18 Settembre, 2012 - Nessun Commento

LA PUBBLICA MANGIATOIA

Non bastano le performance dei politici che succhiano danaro ai contribuenti (il caso Lazio è in questi giorni sulla cresta dell’onda della riprovazione). Ci sono anche certe categorie di superprivilegiati che fanno del loro pubblico impiego una ragione di autentico arricchimento. Come i dipendenti del Senato. Ecco quanto è scritto su Blitz Quotidiano on line del 17 settembre 2012.
In quarant’anni lo stipendio annuo lordo di un assistente parlamentare può lievitare anche di diverse centinaia di migliaia di euro fino ad arrivare a misurare ben 4 volte quello di uno statale. Stipendi rimpolpati al Senato. Come quello dei commessi, che può crescere da 38.059 a 159.729 euro moltiplicandosi per 4,2 volte. O come quello dei coadiutori da 46.678 a 192.446. Quello dei segretari invece da 56.766 a 255.549. Quello degli stenografi da 67.390 a 287.422. Ma il top spetta ai consiglieri parlamentari, la cui retribuzione può passare da 85.415 a 417.037 euro, lievitando di quasi cinque volte. Ma i dipendenti del Senato sono sul piede di guerra in quanto temono vengano tolti loro gli scatti automatici in busta paga aboliti per tutti gli altri impiegati pubblici 20 anni fa. Automatismi che, come riportano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera, ancora oggi consentono a Palazzo Madama, nell’arco della carriera, perfino di quintuplicare lo stipendio al di là del merito. E di guadagnare mediamente 149.300 euro: oltre il quadruplo di uno statale medio italiano. Dal 2008 al 2011 inoltre la spesa per le pensioni del personale del Senato è salita da 82.584.082 a 98.842.943 euro: un’accelerazione mostruosa, del 19,7%. Nei prossimi anni l’andazzo è previsto sugli stessi ritmi. Lo dice il bilancio preventivo del 2012 approvato all’inizio di agosto. Mentre la spesa per il personale dipendente (tolto quello a tempo determinato) dovrebbe diminuire di circa 2 milioni 560 mila euro, fermandosi a 131 milioni 970 mila euro, la spesa per le pensioni salirebbe invece a 106 milioni 850 mila euro. Rizzo e Stella spiegano che tutto ciò significa che negli anni in cui il Pil pro capite degli italiani calava (dati Istat) del 6,5% e la vendita delle auto crollava ai livelli del 1983, la bolla previdenziale di Palazzo Madama si gonfiava del 29%. E continuerà a gonfiarsi fino a 109 milioni nel 2013 e quasi 112 nel 2014.
E, intanto, scuole e ospedali si chiudono.

 

6 Settembre, 2012 - Nessun Commento

L’AEROPORTO CIVILE DI LATINA
UNA FENICE CHE RITORNA OGNI TANTO

L’aeroporto di Latina torna ad interessare la politica locale. Una precisazione per dovere di cronaca e qualche brevissima considerazione.
Precisazione per dovere di cronaca: il progetto di unire all’aeroporto militare Comani di Latina Scalo un uso anche civile risale ai primissimi anni Settanta del Novecento. Fu predisposto un piano di massima con relativo progetto, affidato ad una “firma” abilitata a questo tipo di progettazioni, una firma strettamente tecnica con esperienze professionali dimostrate – preceduto da un sondaggio scritto presso gli operatori economici dei diversi settori. Il progetto fu inserito nei diversi livelli di programmazione territoriale dell’epoca, ossia: i) piano nazionale degli aeroporti, come aeroporto metropolitano; piano regolatore del Consorzio di Sviluppo industriale Roma-Latina; i Piani regolatori generali di Latina e Cisterna (per le servitù di atterraggio e decollo): b) fu ottenuta dal Ministero della Difesa l’autorizzazione ad atterraggi straordinari (il primo atterraggio fu fatto dalla carovana del Giro d’Italia proveniente dalla tappa di Rimini e che sarebbe ripartita dalla successiva tappa di Terracina): atterrarono due aerei da trasporto con il “pienio” di ciclisti, tecnici ed operatori sportivi.  Seguirono nel tempo altri atterraggi di executive privati. L’aeroporto ebbe anche un primo finanziamento di 800 milioni, successivamente revocati. Fu costituito all’uopo un Comitato Promotore di cui facevano parte: Provincia di Latina, Comune di Latina, Consorzio Industriale Roma-Latina, Camera di Commercio di Latina, Ente Provinciale per il Turismo di Latina. Il Comitato era presieduto dal presidente dottor Mario Costa. La revoca – inattesa – del finanziamento portò all’abbandono di fatto del progetto.
Brevi considerazioni per l’oggi: 1) l’aeroporto doveva essere accompagnato dalla costruzione di un asse veloce che lo collegasse a Roma (le ragioni sono intuitive, almeno per chi ha qualche pratica di questo tipo di investimenti, dei costi e delle rese). La strada era il cosidetto ”asse civile-industriale”, sul quale il Consorzio industriale aveva riposo grandi attese e che fu progettato, ma non attuato per carenza di finanziamenti. Questa condizione permane anche oggi: non si può pensare l’aeroporto civile senza una via veloce di collegamento a Roma; 2) negli anni Settanta Latina Scalo (sulle cui case sarebbe avvenuta la procedura di decollo e atterraggio) era un piccolo borgo: oggi è un paese di molte migliaia di abitanti. Sono disposti ad accettare la servitù di frastuono dei motori dei grossi aerei e dello scarico aereo di carburante combusto (ricordare le prese di posizione degli abitanti di Malpensa)? Non sembra che la gente di Latina Scalo sia mai stata chiamata a dare un proprio interessato giudizio; 3) a due poassi (in linea di volo) con l’aeroporto si trova il Monumento naturale di Ninfa, che ricadrebbe dentro i problemi dell’inquinamento atmosferico delle procedure di volo. Che ne facciamo? Lo buttiamo via? 4) il Comani è una Scuola di volo ad elica (volo di base) affermata in Europa, che ha formato migliaia di piloti italiani e stranieri, preparandoli ai voli con motori jet, e costituisce un orgoglio ed un tesoro da conservare. Chi pensa di allontanare i militari non sa di cosa parla. E se lo sa, non ha fatto i conti delle perdite in caso di allontanamento (per fortuna, finora, smentito); 5) chi dibatte il problema sa che Fiumicino (ossia Roma e i suoi interessi) si sta apprestando a concentrare sull’area del “Da Vinci” anche i voli low cost?
In definitiva: sappiamo di cosa stiamo parlando?

4 Settembre, 2012 - Nessun Commento

I COSTI DELLA REGIONE LAZIO/2

Dal quotidiano online Blitz Quotidiano del 29 agosto 2012.
Come la Regione Lazio informa su se stessa pagando stampa, radio, tv
ROMA – La presidenza del Consiglio regionale del Lazio spende circa un milione e mezzo di euro l’anno per promuovere le sue attività. Si va dai contratti di consulenza, a decine, destinati a carta stampata e giornali online, a società di produzione televisiva e emittenti radiofoniche, fino ad agenzie pubblicitarie e ad esperti di “fashion image”. Per un consulente di questo tipo il presidente Abbruzzese ha approvato la firma della Regione su un assegno da 7000 euro.
La spesa più imponente, 120 mila euro, è andata a Telesia, che gestisce la testata Consiglio regionale news, un bollettino internet che si accompagna alle cinque agenzie di stampa che relazionano in tempo reale sulle attività degli organi consiliari. Ognuno dotato di ufficio stampa e collaboratori. In ogni caso la Nuova Compagnia di Pubblicità si è vista rinnovare un contratto da 90 mila euro, Teleuniverso da 70 mila, Radio Città Aperta da 70 mila (trasmette in diretta tutte le sedute dell’assemblea), Ediroma (agenzia stampa) 60 mila, Area (agenzia multimediale) 59 mila. Il grosso dei contratti riguarda rinnovi per 1048000 euro, cui vanno aggiunti 484 mila euro di nuove proposte per l’anno in corso.
Sul Corriere della Sera edizione romana, che ha diffuso entità delle spese di consulenza e destinatari, prosegue l’indagine sulle “spese pazze” del Consiglio regionale, in controtendenza con la riduzione dei costi della politica predicata anche dal governo Monti. Hanno destato scalpore i 200 mila euro elargiti dal Consiglio a ogni consigliere oltre stipendio e diaria, è apparso poco giustificabile che ognuno dei consiglieri sia affiancato in media da 7 collaboratori.
Secondo Il Corriere, sono ben 59 i canali mediatici diversi “per promuovere l’immagine del Consiglio regionale allo scopo di diffondere la specificità del ruolo, dei fini e dei compiti assegnati”. La parte del leone la fanno testate della provincia di Frosinone, 365 mila euro per radio-tv-giornali-internet di Sora, Cassino, Frosinone.