L’Associazione Ingegneri e Architetti di Aprilia ha organizzato un convegno (21 febbraio) dedicato alle trasformazioni delle “città di fondazione”, ossia a quei nuclei abitati creati durante la bonifica fascista in Agro pontino ed in alte aree italiane. Le quattro “città” pontine (Littoria, Sabaudia, Pontinia, Aprilia), più Pomezia facevano parte di un unico “disegno”, anche se esse nacquero al di fuori di qualsiasi progetto, anno per anno, secondo come si muovevano le cose (politiche e belliche). E’ importante questa riflessione di Aprilia: non vorrei sbagliare, ma mi pare che sia la prima che viene organizzata e proprio da parte di quei professionisti che, per il lavoro che svolgono (urbanistico, edilizio, progettuale in genere) dovrebbero essere i primi a sentire il bisogno di queste riflessioni, specialmente ora che siamo agli 80 anni e passa da quei tempi. Bravi professionisti di Aprilia, perché non c’è dubbio che riflessioni di questo genere impongono una buona dose di coraggio autocritico, solo a guardare quello che è successo a Latina e nella stessa Aprilia, nate per pochi abitanti ed ora esplose l’una a circa 120 mila, l’altra prossima agli 80 mila, E’ chiaro che rispetto alle risicate cinte perimetrali dei Piani regolatori originari, le attuali espansioni non sono confrontabili. Ma non lo sono neppure dal punto di vista del buon gusto, della razionale occupazione del territorio. Né dal punto di vista di una storia della nuova urbanizzazione, che non è stata mai storia pubblica (tranne, forse, per i cosiddetti “quartieri di espansione di Latina”, quelli che si chiamavano, e si chiamano, Q4 e Q5, ossia “Nuova Latina” e “Nascosa”). Queste storie di “città nuove” non recano alcuna firma di indirizzo pubblico e “pubblicistico”, Esse sono per l’80-90 per cento il frutto delle decisioni degli imprenditori edili, più o meno bravi, più o meno avventurosi, più o meno speculatori o predatori. E pensare che queste città nascono su terreni privi di qualsiasi difficoltà, su pianure piatte e “servite” da canali che avrebbero potuto diventare elemento ornamentale (avete mai visto, almeno in fotografia, San Antonio, Texas, attraversata dal fiume omonimo, divenuto luogo di piacevoli soste, pieno di verde, percorribile in barca, dalle sponde ciclabili e arredate di locali graziosi, panchine, ristoranti e caffè: il fiume è poco più che un nostro Rio Martino?). I nostri canali sono, invece, scolatoi pubblici, poco meno che fogne, quando non sono stati cementati da palazzi. Torniamo al tema del convegno: è vero che chi parla oggi appartiene ad una classe anagrafica diversa da quella che ha “trasformato” le città di fondazione, e quindi è più facile parlare criticamente. E’ vero anche che sono scomparsi i politici che avallarono col loro silenzio e la loro delega che i costruttori di palazzi si impadronissero delle nostre città. Ma questo non fa dimenticare che anche negli ultimi 15-20 anni è proseguita la distruzione d’identità di quelle antiche e originali “città del razionalismo”. E se Aprilia all’epoca della sua distruzione bellica (1944) contava circa 2000 abitanti, sparsi nella campagna, Latina aveva già 20 mila abitanti, aveva qualche pretesa da accampare, anche perché era già capoluogo di una provincia che oggi sta per scomparire. E queste amministrazioni sono state tutte di destra, e tutte hanno badato bene a ricordare diligentemente le date “storiche”, la sacralità dello stile razionalista (che non è né fascista, né italiano, ma tedesco) ma non hanno mai badato se di quella “storicità” restava qualcosa. Ho provato a fare un elenco di soppressioni di palazzi “antichi” (non solo le case del fascio (ad Aprilia, dove è scomparso anche lo stesso municipio) e di alterazioni di quei palazzi (l’ultima è la moda del Comune di Latina di autorizzare, da alcuni anni a questa parte, la perforazione delle pareti di quei palazzi razionalisti, per far spurgare all’esterno le condense dei condizionatori d’aria, allagando i marciapiedi; o di soffiare aria calda sul volto di chi percorre quei marciapiedi). Questi amministratori non hanno il diritto di celebrare retoricamente le ricorrenze che ignorano nei fatti, ossia nei comportamenti politici ed amministrativi. Ma anche Ingegneri ed Architetti hanno qualche mea culpa da confessare. Sarà interessante ascoltare il convegno di Aprilia, che a Latina non si è mai pensato di organizzare.