23 Gennaio, 2017 - 1 Commento

SOCCORSI PONTINI NELLA TRAGEDIA DEL GRAN SASSO

Fabrizio Cataudella, vigile del fuoco di Latina ha estratto i bambini dalle macerie e dalla neve del resort Rigopiano

Fabrizio Cataudella, vigile del fuoco di Latina ha estratto i bambini dalle macerie e dalla neve del resort Rigopiano

La tragedia della slavina che ha travolto l’albergo Rigopiano sotto il Gran Sasso .offre diversi spunti per qualche riflessione nel contesto generale nel quale essa è avvenuta. Innanzitutto, per chi scrive un blog “provinciale” mette conto evidenziare quanta solidarietà sia ancora una volta venuta da una piccola e spesso chiacchierata comunità, come quella pontina. Tra i primi soccorritori del Gran Sasso vi sono, difatti, sia rappresentanti del CAI di Latina – un nome per tutti, quello del presidente Marco Flammini Minuto -, sia del Corpo Vigili del Fuoco – anche qui un nome tra gli “scavatori” della grande frana, quello di Fabrizio Cataudella. Il loro contributo è stato prezioso come quello di tutti gli altri che hanno affrontato i pericoli di una situazione pesante e l’angoscia di una situazione climatica ai limiti del praticabile. E non va dimenticato che una piazza di Latina è dedicata ad un altro Vigile del Fuoco che morì mentre portava soccorso in un’altra situazione tragica, il terremoto del Firuli: Largo  Carturan ricorda, appunto quei tempi e una continuità di presenza e di dedizione dei pontini per opere di sostegno al prossimo.

Un altro tema, a questo collegato, è quello della polemica sul c.d. “ritardo nei soccorsi”. E’ diventato uno sport nazionale sparare sulla Croce Rossa. E se è vero che in quella eccezionale, forse unica, situazione c’è stato chi non ha saputo interpretare il proprio dovere e la propria funzione, non vedo come si possa marchiare con un generale giudizio di “ritardo nei soccorsi” la carenza professionale di un solo operatore. Il giornale sportivo di Roma “Corriere dello Sport” ha intitolato la propria pagina del giorno successivo al salvataggio di nove persone rimaste sepolte nel fango e nel ghiaccio con uno splendido titolo: “Campioni del mondo”. Sì, campioni del mondo di solidarietà e di sacrificio. Chi vale di più: questo titolo o “il ritardo nei soccorsi”? Ma chi accredita queste definizioni negative e le pone al centro di una operazione di umanità straordinaria e ancora in corso, ha dimenticato che i primi soccorritori sono arrivati con gli sci, a piedi, nel corso di una notte di tregenda, sotto una tempesta di neve, col solo aiuto delle lampade personali e della propria abilità in un ambiente che la neve aveva ricompattato rendendolo tutto uguale a se stesso, cioè irriconoscibile. Avete mai provato, da turisti, a fare una escursione con gli sci ai piedi per alcune ore, senza punti di riferimento ed esposti a pericoli di ogni genere?

E allora, ridimensioniamo queste assurde polemiche e riconosciamo i grandi meriti. E diamo una medaglia d’oro a quei primi soccorritori e a tutti coloro che si sono prodigati a rischio della stessa propria vita. E piantiamola con la “mala sanità”, con la “mala amministrazione”, con il “ritardo nei soccorsi”. Puniamo chi sgarra, ma diamo merito alla struttura e a chi la interpreta.

 

1 Commento

  • Salve, ho letto il suo commento è né sono rimasto colpito..Pura verità..Tutta la macchina del soccorso va migliorata, ma onore e merito a chi anche in quelle condizioni non ha mai mollato.Un pompiere..

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