LETTERA APERTA AI SIGNORI EDITORI
Signori Editori di libri, giornali, riviste e di tutto quello che si riesce a leggere.
Io appartengo alla categoria di coloro che vengono definiti “buoni” o “forti” lettori. Porto alle Vostre Aziende i miei risparmi, Voi mi restituite il piacere della Lettura, parola che significa tante cose sulle quali ci intendiamo.
Ma il nostro rapporto non è simmetrico: tra me che acquisto e Voi che mi vendete, i prepotenti siete Voi. Eppure mi dovreste del rispetto, perché senza di me (anche) Voi non sopravvivereste. Mentre io, probabilmente, senza libri, giornali, riviste, sì. Soffrendo, ma stringendo i denti, sopravviverei. O farei ricorso a Editori più generosi.
Mi chiederete perché Vi sto scrivendo questa lettera che non leggerete mai. Vi rispondo in poche e sentite parole: perché non avete nessun rispetto per i Vostri lettori più anziani, che spesso sono le falangi dei Vostri lettori, coloro che garantiscono sopravvivenza alle Vostre Aziende, perché preferiscono una pagina di carta stampata ad una soap-opera, un libro ad un talk show, una buona rivista (ve ne sono ancora: punto di domanda) a Fox Crime.
In che modo si manifesta la Vostra irrispettosità verso i Vostri clienti è presto detto: usate caratteri sempre più piccoli (come si va a definire “corpo” un carattere di 4, 5, 6, 7, 8 punti non lo so); usate caratteri a bastoncino, sempre più sottili e invisibili, perché la eleganza grafica deve prevalere sulla leggibilità; usate spesso carta scadente, e che altrettanto spesso mal si accoppia con i caratteri che usate. E pubblicate preferibilmente tomi da 500 pagine a salire. Come se il peso di un libro fosse un criterio di qualità.
Due giornali, poi, si sono recentemente distinti per aver preferito la grafica alla leggibilità: La Repubblica e L Avvenire. Come si vede, la diversa impostazione politico-culturale dei giornali si annulla nel nome della grafica. Da quando hanno cambiato grafica sono diventati illeggibili (almeno per me, che mi limito a scorrerne i titoli, a costo di far torto ai miei Colleghi giornalisti che a quegli articoli hanno lavorato ).
I lettori di una certa età hanno bisogno di caratteri grandi, di buono spessore, impressi su carta che non rifletta. Mi chiedo come possano sfuggire queste banali regolette ai Signori Editori. Ci sarà qualcuno disposto a rispondere (punto di domanda).
E in attesa di risposta, invito i Signori Editori a fare un ripasso di buona stampa rileggendosi le “cinquecentine” di Aldo Pio Manuzio il Vecchio da Bassiano (del quale ricorre il 500° della morte) e di Johannes Gutenberg, inventore dei caratteri mobili dalla seconda metà del Quattrocento. Sono passati più di cinquecento anni per perdere il piacere di un buono e leggibile libro.
Osservazioni sacrosante, gli editori sembrana dare per scontato che tutti i lettori abbiano la vista del falco e che si possano usare caratteri minuscoli.
Di mio aggiungo alla lista delle lagnanze la mancanza o la vogliamo definire progressiva scomparsa dell’indice analitico dei nomi e dei luoghi citati; le traduzioni spesso di bassa qualità con errori e imprecisioni a raffica. E tutto per contenere al minimo i costi a scapito della qualità.