15 Giugno, 2012 - 5 Commenti

QUANDO MUSSOLINI RIFIUTO’ LITTORIA

Latina festeggia quest’anno i suoi primi 80 anni. Latina è ormai diventata, per popolazione, la seconda città del Lazio, e lo è anche per diversi altri parametri, sociali, economici e culturali. E’, insomma, una “città”. Quanto di peggio Mussolini avrebbe desiderato. La mitologia fatta con le ripetizioni acritiche e con le citazioni inesatte vuole che Mussolini sia stato il “fondatore” di Littoria (il primo nome). Anche questo è un errore. Mussolini dovette, invece, ingoiare il rospo della fondazione di Littoria, pur avendo dato il suo nulla osta al Commissario dell’Opera Nazionale Combattenti, il reatino Valentino Orsolini Cencelli, che gli aveva fatto la proposta di creare un insediamento organizzato là dove i terreni paludosi si stavano tramutandosi in “agro” pontino, in terreno coltivabile e frequentabile. Era accaduto nell’aprile del 1932, quando il capo del fascismo aveva compiuto una ispezione ai lavori in corso, accolto da uno schieramento di macchine agricole e ossequiato da Cencelli. Questi lo aveva, poi, fatto salire sulla vecchia torre dell’acquedotto che serviva i pochi fabbricato esistenti in località Quadrato (che apparteneva ai Caetani, come buona parte del territorio tra Littoria e Cisterna). Dall’alto della torre, osservando la nuova morfologia del terreno, Mussolini si era lasciato prendere dall’entusiasmo, ed aveva accolto l’idea di creare qui un centro abitato. Poi se n’era tornato a Roma, e Cencelli aveva, giustamente, cavalcato l’idea, dandosi da fare per tradurla in fatti. Ad iniziare dalla cerimonia di fondazione che, nei rituali fascisti, occupava sempre un posto di primo piano. Sentitosi con la Segreteria del Presidente del Consiglio, aveva fissato la data della cerimonia per il 30 giugno. E cominciò, così, i preparativi, ovviamente accompagnati da un adeguato tam tam pubblicitario: la palude si redime anche con le case e i paesi. A quel punto, nella mente di Mussolini s’era insinuato un dubbio: vuoi vedere che qui mi colgono in contraddizione? Io che vado sostenendo che la vita vera è quella di campagna, la sana vita rurale, e che la città deve diventare un ghetto per “cittadini”, dove è vietato entrare e risiedere a chi già non vi sia (insomma: la storia del primato dello “strapaese”); e come si fa, allora, a sostenere che la maggiore opera del regime debba nascere con una “città nuova”?

Questo pensiero lo perseguitò al punto che decise che della cerimonia di fondazione non si sarebbe dovuto fare nulla. E questa decisione la comunicò, tramite Segreteria, a Cencelli poche ore prima del giorno fissato. Cencelli che aveva organizzato tutto, mobilitando lavoratori e militari, camion e carretti, giornalisti e filmluce, ci rimase tanto male da arrabbiarsi, e rispose che lui sarebbe andato avanti lo stesso . Era una autentica ribellione (e la pagò, a distanza di mesi, col suo siluramento), ma si tolse lo sfizio di attuarla. La cerimonia si svolse regolarmente, e regolarmente la prima pietra fu calata nella regolamentare buca destinata ad accoglierla, mentre esplodeva l’entusiasmo degli astanti, e Mussolini sottolineava il suo disprezzo allontanandosi da Roma per andarsene in Romagna, nella sua Rocca delle Caminate.

Ma prima di farlo, volle vergare di suo pugno un comunicato per la stampa che rifiutava la fondazione. Lo vedete qui riprodotto, e dice: “Tutta quella rettorica a proposito di Littoria. semplice comune e niente affatto città – est in manifesto contrasto con la politica antiurbanistica del Regime stop Anche la cerimonia della posa della prima pietra est un reliquato di altri tempi stop Non tornare più sull’argomento, Mussolini“. Va ricordato che all’epoca i comunicati stampa non erano notizie da far circolare, ma ordini da eseguire. E così Littoria fu sconfessata in quella che avrebbe dovuto essere l’anteprima della sua vita. Poi Mussolini si rimangiò tutto pochi mesi dopo, quando, il 18 dicembre, partecipò personalmente alla cerimonia dell’inaugurazione di Littoria, e ancor più nei mesi successivi, quando elevò il “semplice comune” a capoluogo di una nuova provincia. E non giudicò più come dei “reliquati di altri tempi” le pose delle prime pietre di Sabaudia, Pontinia ed Aprilia, città che nacquero in maniera abbastanza casuale, e, comunque, al di fuori di qualsiasi programma e di qualsiasi idea su quello che esse avrebbero dovuto essere nella strategia della bonifica.

 

 

5 Commenti

  • E ‘davvero un pezzo fresco e utile di informazioni . Sono soddisfatto che hai condiviso queste informazioni utili con noi . Si prega di rimanere informati in questo modo . Grazie per la condivisione sul http://www.pgsblog.it

  • Non sono un persona di cultura , grazie per insegnarci questi particolari mai pubblicizzati ne dai nostalgici ne dagli sfavorevoli , come me .

  • egregio sig.Sottoriva.La stimo molto per la sua opera di storico locale, a aproposito però dell’opera di confusione storica che sta operando A.Pennacchi sono meravigliato dell’acquiescenza di parecchie persone ,che a Latina rappresentano la cultura, alle amenità che va propalando il suddetto.Come si fa a qualificarsi “fasciocomunista” dato che tra le due ideologie l’antitesi è totale.Non basta che Mussolini sbarrò la strada al Comunismo il 1922 quando sulla scia della rivoluzione russa vigeva il piano di diffonderlo in in tutta l’Europa? Non basta che lo fece la seconda volta con la guerra di Spagna ? E la terza volta mandando un’armata ad invadere la Russia a fianco della Germania.?Non vinse quella guerra il fascismo ma il Comunismo oggi non c’è più.Pertanto fa ridere che si proponga oggi di rendere navigabili i canali dell’agro redento da Mussolini e che si celebri Cencelli che ne fu un sottoposto collaboratore.
    Indigna l’estrema irriconoscenza che nemmeno una strada a Latina è intitolata a Benito Mussolini che in Italia bonificò 500 000 ha
    di paludi,che applicò il keynesismo prima che fosse teorizzato e fatto proprio da Roosevelt per ridurre gli effetti della grande crisi de 1929.
    Questo per la verità storica.
    Distintamente Giuseppe Manzi

  • … i fatti descritti nei documenti sono noti e si potrebbe dire che appartengono all’entusiasmo di chi viveva l’evento: la gente sentiva il bisogno di cogliere nel momento la necessita di dare una concretezza sociale all’opera. La costruzione di Littoria sicuramente appartiene al regime fascista che ha voluto nel gesto celebrare la fondazione di una nuova era , quella dell’Ordine Nuovo e così la città diventava fascistissima. Sappiamo che dopo la prima pietra posta in presenza del Cencelli il regime creò la città e il laboratorio sociologico in tempi brevissimi. Perciò concordo con quanto scritto da Peir Giacomo Sottoriva perchè Littoira è stata una creatura del regime fascista e non si può manipolare sul piano storico questa ragione. Il Cencelli sicuramente era stato scelto da Mussolini come Presidente dell’ONC per il suo carattere veemente e trascinatore di folle ma il ruolo di Capo Carismatico spettava esclusivamente al Duce e qualsiasi cosa avveniva, nel rispetto del codice sociale della dipendenza era solo opera sua. Come lo è stato per Berlusconi oggi perciò non c’è stata una grande meraviglia se la circolazione del fumettone “Canale Mussolini” sarebbe dovuto essere, per la ragione della forza, a mio parere, vincitore, come miunimo del 4° premiostrega della Mondadori. D’altra parte le analogie fra i due capi carismatici (Mussolini e Berlusconi) sono emblematiche della antica vocazione della nostra terra alla dipendenza del capo assoluto. Se Mussolini prendeva ai ricchi e dava ai poveri, se la gente è emigrata “per fame” e NON per riscatto culturale le funzioni del romanzone sono chiare ed evidenti (con tutte le conseguenze che comportano sul piano della propaganda). Perciò non è tanto che si ha bisogno di un mito ma sopratutto che si vuole il bisogno di un capo carismatico e un regime….

  • Quando si dice che la leggenda cozza con la documentazione storica…

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