Una cartolina al Podestà del Circeo dal campo di concentramento di Visco
Una cartolina che reca la data del 22 maggio 1943: è stata trovata in un’ anonima pratica amministrativa del Comune di San Felice Circeo (Latina), bella e nota stazione balneare, ricordata dal mito come la patria della Maga Circe, e del lungo soggiorno di Ulisse durante il suo ritorno ad Itaca, messa quasi dirimpetto alle isole di Zannone e Ponza, poche miglia di mare là dirimpetto. La cartolina, inviata al podestà di San Felice Circeo, si fa notare per due ragioni: per la località dalla quale proviene, il “campo di concentramento di Visco (Udine)” e per la scritta che ne attraversa la parte destinata alle comunicazioni: “VINCEREMO!”. Come è noto non andò in quel modo, andò molto peggio e forse quel campo è in qualche modo uno dei “bilanciamenti” (orrenda parola per un orrendo concetto) di quel che accadde a fine guerra sul Carso triestino e sloveno. Stavolta a danno degli Italiani, visto che il campo di Visco serviva per internarvi gli “slavi” ostili al fascismo. Non avevo mai sentito parlare di Visco, e se non fosse stato per quella cartolina, sarei rimasto in quella verginità concentrazionaria italiana (il campo di Fossoli era in Italia, ma era tedesco; e San Sabba a Trieste era appena diverso). Sono andato su Internet a cercarvi informazioni ed ho trovato una descrizione di Marco Baroni, fatta nel 2013 a ridosso della “giornata della Memoria” di quello anno. Anche quella è Memoria. Eppure quella descrizione di Marco Baroni ha suscitato reazioni che mi hanno meravigliato, scritte sulla onda di una radicata ma non veritiera convinzione che gli Italiani siano stati sempre “brava gente”, anche quando si trattava di combattere, di ammazzare, di segregare. Siamo uno dei Paesi che hanno provocato il Secondo conflitto mondiale e siamo uno dei pochi Paesi al mondo che hanno sempre evitato di fare esami di coscienza. E basta qua. Per sola curiosità, la persona che firma la cartolina indirizzata al Podestà di San Felice Circeo (e che immagino si trovasse a Visco nello esercizio delle sue “funzioni” di fedele servitore della patria fascista) era davvero una brava persona, che ho anche conosciuto e che ha rivestito incarichi pubblici anche nel dopoguerra in terra pontina. Ne conservo anche un buon ricordo, lui sempre sorridente, gioviale, cordiale. Spero che abbia mantenuto questo suo carattere anche dietro le recinzioni di filo spinato di Visco.