.S. Polito e da un Ufficiale dei Carabinieri che lo avevano accompagnato da Roma, insieme al contrammiraglio Maugeri e alcuni ufficiali. All’alba del 28 luglio la corvetta avvistò l’isola di Vento-tene. Dopo poco la nave manovrava in prossimità del porto, ar-restando la marcia e dando fondo. L’improvviso arrivo delle unità militari suscitò curio-sità sull’Isola, malgrado l’ora. La curiosità crebbe quando sulla banchina del porto sbar-carono Maugeri e l’ispettore Polito, che presero contatti con il Commissario di P.S. Marcello Guida, che dirigeva il confino politico. Gli ospiti misero a parte il Commissario della situazione. Qualche orecchio indiscreto, l’inatteso arrivo delle due unità militari nell’Isola e le notizie trasmesse dalla radio il giorno prima consentirono ai confinati di intuire quello che stava accadendo. Numerosi di essi si radunarono sulla piazza e sulla piccola strada in discesa che conduce al porto, trattenuti dalle guardie, sia pure con un rispetto maggiore di quello che era stato loro riservato fino a tre sere prima. La notizia che Mussolini era stato destituito da Vittorio Emanuele III era caduta sul confino con un grosso tonfo. Scoccimarro, Pertini, Secchia, Longo, Terracini, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e altri avevano rivendicato immediata-mente due cose: libertà di movimento sull’Isola e organizzazione del «rimpatrio». Era il c.d. “governo di Ventotene”. Appena fu nota la ragione dell’arrivo a Ventotene della «Persefone» col suo importante ospite, anni di repressione provocarono un fermento tra coloro che l’importante ospite aveva provveduto ad escludere dalla vita civile da cinque, dieci, e persino venti anni. Guida rappresentò all’ammiraglio Maugeri e all’ispettore Polito i problemi che una permanenza di Mussolini gli avrebbero procurato, e poco dopo il grup-petto risaliva sulla «Persefone» che in pochi minuti salpava le ancore riprendendo il largo, stavolta con rotta su Ponza, dove giunse attorno alle ore 10. La «Persefone» dette fondo lontano dal molo Musco. Il commissario di P.S. e il Maresciallo dei Carabinieri Ma-rini accolsero con ansia gli eventi. Stava per cadergli addosso una responsa-bilità grossa, né sapevano come contenersi davanti all’ex-duce: se ricordando il 25 luglio o se assumendo l’atteggiamento riservato, comunque, a un pri-gioniero”. (Da I giorni della guerra in provincia di Littoria, di P.G. Sottoriva, 1974).
Scrive Pietro Nenni nel suo diario di confinato a Ponza: “Verso le dieci la corvetta G.40 ha fatto il suo ingresso nel porto e ha gettato l’ancora a cento metri dal molo. Un generale e alcuni ufficiali sono scesi a terra. Grande curiosità nel paese e al campo. Andirivieni di ufficiali attorno alla capitaneria. L’unica automobile dell’isola e’ stata mobilitata dal direttore del campo per una corsa all’interno in direzione di Santa Maria…
“Sono le undici quando una barca si stacca dai fianchi della corvetta e prende la direzione di Santa Maria, una frazione a un tiro di schioppo da Ponza. Sono a bordo un civile (che poi apprendo essere Mussolini che sul momento non riconosco) e sei carabinieri”. Mussolini sarebbe stato sistemato in una palazzina a due piani, davanti alla spiaggia di Santa Maria: oggi e’ la Pensione Silvia. Vi sarebbe rimasto sino all’alba del 7 agosto, quando venne trasferito all’isola della Maddalena, prima del definitivo spostamento al Gran Sasso.
Nenni scrive ancora: “Scherzi del destino! Trenta anni fa eravamo in carcere assieme, legati da un’amicizia che sembrava dover sfidare il tempo e le tempeste della vita, basata come era sull’odio comune della società borghese e della monarchia e sulla volontà di non dare tregua al nemico comune. Oggi eccoci entrambi confinati sulla stessa isola; io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie, che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo”. Appena Mussolini fu sbarcato il senso della gerarchia pre-valse e il maresciallo Marini, dopo un «attenti» perfetto e un saluto alla visiera altrettanto impec-cabile, si avvicinò all’ex-duce premurosamente. I preliminari furono esauriti rapidamente. Mussolini fu accompagnato verso una casetta bianca sulla spiaggetta di S. Maria- Quella costruzione richiamava precedenti: proprio là era stato confinato Ras Immerù, che dall’Etiopia era stato trasferito a Ponza per essersi incautamente opposto alla fondazione dell’Impero. Il 29 luglio Mussolini com-piva il sessantesimo anno. Iniziarono gli 11 lunghi giorni di Ponza: scrisse a Badoglio ringraziandolo per le attenzioni riservate alla sua persona; si lasciò andare a dichiarare che la sua maggiore umiliazione sarebbe stata quella di essere restaurato ad opera del Reich; tradusse in tedesco le Odi Barbare di Carducci; ebbe colloqui con il parroco, mons. Luigi Maria Dies, al quale affidò, insieme a mille lire, l’incarico di celebrare una messa in suffragio del figlio Bruno, morto in un incidente aereo a Pisa; soffrì dei suoi soliti dolori di stomaco, che gli ospitali ponzesi cercarono di lenire con il latte dell’unica vacca presente nell’Isola.
Non poté comunicare con la famiglia per evitare che i tedeschi identificassero il luogo in cui era custodito, e in effetti solo il 2 agosto un telegramma di Kappler annunciava la scoperta a Ponza dell’amico di Hitler. Tale scoperta viene attribuita dal’ufficiale tedesco a “fonte affidabile all’interno dell’arma dei carabinieri”. Chi fu quella fonte? Verrebbe da pensare al maresciallo Marini, comandante la stazione di Ponza, che ebbe per il prigioniero sempre riguardi, e che nel dopoguerra pubblicò un racconto a puntate di quelle giornate. Ma circola anche voce che fosse stato involontariamente uno dei 14 carabinieri che sorvegliavano la bianca casetta di S. Maria. Scrivendo alla sua fidanzata, che prestava servizio a Roma nella casa di un commerciante spesso in contatto con i tedeschi, il milite disse che aveva con altri com-militoni l’incarico di sorvegliare un personaggio molto impor-tante. Non fu difficile alle SS fare due più due. Il 7 agosto Mussolini fu prelevato che era ancora notte per essere trasferito all’isola della Maddalena, qualche ora pri-ma che Mons. Dies celebrasse messa per il figlio Bruno.
Ecco i telegrammi che Kappler e altri del comando romano trasmisero a Berlino per tenere costantemente informato Hitler, che aveva subito ordinato la ricerca e la liberazione del suo alleato, che poté essere prelevato solo il 12 settembre del 1943..
Da Roma a Berlino,
2 agosto 1943,
ore 14.57.4
All’attenzione del comandante delle Ss, urgente. Tramite Pagnozzi (che è in contatto con
una fonte affidabile all’interno dell’Arma dei carabinieri), Dollman ha appreso che il Duce
si trova dall’altro ieri nell’isola di Ponza, tra Gaeta e Napoli. Informerò immediatamente il
generale Student.
F.to: Kappler.
Da Roma a Berlino,
6 agosto 1943,
ore 18.42.14
Donna Rachele Mussolini non si trova a Ponza, come riferisce Dollman, ma a Rocca delle
Caminate, nei pressi di Forlì.
F.to: Kappler.
Da Roma a Berlino,
10 agosto 1943,
ore 17.30.33
Il Duce si trova sicuramente a Ponza, malgrado circolino voci in senso contrario.
F.to: Kappler.
Da Roma a Berlino,
10 agosto 1943,
ore 18.57.34
Si apprende da una fonte confidenziale della polizia che Stracca e Agnesina [sic] sono stati
arrestati il 2 agosto perché progettavano di liberare il Duce mentre transitava da Gaeta,
sulla via di Ponza. Si dice che una delle cento guardie [personali del Duce] li abbia traditi.
F.to: Kappler.
Da Roma a Berlino
11 agosto 1943
ore 9.03.35
Un monsignore del Vaticano ha incontrato ieri Del Re (che egli conosce come fascista) per
comunicargli la seguente informazione: l’ambasciatore inglese in Vaticano è stato
informato che il Duce si trova nell’isola di Ponza. […].
Da Roma a Berlino,
14 agosto 1943,
ore 17.01.44
Il Duce è stato evacuato da Ponza il 12 agosto. Stiamo indagando in ogni direzione per
scoprire dove si trovi attualmente. Le nostri fonti sono i commissariati di polizia, Piscitelli
e Dollman.
F.to Kappler.
Da Roma a Berlino,
1 settembre 1943,
ore 7.24.80
Giorni fa, a Gaeta, numerosi soldati italiani hanno preso parte ai festeggiamenti organizzati
dai comunisti per la liberazione di un gruppo di prigionieri politici.
F.to: Kappler.
Da Berlino a Roma,
10 settembre 1943,
ore 20.49.89
Il Comando dei servizi di sicurezza ordina che la liberazione di Mussolini e di sua moglie
sia eseguita con determinazione assoluta, con tutti i mezzi a disposizione e a qualsiasi
condizione. Se necessario, possiamo assistervi da qui. […].
F.to: Hoettl
Da Roma a Berlino,
12 settembre 1943,
ore 14.45.95
Questa mattina alle ore 10.00, il commando di paracadutisti agli ordini di Skorzeny ha
iniziato l’operazione sul Gran Sasso. Attendiamo ancora la conferma del buon esito
dell’azione. Il commando deve tornare alla base solo nel caso il Duce sia nel frattempo
arrivato in Germania.
F.to: Kappler.
Da Roma a Berlino,
12 settembre 1943,
ore 18.11.96
La liberazione di Mussolini è stata portata a termine con successo. La partenza per Vienna,
dall’aeroporto di Pratica di Mare, è avvenuta alle ore 17.00. Siete pregati di convocare a
Vienna i funzionari più importanti delle Ss e della polizia.
F.to: Kappler

(*) Debbo ringraziare Lorenzo Tonioli, appassionato ricercatore di storia della II Guerra mondiale che mi ha segnalato il volume da cui questi telegranmmi sono tratti: L’Italia del ’43 nei telegrammi nazisti (Roma- Berlino, luglio-novembre), National Archives, Kew Gardens, Surrey, Gran Bretagna, A cura di Mario J. Cereghino, 2007.