L’AEROPORTO CIVILE DI LATINA
UNA FENICE CHE RITORNA OGNI TANTO
L’aeroporto di Latina torna ad interessare la politica locale. Una precisazione per dovere di cronaca e qualche brevissima considerazione.
Precisazione per dovere di cronaca: il progetto di unire all’aeroporto militare Comani di Latina Scalo un uso anche civile risale ai primissimi anni Settanta del Novecento. Fu predisposto un piano di massima con relativo progetto, affidato ad una “firma” abilitata a questo tipo di progettazioni, una firma strettamente tecnica con esperienze professionali dimostrate – preceduto da un sondaggio scritto presso gli operatori economici dei diversi settori. Il progetto fu inserito nei diversi livelli di programmazione territoriale dell’epoca, ossia: i) piano nazionale degli aeroporti, come aeroporto metropolitano; piano regolatore del Consorzio di Sviluppo industriale Roma-Latina; i Piani regolatori generali di Latina e Cisterna (per le servitù di atterraggio e decollo): b) fu ottenuta dal Ministero della Difesa l’autorizzazione ad atterraggi straordinari (il primo atterraggio fu fatto dalla carovana del Giro d’Italia proveniente dalla tappa di Rimini e che sarebbe ripartita dalla successiva tappa di Terracina): atterrarono due aerei da trasporto con il “pienio” di ciclisti, tecnici ed operatori sportivi. Seguirono nel tempo altri atterraggi di executive privati. L’aeroporto ebbe anche un primo finanziamento di 800 milioni, successivamente revocati. Fu costituito all’uopo un Comitato Promotore di cui facevano parte: Provincia di Latina, Comune di Latina, Consorzio Industriale Roma-Latina, Camera di Commercio di Latina, Ente Provinciale per il Turismo di Latina. Il Comitato era presieduto dal presidente dottor Mario Costa. La revoca – inattesa – del finanziamento portò all’abbandono di fatto del progetto.
Brevi considerazioni per l’oggi: 1) l’aeroporto doveva essere accompagnato dalla costruzione di un asse veloce che lo collegasse a Roma (le ragioni sono intuitive, almeno per chi ha qualche pratica di questo tipo di investimenti, dei costi e delle rese). La strada era il cosidetto ”asse civile-industriale”, sul quale il Consorzio industriale aveva riposo grandi attese e che fu progettato, ma non attuato per carenza di finanziamenti. Questa condizione permane anche oggi: non si può pensare l’aeroporto civile senza una via veloce di collegamento a Roma; 2) negli anni Settanta Latina Scalo (sulle cui case sarebbe avvenuta la procedura di decollo e atterraggio) era un piccolo borgo: oggi è un paese di molte migliaia di abitanti. Sono disposti ad accettare la servitù di frastuono dei motori dei grossi aerei e dello scarico aereo di carburante combusto (ricordare le prese di posizione degli abitanti di Malpensa)? Non sembra che la gente di Latina Scalo sia mai stata chiamata a dare un proprio interessato giudizio; 3) a due poassi (in linea di volo) con l’aeroporto si trova il Monumento naturale di Ninfa, che ricadrebbe dentro i problemi dell’inquinamento atmosferico delle procedure di volo. Che ne facciamo? Lo buttiamo via? 4) il Comani è una Scuola di volo ad elica (volo di base) affermata in Europa, che ha formato migliaia di piloti italiani e stranieri, preparandoli ai voli con motori jet, e costituisce un orgoglio ed un tesoro da conservare. Chi pensa di allontanare i militari non sa di cosa parla. E se lo sa, non ha fatto i conti delle perdite in caso di allontanamento (per fortuna, finora, smentito); 5) chi dibatte il problema sa che Fiumicino (ossia Roma e i suoi interessi) si sta apprestando a concentrare sull’area del “Da Vinci” anche i voli low cost?
In definitiva: sappiamo di cosa stiamo parlando?